ORA RENZI AMMETTE: “SIAMO NELLA PALUDE ECONOMICA”
PER LA PRIMA VOLTA DICE CHE “E’ MOLTO DIFFICILE ARRIVARE AL +0,8% DI CRESCITA NEL DEF”… IL PAGAMENTO DEI DEBITI SLITTA AL 21 SETTEMBRE
Alla fine, anche il premier è stato costretto ad alzare le mani. “Sarà molto difficile” arrivare al +0,8% di crescita stimato nel Def.
Quella che il presidente del Consiglio Matteo Renzi affida a Corriere.it è la prima ammissione, diretta, che le previsioni stilate poco più di tre mesi fa nel documento di Economia e Finanza vanno riviste.
Facendo crollare, di fatto, l’intera impalcatura messa a punto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
“Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone”, ha spiegato il premier. “La nostra priorità è il lavoro. Ma le statistiche, credo, inizieranno a migliorare solo dal 2015”.
Una sottolineatura, quella del presidente del Consiglio che arriva dopo che oggi il Fondo Monetario ha tagliato le stime di crescita per il nostro Paese dallo 0,6% previsto allo 0,3%, e dopo che ieri Confindustria aveva prospettato per il 2014 una crescita pressochè piatta.
E nonostante le minimizzazioni, un impatto rilevante dal pil più debole delle aspettative potrebbe arrivare comunque.
La mancata crescita secondo le previsioni allontanerà il nostro Paese dagli obiettivi di riduzione di debito e deficit concordati con l’Europa.
Che, in caso di scostamenti rilevanti, potrebbe valutare di chiedere al governo un intervento di correzione dei conti.
In altre parole, una manovra.
E anche sul fronte del pagamento dei debiti della pubblica amminstrazione con le imprese il premier fa una mezza marcia indietro.
“Entro il 21 settembre dovremmo riuscire a pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione” ha detto, aggiungendo che la somma totale sarà “molto meno” di 60 miliardi.
Eppure era stato lo stesso ministro Pier Carlo Padoan, a fine maggio, ad utilizzare questa come cifra di riferimento.
Somma, peraltro, sensibilmente più bassa dalla stima della Banca d’Italia che aveva valutato – attraverso un’indagine campionaria – in 91 miliardi di euro i debiti accumulati fino al 31 dicembre 2012, calati poi a 75 l’anno successivo.
Renzi è quindi tornato anche sui 43 miliardi di euro per le infrastrutture “sbloccati da settembre” annunciati ieri. Risorse, ha spiegato il premier “che non violano nessun vincolo europeo perchè sono già conteggiati”.
A che fondi faccia riferimento il presidente del Consiglio non è però chiarissimo.
Quel che è certo è che il punto di partenza dovrebbero essere le segnalazioni inviate dai sindaci sui cantieri rimasti fermi e che secondo le amministrazioni dovrebbero ripartire in fretta con l’imminente decreto “sblocca-Italia”, che il governo dovrebbe approvare alla fine del mese.
Sul salvadanaio da cui attingere queste risorse, il presidente del Consiglio non ha fornito dettagli ulteriori.
Spiegando in particolare se – come fanno sapere dal ministero delle Infrastrutture – si tratti soprattutto delle risorse complessivamente mobilitabili con lo sblocco di tutti i cantieri segnalati al governo o se Renzi faccia riferimento all’ipotesi di scorporare dal calcolo del deficit le spese per alcune infrastrutture, liberando così risorse fresche destinate alle opere. Ipotesi però che dovrebbe ricevere il via libera – tutt’altro che scontato -da parte dell’Europa.
(da “Huffingtopost”)
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