NUOVA LEGGE ELETTORALE, PD E LEGA APRONO IL CANTIERE
ECCO LA BOZZA: COSI’ I PARTITI CORRONO DA SOLI, MODELLO PROPORZIONALE CON PREMIO DI MAGGIORANZA
La bozza della nuova legge elettorale è pronta. Roberto Calderoli, su input di Matteo Salvini ed Enrico Letta, ha lavorato gomito a gomito con Dario Parrini, il presidente dem della commissione Affari costituzionali del Senato, per portare a casa il risultato. Che poi sia quello buono è tutto da verificare.
Ma “il dialogo c’è” con la Lega sulla riforma elettorale: ammette il segretario del Pd, convinto però che i tentativi da qui a fine estate potrebbero essere più d’uno. «C’è più di un’interlocuzione in corso», precisano dal Nazareno. L’importante è intanto avere aperto una breccia.
Proporzionale con premio di maggioranza
Archiviare le attuali regole di voto, il cosiddetto Rosatellum, è l’uscita di sicurezza per tutti i partiti, ormai insofferenti alla camicia di forza di coalizioni che sono campi di battaglia più che di alleanza.
Già prima delle amministrative qualcosa si è mosso, quando la travagliata partita del Quirinale aveva mostrato le difficoltà delle coalizioni. Dopo i ballottaggi di domenica 26 giugno, il lavoro di Calderoli e Parrini è diventato un testo che prevede la possibilità per ciascun partito di correre con le proprie insegne, un proporzionale quindi, che restituisca però con un premio la stabilità per governare.
Un premio piccolo, per evitare l’incostituzionalità già in passato segnalata dalla Consulta di disproporzionalità nell’assegnazione dei seggi.
La coalizione, se c’è, è resa evidente agli elettori con la sottoscrizione di un programma comune da parte delle diverse forze politiche. Ma come si scelgono gli eletti è la questione aperta: preferenze, listini corti, quale altra soluzione?
L’accelerazione dopo le fibrillazioni M5S
Nelle file dei progressisti, la scissione dei 5Stelle e il continuo bradisismo a cui Giuseppe Conte sta sottoponendo il governo Draghi, hanno provocato una accelerazione verso una riforma elettorale.
Letta per la verità, già da mesi faceva pressing per una legge proporzionale, fosse il “Brescellum” (la proposta ferma in commissione Affari costituzionali della Camera e cara ai 5Stelle) o qualsiasi altra soluzione. Aprire un cantiere di riforma elettorale è diventata una necessità, che però ha dovuto fare i conti con il muro alzato dal centrodestra, convinto di vincere facile insieme. Così dicono anche le simulazioni in mano ai leghisti.
Però il deterioramento dei rapporti tra Salvini e Giorgia Meloni rischia di impedire persino di percorrere l’ultimo miglio dei preparativi per le Politiche, ovvero la spartizione dei collegi uninominali. Il Rosatellum infatti, la legge attuale, è un mix di maggioritario (per 1/3 con collegi uninominali in cui è eletto il candidato di coalizione che ha avuto più voti) e proporzionale (per 2/3 ripartiti proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le soglie di sbarramento).
Gli accordi a destra si trasformerebbero in disaccordi profondi e paralizzanti. A sinistra si procede con semplici esempi: quanti elettori dem sarebbero disposti a votare, nel collegio x, il grillino Danilo Toninelli, ad esempio? E viceversa quanti grillini si convincerebbero a dare il loro consenso a Lorenzo Guerini, simbolo e bandiera per il Pd di Letta, ma non per i 5Stelle di Conte.
I partiti corrono da soli
Al di là delle contingenze ultime, fanno sapere dal Nazareno, che ripristinare una corsa elettorale in cui ciascun partito renda visibile la propria identità, funziona. Anche in vista di un fronte largo, di cui il Pd sia il pivot.
Calderoli, nella scrittura del testo, ha raccomandato “proporzionalità e ragionevolezza” del premio di maggioranza, perché ancora gli bruciano le bocciature della Consulta sul “suo” Porcellum.
Potrebbe essere dato all’insieme di partiti che già abbiano raggiunto il 45% di consensi. Infine, i tempi.
Ci sono, se c’è la volontà politica: è il leit motiv di chi sponsorizza questa nuovo modello elettorale.
Chi vuole la riforma elettorale e chi no
Fratelli d’Italia potrebbe essere d’accordo, nonostante l’avversione per il proporzionale, convinta dal premio di maggioranza e dalla possibilità di correre da soli ma poi di ritrovarsi insieme nel centrodestra.
I 5Stelle hanno sempre voluto una legge proporzionale. Come Articolo Uno e Sinistra italiana.
Anche un futuro polo centrista ne trarrebbe vantaggio. In verità tra i dem ci sono alcune perplessità. Il responsabile riforme Andrea Giorgis frena. Però i lavori sono ormai in corso.
(da La Repubblica)
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