NULLA DI FATTO ALL’EUROGRUPPO, NON BASTANO 16 ORE DI TRATTATIVE
SI RINVIA A GIOVEDI, I FRONTI CONTRAPPOSTI
Nulla di fatto per il momento all’Eurogruppo sulle misure da mettere in campo per affrontare la crisi economica conseguente all’emergenza coronavirus. Il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha quindi deciso di sospendere la riunione che riprenderà domani.
La decisione dopo una notte di trattativa durante la quale i ministri finanziari dell’Area Euro non sono riusciti a trovare un accordo sulla risposta finanziaria europea alla crisi. “Dopo 16 ore di discussione – ha scritto Mario Centeno in un tweet – ci siamo avvicinati a un’intesa, ma ancora non ci siamo. Ho sospeso l’Eurogruppo che riprenderà domani. Il mio obiettivo rimane quello di creare una forte rete di protezione contro le conseguenze del Covid-19″.
Il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, sul suo profilo Twitter, richiama alla responsabilità .”All’Eurogruppo rinvio senza accordo dopo 16 ore di riunione. La Commissione fa appello al senso di responsabilità necessario in una crisi come questa. Domani è un altro giorno”.
Il ministro italiano dell’Economia, Roberto Gualtieri, invita alla responsabilità e sottolinea la necessità di assumere scelte coraggiose: “Nonostante i progressi nessun accordo ancora all’Eurogruppo. Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all’altezza della sfida del Covid19”, ha scritto in un tweet dopo che ieri sera
Annullata, quindi, la conferenza stampa prevista al termine della riunione: “La conferenza stampa dell’Eurogruppo prevista per stamani alle 10 sarà cancellata, perchè l’incontro è stato sospeso e continuerà domani”, si legge sul profilo Twitter di Luis Rego, portavoce del presidente dell’Eurogruppo, che spiega come “più tardi verranno diffusi particolari”.
A quato pare, nel corso della riunione sarebbero stati fatti dei passi avanti verso l’apertura a un fondo per la ripresa basato sulla proposta franco-italiana che prevede titoli del debito comuni, i cosiddetti Recovery bond, mentre è stallo sul Mes senza condizioni, una proposta che continua a essere respinta dall’Olanda.
Stando a quanto riferiscono fonti europee, il negoziato è stato “molto duro”. Italia, Spagna e gli altri Paesi favorevoli agli eurobond o altre formule per arrivare all’emissione di titoli del debito comuni hanno tenuto la loro posizione. L’Olanda non ha invece ceduto sulla richiesta dei Paesi del Sud di prevedere l’eventuale ricorso al fondo salva-Stati (Mes) senza le condizionalità attualmente previste per la concessione di prestiti ai singoli Paesi.
“È troppo presto per un pacchetto completo. Questa è prima di tutto una crisi sanitaria. È importante che l’Europa renda disponibili fondi extra” per affrontare questa situazione, ha scritto il ministro dell’Economia olandese, Wopke Hoekstra, sul suo profilo Twitter.
Da Francia e Germania arriva un appello ai partner Ue per trovare un accordo ‘ambizioso’. Il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz e quello francese, Bruno Le Maire hanno pubblicato un tweet in cui chiedono ai paesi europei di lavorare per un’intesa.
“In queste ore difficili l’Europa deve stare insieme e vicina. Insieme a Bruno Le Maire chiedo a tutti i paesi dell’euro di non rifiutare di risolvere queste difficili questioni finanziarie e di facilitare un buon compromesso, per tutti i cittadini”, dice Scholz. “Dopo 16 ore di trattative nessun accordo all’Eurogruppo sulla risposta economica alla crisi del coronavirus – aggiunge Le Maire – con Olaf Scholz chiediamo a tutti gli Stati europei di affrontare le eccezionali sfide per raggiungere un accordo ambizioso”.
I NODI DA SCIOGLIERE
Lo scoglio per ora insuperato è sempre la creazione di un fondo speciale che emetta una obbligazione comune con la garanzia degli Stati per raccogliere capitali (pari al 3% del pil) con quali finanziare la ripresa economica.
Una fonte europea ha indicato che sono stati preparati, corretti e riscritti innumerevoli documenti dagli sherpa, poi sottoposti ai ministri dell’Eurogruppo senza riuscire a trovare un equilibrio accettabile per tutti. È massima la resistenza di Germania, Olanda e Austria a compiere la scelta di mutualizzare il debito futuro ai soli fini dell’uscita dalla grave recessione nella quale sono avvitati tutti gli Stati (pur con intensità diversa).
Quattro le proposte sul tavolo: su tre c’è un’intesa di massima.
Si tratta dell’operazione Bei da 200 miliardi per le imprese che si aggiungono a 40 miliardi già decisi per le Pmi; del piano antidisoccupazione della Commissione per il sostegno alle casse integrazioni nazionali per 100 miliardi; del ruolo del fondo salva-Stati con 240 miliardi per prestiti.
La quota italiana sarebbe 39 miliardi, ma l’Italia si è presentata al negoziato insistendo sulla necessità di non prevedere alcuna condizionalità , neppure quella ‘light’ sulla quale la Germania alla fine si è detta d’accordo.
L’argomento divide la maggioranza di governo e per i grillini il Mes è un terreno tabù. Tuttavia, un accordo sulla mutualizzazione del debito per finanziare la ripresa economica farebbe rientrare l’opposizione italiana. La posizione di partenza del negoziato è stata sintetizzata dal premier Conte così: ‘no al Mes si’ all’Eurobond’. Da notare che potenzialmente l’Italia è il Paese che potrebbe trovarsi nella situazione di dover ricorrere al Mes date le condizioni della finanza pubblica (alto debito prima della crisi sanitaria).
La condizionalità del Mes non prevederebbe la Troika, ma si discute su quando accadrà una volta lasciata alle spalle la crisi sanitaria per ciò che riguarda il ritorno alle regole di bilancio per ora congelate.
“Tutto ciò che si può dire a questo stadio è che per ora non c’è accordo all’Eurogruppo e non è detto che ci sara”, indica una fonte Ue. Il fronte dei Paesi pro mutualizzazione non si è frantumato: in particolare è la Francia a svolgere il ruolo di spinta e mediazione. È un fronte di cui fanno parte la grande maggioranza dei ‘soci’ dell’Eurogruppo, ma occorre una decisione per consenso. Cioè tutti devono essere d’accordo. La proposta francese di lanciare un bond comune scadenza 15-20 anni nasce della lettera presentata da 9 leader a fine marzo sulla quale già era fallito un Consiglio europeo: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Lussemburgo, Irlanda (Paese che un tempo faceva parte della nuova lega anseatica rigorosa sui conti pubblici), Grecia e Belgio.
L’idea è chiara: emissione di un bond da parte di un’istituzione europea in un’operazione diversa dalle emissioni classiche di obbligazioni da parte della Commissione o della Bei (che sono istituzioni europee) e da parte del Mes (che è un’istituzione intergovernativa fondata su un trattato specifico tra gli stati Eurozona).
Danimarca e Svezia sono schierati con il fronte dei nordici e con la Germania. La posizione tedesca è come sempre dirimente, la linea della cancelliera Merkel è stata dall’inizio della riunione nella direzione di un’approvazione dei tre pilastri rinviando la decisione sul Fondo comune anticrisi all’autunno.
(da “La Repubblica”)
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