NESSUNO PUO’ RIDERE
CATASTROFE M5S. EMORRAGIA DEL PD, CALO DI FORZA ITALIA
La catastrofe dei Cinque Stelle, rimasti fuori da tutti i ballottaggi. Il crollo di Forza Italia, mascherato (in parte) dalla rinascita di un centrodestra a trazione leghista.
E l’allarmante emorragia del Pd, in forte calo rispetto alla volta scorsa.
Sono questi i tre titoli di una tornata amministrativa rimasta sottotraccia, sino all’apertura delle urne. E segnata da un sostanziale disimpegno dei leader nazionali, a partire da Renzi che finora non ha partecipato a nessun evento elettorale a sostegno dei suoi candidati.
C’è un dato preliminare che spiega molto.
Lo sottolinea Federico Fornaro, senatore mpd e grande esperto di flussi elettorali: “È ripresa la fuga dalle urne degli italiani. Nei 1005 comuni chiamati al voto la percentuale di votanti è stata del 60,07 per cento contro il 66,85 per cento delle precedenti elezioni.
Tendenza all’incremento dell’astensionismo che si rileva anche nei 25 comuni capoluogo di provincia che passano da una media del 64,96 per cento al 58,68 per cento del 2017”.
Le regioni dove il calo è più evidente sono Emilia e Liguria, due regioni tradizionalmente rosse. Il picco negativo, nazionale, è Genova con solo il 48,38 per cento dei votanti, dato che ha un grande valore politico.
Ed è proprio in Liguria che il Pd, ma anche il centrosinistra nel suo insieme va male. A Genova la volta scorsa Doria al primo turno prese il 48,3 con 127.477 voti. E vinse. Questa volta Crivello, candidato di tutto il centrosinistra, va al ballottaggio col 33,39 (in termini assoluti 76.407 voti) dietro il candidato del centrodestra Marco Bucci (38,80). Oltre 55mila (il 23,88) furono i voti del Pd nel 2012 (a cui sommare le civiche).
Stavolta il Pd si è fermato a 43mila voti (19 per cento). Dodicimila in meno rispetto alla volta scorsa, solo parzialmente confluiti nella nei 6.500 voti di una lista di Sinistra.
Ancora più eclatante il caso di La Spezia, dove il candidato del Pd Paolo Manfredini arriva secondo dietro al candidato del centrodestra Pierluigi Peracchini: 25,07 contro 32,61. Manfredini raccoglie in tutto diecimila voti, rispetto agli oltre 20mila di Massimo Federici, il candidato del centrosinistra che cinque anni fa vinse al primo turno.
Questa volta al primo turno il centrosinistra vince solo (si tratta di due conferme) a Cuneo e Palermo.
Anche se, nel capoluogo siciliano, lo spettacolo è davvero pirandelliano. Leoluca Orlando batte il candidato del centrodestra Fabrizio Ferrandelli, questa volta sponsorizzato da Totò Cuffaro ma la volta scorsa candidato proprio dal Pd contro Orlando.
A sostegno di Orlando c’è il Partito democratico che ha combattuto il sindaco uscente fino al giorno prima che si presentassero le liste. C’è anche se non si vede, perchè rinuncia al simbolo per nascondersi nel sistema di liste civiche.
Un sistema di liste, ultima nota paradossale, che raccoglie qualche punto in più del candidato.
Qualche nota pirandelliana si intravede anche a Cuneo dove Federico Borgna, il vincitore, la volta scorsa si presentò a capo di una coalizione centrista e sconfisse l’allora candidato non suo Pierluigi Garelli, sostenuto appunto dal Pd.
Complessivamente il trend del centrosinistra attesta una grande fatica a confermare il dato del 2012.
Dove si vinceva, oggi si rincorre. Nei 22 comuni in cui si svolgerà il secondo turno il centrodestra partirà in vantaggio in 15 – erano solo 2 nelle precedenti elezioni – ed è secondo in 5 (erano 8).
Il centrosinistra, invece, arriva al primo posto nel primo turno solamente in 4 comuni — rispetto ai 13 del passato – e dovrà rincorrere in 16.
Sostiene Fornaro, dati alla mano: “È evidente che i ruoli tra la ‘lepre’ e chi rincorre tra centrodestra e centrosinistra si sono invertiti. Appare dunque assai improbabile che il centrosinistra possa riconfermare le sue 14 amministrazioni comunali uscenti e fino ad ora gli unici due sindaci già eletti (Borgna a Cuneo e Orlando a Palermo) nelle precedenti competizioni non correvano sotto le insegne del Pd e alleati”.
Oltre a Genova, La Spezia e Parma, il Pd è secondo anche ad Asti, Como, Lodi, Monza, Piacenza, Rieti, Taranto, Oristano.
Mentre è avanti ad Alessandria, Pistoia, Lucca e L’Aquila. Tutte città già governate dal Pd e dal centrosinistra. Il calo è evidente.
A Piacenza, ad esempio, il candidato Paolo Rizzi raccoglie il 28,19 per cento (11.856 voti) e il Pd il 18,50 (7.232 voti). La volta scorsa il candidato del centrosinistra prese il doppio 22.878 e il Pd quasi 11mila voti.
A Taranto il candidato Riccardo Melucci raccoglie 16.634 voti, rispetto a Ippazio Stefano che la volta scorsa ne raccolse oltre 50mila. A Pistoia, Samuele Bertinelli, nel 2012 aveva stravinto al primo turno con il 59,04 e il Pd oltre il 33 (12.438 voti) per cento, ora è al 37,46 co Pd al 23,18 per cento (8.243 voti).
Secondo l’analisi complessiva di Youtrend, basata sui dati dei 142 comuni superiori ai 15mila abitanti, il quadro è questo. Il Pd, a livello nazionale, si attesta al 16,6 per cento; i partiti della sinistra il 6,9, Forza Italia al 7, la Lega al 7,8; Fratelli d’Italia al 2,5, il movimento a Cinque stelle al 9.
Scomposti per aree geografiche: il Pd al sud è al 12,5 (mentre il centrosinistra al 34), al centro il 18,8, al nord il 17,9. Il dato del centrodestra però deve tenere conto del fatto che Forza Italia si presenta ovunque, mentre la Lega non ha liste in tutti i comuni in cui si vota. Disaggregandolo, emerge il forte calo del partito di Berlusconi, che ormai ha consensi da partitino.
La ri-surrezione del centrodestra è dovuta innanzitutto alla ritrovata unità a sostegno dei candidati, dopo che nel 2012 Forza Italia e Lega andarono separate ovunque. Ma il rapporti di forza sono invertiti rispetto ad allora. Traina la Lega un po’ ovunque. Ad Alessandria la Lega è al 13,82, Forza Italia al 10,46; a Cuneo 6,34 a 3,17, a Lodi 14,22 a 3,8, a Monza 14,21 a 12,97, a Padova 6,63 a 3,91, a Verona 8,86 a 3,43, a Genova 12,95 a 8,08, a La Spezia 9,28 a 6,95, a Piacenza 12,9 a 8,44.
Dati solo parzialmente compensati dalla presenza di liste civiche, di area Forza Italia. Tra tutte, la più politica è quella “arancione”, a Genova, del governatore Giovanni Toti a sostegno di Marco Bucci (che si è attestata al 9,76 per cento).
Il calo azzurro è così evidente che si propaga anche a Sud, con dati impensabili fino a qualche tempo fa.
All’Aquila, Forza Italia è al 9,92 ma la Lega è al 6,91. Forza Italia nel centrosud è sopra al 10 per cento solo a Rieti, Frosinone, Trapani e Oristano.
Picchi, che solo in parte compensano la debacle totale in alcune zone del paese.
Come a Parma, con gli azzurri al 2,9.
Secondo Youtrend, la Lega è il primo partito del centrodestra al Nord col 12,6 per cento, mentre al centro i consensi sono il 6,1. Forza Italia, invece, al Nord è al 7,8 per cento, al Sud è 6,3, al centro al 6.
Un crollo, appunto, coperto dal dato politico complessivo di un centrodestra che, unito, torna competitivo.
Grazie alle altrui debolezze.
(da “Huffingtonopost“)
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