NO TAV NELLA ZONA ROSSA (CONTRO I GIALLOVERDI), ATTO SIMBOLICO CON UN MESSAGGIO POLITICO A SALVINI E DI MAIO
I MANIFESTANTI HANNO SFONDATO LA ZONA ROSSA DIMOSTRANDO CHE “IL CANTIERE E’ VIOLABILE E NON MOLLEREMO”
Hanno sfondato la cortina di ferro e sono arrivati vicinissimi al cuore del cantiere per piazzare il loro striscione con su scritto: “Solo noi possiamo fermare la Tav”.
Dal punto di vista simbolico oggi il Movimento contro l’Alta velocità Torino-Lione ha vinto la partita perchè è arrivato lì dove voleva arrivare, cioè nella zona rossa della Val di Susa. Nell’area vietata, delimitata da barriere, cancelli e filo spinato: “Non succedeva da anni”.
Il popolo No-Tav esulta quando il cancello verde si apre dopo oltre mezz’ora di tentativi con ogni tipo di attrezzo contundente e dopo il lancio di lacrimogeni da parte della polizia
Dal punto di vista politico però ormai è certo che la costruzione della Torino-Lione non è stata bloccata. E nel giorno in cui il governo manda all’Europa la lettera formale per dare il via libera alla grande opera, i No Tav marciano per dieci chilometri sui sentieri della Val di Susa.
Nel verde fitto di questi boschi parte la nuova sfida a Matteo Salvini che ha militarizzato la zona e al Movimento 5 Stelle “traditore e venduto”.
Oltre quaranta No-Tav si vestono di nero. Cappucci sul volto e maschere. Si sganciano dal lungo fiume di manifestanti e vanno verso il cancello della zona rossa.
Uno dei tanti perchè, nei boschi della Val di Susa “è come se ci fosse una fortezza, è tutto chiuso. Ci hanno privato di tutto”, dicono i manifestanti.
Rumore di flex quasi assordante, pinze, martelli: “I popoli in rivolta scrivono la storia. No-Tav fino alla vittoria”, urlano a squarcia gola . Qui sono arrivati anche molti attivisti francesi con i lori cori.
Mezz’ora di lavoro per passare dall’altra parte, tagliare il filo spinato e aprire il varco. Il corteo intanto si avvicina, in marcia ci sono tra le diecimila e le quindicimila manifestanti, nonostante il nubrifagio abbattutosi sulla zona
Quando la polizia lancia i lacrimogeni, le persone iniziano a fuggire, i sentieri adesso sono stretti, si crea come un tappo e se da un lato c’è la montagna dall’altro c’è il dirupo.
I No-Tav incappucciati continuano con la sega a distruggere la barriera e quando ci riescono con le pinze distruggono tutto ciò che trovano. Sono del gruppo Askatasuna e sono stati già denunciati. Ma la conquista della zona rossa ormai è avvenuta. “Qualcuno ha un martello? Così rompiamo anche il magnete”, chiede uno di loro.
C’è rabbia tra i manifestanti. C’è la rabbia di chi si sente tradito. “Non abbiamo mai avuto governi amici”, dice Dana Lauriola dal megafono all’inizio della marcia. Ma è innegabile che nel Movimento 5 Stelle in tanti ci hanno creduto.
Come Angela arrivata da Aosta o Paola da Perugia: “Qui c’è tantissima gente che ha votato per il Movimento 5 Stelle che era riuscito a portare nelle istituzioni la protesta. Ha sempre detto di fare da argine ed è per questo che in Italia non ci sono i gilet gialli. Ma adesso?”.
Il leader storico del Movimento contro l’Alta velocità , Alberto Perino, apostrofa Luigi Di Maio, Laura Castelli, Luca Carabetta come “dei traditori, venduti”.
Il clima è questo. I No-Tav, se prima avevano creduto nel Movimento 5 Stelle, adesso si sentono soli: “Fermare la Tav tocca a noi”.
I boschi attorno al cantiere sono invasi. Il corteo si sparpaglia attorno alle recensioni. “Mettiamoci qui, così facciamo pressione alla polizia”, si sente dire.
Una dei leader invita tutti a restare e aspetta che i manifestanti arrivino nei punti di punti raccolta: “Più siamo e meglio è adesso. Non è finita. Facciamo scendere la gente della Valle così non ci rompono i coglioni”.
In questo modo per la Polizia è più complicato rispondere perchè una valanga umana si riverserebbe nella scarpata. Un gruppo va verso un’altra barriera ed ecco un lancio di sassi contro le Forze dell’Ordine. Il cancello principale, oltre il quale inizia il cantiere, è bloccato da un camion della polizia con un idrante. Impossibile oltrepassarlo, i manifestanti neanche ci provano.
Quando inizia a scendere la sera i No-Tav dalle colline lanciano bombe carta contro la polizia in assetto anti sommossa. La polizia risponde con una raffica di lacrimogeni.
Nell’aria c’è fumo e quasi non si vede più nulla in questi boschi. Si torna indietro e si percorre tutto il percorso al contrario lasciandosi alle spalle la zona rossa e quel cancello buttato già . Il filo spinato è finito nella scarpata. La zona rossa è stata violata, ma prestissimo sarà anche ripristinata. Fino a quando?
(da “Huffingonpost”)
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