PIEMONTE, INTESA MARONI-BERLUSCONI, IL NUOVO CANDIDATO NON SARA’ UN LEGHISTA
ESCLUSA LA CANDIDATURA DI COTA, ORMAI BRUCIATO
«Le speranze sono minime, ma noi il ricorso lo presentiamo lo stesso». Nello staff di Roberto Cota si respira un’aria cupa.
Oggi il governatore del Piemonte riunisce la giunta, chiamata ad approvare il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che annulla le elezioni del 2010.
Ma sembra un po’ inutile, perchè nella Lega, al di là di quel che dice il segretario Matteo Salvini («Io ci credo, l’obiettivo di ottenere una sospensiva è a portata di mano»), sono tutti più o meno convinti che il verdetto di appello della giustizia amministrativa confermerà quello di primo grado.
Insomma: tutti a casa, i piemontesi saranno chiamati al voto anticipato prima della scadenza naturale del 2015.
Semmai ci si chiede se le regionali potranno essere convocate a maggio, in concomitanza con le europee, oppure a ottobre.
La prima ipotesi non sembra convincere Bobo Maroni, per una questione di tempi: il governatore della Lombardia ne ha parlato di recente con Berlusconi, ed entrambi sembrano non credere all’accorpamento.
In ogni caso tutto è già deciso: si voti a maggio oppure a ottobre, verrà confermata l’alleanza di centrodestra che ha vinto quattro anni fa, ma con un candidato presidente che non potrà più essere Cota, («ormai indifendibile soprattutto per la storia dei rimborsi e delle mutande verdi », si lascia andare un colonnello), ma neppure un altro leghista.
Perchè così pretendono gli alleati del Carroccio, visto che quest’ultimo al nord governa già due regioni.
Finora si è fatto avanti Guido Crosetto (Fdi), ma è una candidatura di cui i “padani” non vogliono neppure sentir parlare
Scontata, dunque, l’uscita di scena di Cota, ed è lo stesso governatore a lasciar trasparire un certo sconforto: «Devono farmi fuori a tutti i costi, e ogni mezzo è buono; in questi anni ne ho subite di tutti i colori, adesso non so più veramente che cosa aspettarmi».
Il Consiglio di Stato ha 90 giorni per esprimersi sul ricorso, e in teoria si potrebbe anche votare in primavera.
Ma è un dettaglio. Non per Salvini, convinto che «tecnicamente » si possa tirarla per le lunghe e arrivare al 2015 con Cota ancora presidente.
Il nuovo segretario non vuole neppure prendere in considerazione l’ipotesi del voto regionale anticipato, e si rifiuta perfino di delineare le alleanze per la partita piemontese: «Una cosa alla volta, prima ci sono le amministrative e le europee»
Non la pensa così Maroni, anche lui dell’idea che il Consiglio di Stato dovrebbe confermare la sentenza del Tar, aprendo la strada del voto regionale a ottobre.
E anche questo alimenta la sensazione che il nuovo segretario e il suo successore non vadano più così d’amore e d’accordo.
Maroni smentisce ogni dissapore: «È vero, sabato non sono andato alla manifestazione di Torino, ma solo perchè avevo degli impegni improrogabili; ho comunque chiamato Cota per esprimergli tutta la mia solidarietà ».
E se lui nel giorno della sentenza è rimasto muto, mentre il segretario sbraitava contro le toghe rosse, è solo perchè «voglio che sia Salvini a fare il mattatore, e me ne sto un po’ in disparte; ma tra noi c’è piena sintonia ».
Sarà . Ma c’è un altro indizio di questo doppio registro in casa leghista.
A chiedergli se il suo progetto di macroregione del Nord non rischi di andare definitivamente in frantumi con la perdita della presidenza della Regione Piemonte, Maroni risponde così: «Premesso che vorrei che Cota andasse avanti fino al 2015 e che rivincessimo noi, aggiungo che se ci fosse un governatore non della Lega la macroregione marcerebbe forse più spedita, perchè si capirebbe che questa non è una proposta solo nostra».
Ma il bello deve ancora venire: e se a vincere fosse invece Sergio Chiamparino? Risposta: «Lo conosco bene e lo stimo, credo che se diventasse presidente, e non faccio il tifo, lui non sarebbe affatto ostile al progetto di macroregione alpina che comprende sette regioni italiane del Nord».
Rodolfo Sala
(da “La Repubblica“)
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