NON CHIAMATELA FLAT TAX, E’ SOLO UN MAXI CONDONO
ADDIO AL TAGLIO IRPEF, TRAMONTA LA PROMNESSA DI TASSA UNICA… E IL CONDONO FISCALE ARRIVA DA 100.000 EURO A UN MILIONE DI EURO: GLI EVASORI FISCALI ESULTANO
Tramonta l’idea di un’aliquota unica. Il taglio dell’Irpef non riguarderà il 2019 e dal 2020, nei piani del Governo, si andrà verso tre aliquote.
Niente a che vedere con l’aliquota unica al 15%, cavallo di battaglia di Matteo Salvini e di tutto il centrodestra.
Difficile, anzi sbagliato, definirla una Flat Tax. Prende quota invece, proposta dalla Lega, un’operazione di “pace fiscale” monstre da inserire in un decreto collegato alla manovra per sanare le pendenze con il fisco.
Altro non è, però, se non un maxi-condono: difficile, anzi sbagliato, definirlo diversamente.
TRAMONTA LA TASSA UNICA.
Luigi Di Maio, in un’intervista a El Mundo, conferma che non si va verso una flat tax “rigida”, ma verso una semplificazione dell’imposizione Irpef in tre scaglioni. “La situazione italiana sulla tassazione è talmente complicata che già una parziale semplificazione ridurrebbe tempi e quindi costi per i cittadini – afferma il capo politico di M5S – La flat tax non sarà così rigida, non ci sarà una sola aliquota, ma almeno tre. Inoltre, chi prima pagava meno rispetto al nuovo sistema di tassazione continuerà a farlo. Ma – specialmente per i piccoli e medi imprenditori – non possiamo più pensare che lo Stato, su 12 mesi di lavoro, se ne prenda 6 o addirittura 7 in tasse”. Di Maio assicura che c’è “piena armonia” con il ministro dell’Economia sui prossimi passi da fare, che “non c’è alcuna volontà di uno scontro con l’Ue” e che “non c’è l’intenzione di distruggere i conti pubblici”, anche se “non dobbiamo nemmeno attaccarci ai cosiddetti ‘zero virgola’ che imprigionano le economie e lo sviluppo”.
Conferma all’Agi la strategia fiscale il sottosegretario leghista all’Economia Massimo Bitonci, che fa parte del gruppo ristretto della Lega incaricato di mettere a punto il pacchetto economico per la manovra e che apre all’ipotesi di un decreto fiscale collegato alla manovra: “Inizialmente – afferma – pensavamo a una riduzione di un punto percentuale dell’aliquota Irpef più bassa ma poi si opterà per una rimodulazione a partire dal 2020 con tre aliquote”
IRPEF, UNA STORIA DI MODIFICHE CONTINUE .
L’Irpef è un tributo diretto, personale e progressivo che è regolato dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi. La sua istituzione risale al 1974 e prevedeva 32 scaglioni di reddito e altrettante aliquote; l’aliquota iniziale era del 10%, quella finale del 72%. Negli anni sono state numerosi gli interventi sulle aliquote Irpef e sugli scaglioni di reddito: rimasero sostanzialmente invariati fino al 1983, quando vennero ridotti a 9 gli scaglioni di reddito, con l’aliquota più bassa al 18% e quella più alta al 62%. Dopo diversi rimaneggiamenti – l’aliquota minima tocco il 10% nel 1990 – un altro significativo cambiamento fu introdotto nel 1998, con 5 aliquote, con la più bassa al 18,5% e la più alta al 45,5%. Nel 2006 le aliquote diventarono quattro. Nel 2017 si ritorna a cinque aliquote, la situazione attuale: 23% per i redditi fino a 15.000 euro, 27% da 15.001 a 28.000 euro, 38% da 28.001 a 55.000 euro, 41% da 55.001 a 75.000 euro e 43% oltre i 75.000 euro.
Il taglio delle accise, promessa dalla Lega, è ancora in fase di studio meno avanzata, mentre la rimodulazione delle aliquote Irpef, con relativa revisione delle detrazioni, non ancora definita in dettaglio, potrebbe essere inserita nel testo della legge di bilancio ma calendarizzata per il 2020.
MAXI-CONDONO IN ARRIVO.
Bitonci annuncia inoltre la volontà del Governo di inserire nel decreto fisco la pace fiscale “con un tetto di 1 milione a contribuente”
A giugno Matteo Salvini annunciava una “pace fiscale” per sanare tutte le cartelle di Equitalia per cifre inferiori a 100 mila euro. La portata del condono indicata da Bitonci si decuplica: un tetto pari a un milione di euro.
E in più una nuova voluntary disclosure per far emergere patrimoni nascosti al Fisco, la terza edizione. Una proposta della Lega che dovrà essere discussa al tavolo della maggioranza, perchè cambia le carte in tavola rispetto agli annunci in sede di contratto di Governo.
(da “Huffingtonpost”)
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