NORDIO SOTTO ACCUSA: IL TRIBUNALE DEI MINISTRI AVVIA L’INDAGINE SUL CASO ALMASRI, PARTENDO DAL GUARDASIGILLI, INDAGATO PER OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO, IPOTIZZATA DAL PROCURATORE DI ROMA, FRANCESCO LO VOI
I TRE GIUDICI CHE COMPONGONO IL COLLEGIO HANNO ACQUISITO GLI ATTI SULL’ARRESTO E LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATORE LIBICO. ENTRO APRILE DECIDERANNO SE ARCHIVIARE IL PROCEDIMENTO O INOLTRARE LA RICHIESTA
Il Tribunale dei ministri ha mosso i primi passi nell’indagine sulla scarcerazione del generale libico Najeem Osama Almasri, partendo dal ministero della Giustizia. Alla Direzione che si occupa degli affari internazionali le tre giudici che compongono il collegio hanno inviato un ordine di esibizione di atti chiedendo copia di tutto il carteggio relativo al detenuto arrestato dalla polizia — su mandato della Corte penale internazionale — all’alba di domenica 19 gennaio e liberato dalla Corte d’Appello di Roma la sera di martedì 21 gennaio.
Con il silenzio-assenso del Guardasigilli Carlo Nordio, che nonostante le interlocuzioni interne al suo dicastero e le sollecitazioni della Procura generale ha ritenuto di non fare nulla per trattenere il detenuto ricercato dalla Cpi che lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità.
Nordio è indagato per una presunta omissione d’atti d’ufficio, ipotizzata dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi quando ha trasmesso al Tribunale dei ministri l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti che ha denunciato lo stesso Guardasigilli, insieme alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano per favoreggiamento e peculato.
Analoga richiesta del collegio per i reati ministeriali è stata inoltrata alla Corte d’Appello e alla Procura generale della Capitale, per acquisire i provvedimenti relativi ad Almasri e le note con cui il pg aveva sollecitato Nordio a comunicare le proprie «determinazioni» in relazione a un arresto che, secondo l’interpretazione dei magistrati romani, aveva bisogno dell’avallo ministeriale per essere mantenuto.
In assenza di quell’autorizzazione la Corte, su parere conforme del pg, ha dichiarato il «non luogo a provvedere» e l’immediata scarcerazione del detenuto. Poi rimpatriato con un volo dell’Aeronautica militare italiana.
Tra le carte trasmesse dal ministero di via Arenula (sebbene fonti vicine al Guardasigilli neghino anche l’arrivo della richiesta) c’è pure la bozza del provvedimento preparata dagli uffici tecnici con il quale il Guardasigilli avrebbe potuto rimediare alla «irritualità» dell’arresto di Almasri segnalata dai magistrati romani e confermare la detenzione del ricercato.
Secondo la loro interpretazione, infatti, l’ordine della Cpi sarebbe dovuto passare, prima di essere eseguito, proprio dal ministero della Giustizia, al quale la legge affida «in via esclusiva i rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte».
Ma in questo caso dopo l’invio del provvedimento all’ambasciata italiana all’Aia (dove ha sede la Cpi) e l’inserimento del nome del ricercato nei terminali dell’Interpol, non era arrivato il «via libera» del Guardasigilli; una irregolarità che secondo i giudici romani impediva la convalida della cattura eseguita dalla polizia.
Gli uffici ministeriali, tuttavia, avevano predisposto per il ministro un atto urgente che dava conto della procedura anomala e sanava l’errore procedurale emettendo di fatto un nuovo ordine d’arresto che potesse tenere in carcere il generale libico per la successiva consegna alla Corte dell’Aia.
Ma Nordio non ha voluto tenerne conto e ha scelto di non rispondere al pg che attendeva sue notizie. Determinando così la liberazione del ricercato. Di qui l’ipotesi di omissioni di atti d’ufficio, immaginando che — al contrario di quanto avvenuto — il ministro avesse avuto l’obbligo di rispondere alle istanze ricevute.
Eventualità che Nordio ha respinto durante la sua informativa al Parlamento, spiegando di aver compiuto valutazioni politiche e giuridiche che l’hanno portato a non dare seguito al mandato d’arresto giunto dall’Aia. Per il ministro quell’atto era viziato da ben altri errori, a partire dalla confusione sulle date nelle quali Almasri avrebbe commesso i reati di cui è accusato, e per questo lo ha ritenuto nullo.
Il Tribunale dei ministri, entro la fine di aprile dovrà decidere se archiviare il caso o inoltrare la richiesta di autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati. Sempre tramite il procuratore di Roma
(da il “Corriere della Sera”)
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