OMICIDIO DI FERMO: CONFERMATE ACCUSE DI OMICIDIO PRETERINTENZIONALE CON AGGRAVANTE RAZZIALE PER MANCINI
CONCESSI GLI ARRESTI DOMICILIARI APPENA SI TROVA UN BRACCIALETTO ELETTRONICO…. E IL “CIVILE POPOLO DI FERMO” NON PORTA NEANCHE UN FIORE SULLA TOMBA DI EMMANUEL
Gli hanno disegnato i fiori sulla lapide, in un angolo del cimitero, perchè tanto sanno che nessuno andrà a trovarlo.
Chinery, sua moglie, che pianse cantando tanto da far commuovere l’Italia, è stata trasferita in un’altra città , in un’altra regione, perchè «ero rimasta sola», dice, e poi perchè visto quello che stava accadendo tutto attorno era meglio così.
Di Emmanuel Chidi Nnamdi, il giovane nigeriano ammazzato con un pugno il 6 luglio scorso a Fermo perchè aveva osato reagire a un insulto razzista alla compagna ( «scimmia africana») non si ricorda già più nessuno.
«Siamo rimasti soli» racconta don Vinicio, il padre della comunità di Capodarco che li accoglieva. Soli perchè la città , o comunque gran parte di essa, ha deciso da che parte stare: con Amedeo Mancini, l’ultras che ha ammazzato Emmanuel
La curva ha cantato prima della partita, domenica scorsa, ricordandolo come «vittima», anzi come «eroe».
Sui social ci sono tre gruppi e centinaia di messaggi di vicinanza a Mancini.
Amedeo Mancini da poche ore potrebbe tornare a casa. Il gip del tribunale di Fermo ha infatti disposto per lui gli arresti domiciliari condizionati però all’uso del braccialetto elettronico.
«Non c’è stata quindi un’attenuazione della misura» tiene a specificare la Procura. La precisazione non è di forma ma di sostanza.
Perchè, spente le luci, attorno al caso di Fermo si è gonfiata una bolla. La moglie di Emmanuel aveva raccontato del pestaggio subito da suo marito, dopo aver ricevuto l’insulto. C’era stato l’insulto razzista, dicevano i magistrati, Emmanuel aveva reagito prendendo un segnale stradale e colpendo Mancini per poi andare via.
L’ultras si era rialzato e aveva colpito con un pugno il profugo nigeriano, per poi infierire quando era a terra.
Dai primi risultati dell’autopsia, è emerso che oltre alla mandibola fratturata Emmanuel ha avuto un ginocchio rotto.
L’accusa, in ogni caso, è di omicidio preterintenzionale con l’aggravante razziale. Un’impostazione che ha retto davanti al gip e al tribunale del Riesame che, infatti, hanno lasciato in carcere Mancini.
Vincolando ora i domiciliari al braccialetto elettronico: fin quando non sarà disponibile, Mancini dovrà restare in carcere.
«Siamo alla tutela della tribù» dice don Vinicio che qualche giorno fa ha incontrato Mancini in carcere. «Sono finito sotto accusa per aver raccontato la verità : che Emmanuel è morto in Italia, dove cercava di essere felice, dopo aver visto l’orrore. È sopravvissuto all’orrore ma non a noi. E ora tutti si sono dimenticati di lui. Purtroppo avviene così: molta misericordia per i propri e severità per gli esterni».
Per la morte di Emmanuel arrivarono le istituzioni, e centinaia di messaggi da tutta Italia, pieni di sdegno e promesse.
Due mesi dopo Chinery è andata via. Ed Emmanuel, il cui corpo doveva rientrare in Nigeria, così come volevano i suoi cari, è ancora qui.
Bloccato per motivi burocratici. Dietro una lapide con i fiori dipinti, perchè nessuno, fuori dalla comunità di Capodarco, vuole portargli quelli veri.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply