ORA DI MAIO DIMOSTRI DI VALERE QUALCOSA: IMPONGA CONTROLLI UE SUI CENTRI DI DETENZIONE IN LIBIA E VADA A TUNISI CON QUALCHE IDEA NEL CERVELLO
OCCORRONO MISURE VOLTE AD ASSICURARE UN FUTURO AI GIOVANI TUNISINI STABILENDO ACCORDI SIA COMMERCIALI CHE PER I RIMPATRI
Di Maio ha commentato l’insperato successo della Lamorgese a Malta dicendo una banalità tipica della sua cultura reazionaria: “Bene la ridistribuzione, ma occorre bloccare le partenze”.
Affermazione che da privato cittadino al bar avrebbe potuto pronunciare un elettore leghista, ma si dà il caso che lui sia ministro degli Esteri del governo italiano.
Comprendiamo che stia rosicando perchè la Lamorgese ha ottenuto in 15 giorni quello che il governo precedente non è riuscito a fare in 15 mesi, ma dimentichiamo per un momento i precedenti incivili di chi aveva definito le Ong “taxi del mare” e facciamo finta di trovarci di fronte a un “vero” ministro degli Esteri.
Bloccare le partenze vuol dire continuare ad avallare i criminali libici che taglieggiano i profughi nei lager? Vuol forse dire finanziare i trafficanti della Guardia costiera libica?
Se si vogliono bloccare le partenze occorre agire non solo in Libia ma anche in Tunisia, da cui partono centinaia di giovani tunisini in cerca di fortuna.
Partiamo dalla Libia.
E’ auspicato da molti la creazione di un canale umanitario per consentire arrivi selezionati e in sicurezza. Per farlo il nostro ministro degli Esteri dovrebbe convincere la Ue a imporre che i centri di detenzione vengano sottratti al monopolio libico e affidati a organismi di controllo internazionali. A quel punto si colpirebbero realmente gli interessi dei trafficanti (milizie libiche, criminalità locale e guardia costiera corrotta), altrimenti le partenze “pilotate” continueranno perchè (qualcuno lo spieghi a Di Maio) i trafficanti sono i militari libici che l’Italia continua a finanziare.
E arriviamo alla Tunisia
L’accordo di Malta esclude gli “sbarchi fantasma”, ovvero i migranti economici che arrivano dalla Tunisia e che dovrebbero quindi essere rimpatriati a nostra cura.
Salvini è solo riuscito a far giustamente incazzare il governo tunisino affermando che “la Tunisia ci manda solo delinquenti”. In 15 mesi è così riuscito nell’impresa di fare meno rimpatri di quanto sono gli arrivi. E qui un ministro degli Esteri avrebbe molto da guadagnare in credibilità , proponendo un patto serio al governo di Tunisi.
La Tunisia, per chi la conosce, non sono solo le spiagge di Hammamet dove gli italiani vanno in vacanza, ma un Paese che ama l’Italia e dove tanti giovani non hanno lavoro, sono le periferie povere di Tunisi, i ragazzini a piedi nudi che vendono le rose del deserto a Tozeur o a Douz per pochi dinari, una rete ferroviaria ridotta con molti treni (donati dalla Francia) che noi avevamo prima della guerra, il contrasto tra giovani che vestono all’occidentale e gli adulti legati alle tradizioni.
Per limitare gli arrivi basterebbe un accordo con il governo che creasse lavoro locale: ad esempio facendo lavorare imprese italiane nell’ammodernamento della rete ferroviaria o (come già accaduto) nel potenziamento delle strade di collegamento con il Sud del Paese.
Un accordo commerciale che gioverebbe sia alle nostre aziende che allo sviluppo della Tunisia, creando migliaia di posti di lavoro.
E automaticamente verrebbe meno la scommessa di tanti giovani di imbarcarsi per l’Italia, oltre a fornire al nostro governo la carta di pretendere di triplicare i rimpatri attuali di chi non ha diritto di asilo. Aumentando altresì i permessi per i lavoratori stagionali che potrebbero trovare lavoro in Italia per un periodo temporaneo.
Questo è fare una politica estera intelligente, fondata su dialogo, mediazione e interventi reali per “aiutarli a casa loro”, investendo nel futuro delle giovani generazioni.
In attesa di un ministro degli esteri che usi il cervello e non gli slogan.
Leave a Reply