RENZI PUNTA AD ELEZIONI ANTICIPATE, MA LA PRESUNZIONE POTREBBE COSTARGLI CARA: GLI ITALIANI POTREBBERO ACCORGERSI CHE E’ SOLO UN PAROLAIO
NELLA RICERCA DELL’INCIDENTE MOLTI INTRAVEDONO LO SPETTRO DELLA FINE ANTICIPATA DELLA LEGISLATURA… E IN FORZA ITALIA AUMENTANO I DISSIDENTI
Uno spettro si aggira nel Senato, nel giorno più teso. Lo spettro della crisi di governo. È questo il non detto che in molti vedono dietro la forzatura di Renzi.
Una vecchia volpe come Roberto Calderoli, in Aula, arriva quasi ad esplicitarlo: “Perchè tutta questa fretta, perchè non si è aspettato lunedì in modo da offrire al governo il modo di dare risposte?”.
Racconta un capogruppo che ha partecipato alla riunione in cui si è scelto di optare per il contingentamento dei tempi che il ministro Boschi sembrava che l’incidente lo cercasse, lo volesse.
Non “ha aperto a nulla” mettendo a rischio con la forzatura sui tempi anche un decreto in scadenza.
Anche Nichi Vendola è furibondo, perchè, appena sceso dal Quirinale, pensava che ci fossero i margini per un accordo politico, su referendum e immunità . Il due punti simbolici che aveva messo sul tavolo.
È di fronte al “no” su tutta la linea che pure Sel, nel corso della riunione dei dissidenti al Senato, rilancia: “O Senato elettivo o abolizione”.
Dichiarazione che equivale a dire ogni ipotesi di negoziato è saltato.
È lo spettro della crisi, la “ricerca di un incidente” che mette i due esecutori del patto del Nazareno di fronte all’insofferenza dei gruppi.
Dopo che parla Paolo Romani, escono tutti i pugliesi e i campani – e forse qualcun altro se mancano all’appello più di una ventina di senatori – inferociti per l’intervento troppo filorenziano del capogruppo di Forza Italia.
Un azzurro di rango dice: “Verdini da giorni spiega che Renzi ha le dimissioni in tasca per votare prima della manovra. Cerca solo un incidente”.
È per questo che Berlusconi asseconda la manovra del premier.
Perchè il suicidio del Senato è vita per la legislatura: “Non si andrà a votare — spiega ai suoi — e a ottobre il governo sarà in difficoltà sull’economia perchè non ha un euro”.
Per questo non si scompone di fronte a un contingentamento dei tempi che — è la battuta che circola a palazzo Madama tra gli azzurri — “se lo avessimo fatto noi, ci saremmo trovati la sinistra in piazza”.
Perchè è vero che non si tratta di una tagliola, meccanismo in base al quale si mette una data entro la quale approvare un provvedimento.
E tutto ciò che entro quella data non è discusso, cade. Questo meccanismo non è utilizzabile per le riforme costituzionali. Ma anche l’articolo 55 comma 5, il cosiddetto contingentamento, è pur sempre una limitazione del dibattito.
Non è detto che entro l’8 agosto si riesca ad approvare tutto. Basta che si chieda un voto “spacchettato” su un emendamento che i tempi slittano.
È certo che però, a questo punto, possa passare entro agosto.
E per Berlusconi far passare liscia la prima lettura equivale a non dare a Renzi l’alibi, l’incidente per rompere tenendo in piedi quel patto del Nazareno che considera ancora conveniente.
Anche su quella legge elettorale attorno alla quale si addensano grandi sospetti.
L’ex ministro Mario Mauro lo dice senza tanti giri di parole: “Gettiamo la maschera! A questo punto è chiaro che il vero ostacolo alla riforma del Senato è l’Italicum. I tentativi di inserire in Costituzione alcuni passaggi della legge elettorale, manifestano chiaramente quali sono le vere preoccupazioni del Partito democratico e di Forza Italia”.
Proprio attorno alla legge elettorale, Berlusconi ha chiesto di vederci chiaro, dopo la sollecitazione del Quirinale a cambiare la legge elettorale.
Potrebbe accettare l’innalzamento della soglia per accedere al ballottaggio al 40 per cento. Si potrebbero toccare un minimo del soglie per i coalizzati, ma su preferenze e soglie per i non coalizzati “non si tratta”.
Partita lunga, anch’essa sottotraccia.
Che si riaprirà scampato il pericolo della fine anticipata della legislatura.
(da “Huffingtonpost“)
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