PM REGGIO CALABRIA: “ANCHE LA ‘NDRANGHETA DIETRO LA STAGIONE DELLE STRAGI”
“SI FERMARONO QUANDO TROVARONO IN FORZA ITALIA LA STRUTTURA CON CUI RELAZIONARSI”
C’era anche la ‘ndrangheta dietro la stagione delle stragi degli anni ’90, che si arrestò “non appena i corleonesi, la ‘ndrangheta ed altre organizzazioni criminali come la camorra e la Sacra Corona Unita trovano nel nuovo partito di Forza Italia la struttura più conveniente con cui relazionarsi”.
A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione “‘ndrangheta stragista”.
“Cade in maniera netta l’assunto secondo cui la ‘ndrangheta, o cosche di primo piano di essa, sia stata totalmente estranea alla svolta ‘stragista’ impressa da Cosa nostra negli anni ’90. Molti aspetti di queste torbide vicende saranno chiariti” quanto affermano gli inquirenti che hanno coordinato l’inchiesta che ha portato all’arresto di Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano, boss ndranghetisti. Le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza hanno avuto l’effetto di un colpo di maglio su oltre venti anni di storia criminale da cui la ‘ndrangheta emerge come “alleato” affidabile di Cosa nostra “nell’attacco coordinato allo Stato ed alle sue istituzioni più rappresentative, come l’Arma dei Carabinieri”.
Gli inquirenti parlano senza mezzi termini di “progetto di disarticolazione della democrazia e delle istituzioni”, in un quadro politico, come quello degli anni ’90, caratterizzato dall’instabilità istituzionale e dalla chiusura della Prima Repubblica. “Sfuma così il tentativo – dicono gli inquirenti – di depotenziare le responsabilità della ‘ndrangheta, per come raccontato finora, a seguito del rifiuto del boss Giuseppe De Stefano agli emissari di Cosa nostra negli anni ’90 durante un incontro nella zona di Nicotera, che avrebbe sancito la contrarietà della ‘ndrangheta alle stragi. E invece ‘l’accorduni’ prese corpo proprio con gli autori dell’assassinio di don Pino Puglisi, ucciso dai Graviano a Brancaccio perchè ‘disturbava’ taluni equilibri e complicità in quel quartiere di Palermo”.
Nel mosaico ricostruito dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria appaiono anche molti spunti di indagine chiuse frettolosamente negli anni ’70 e negli anni ’80, omicidi e intimidazioni contro personaggi pubblici che alla luce di quanto sta emergendo troverebbero una diversa valutazione, un filo di interessi economici e di potere tra parti deviate di istituzioni, estremismo di destra e, appunto, la ‘ndrangheta
Dunque la ‘ndrangheta fu protagonista, al pari della mafia, nell’attacco allo Stato portato tra il 1993 ed il 1994 in quella che fu definita la stagione delle “stragi continentali” con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. L’operazione odierna, non a caso, è stata denominata ”ndrangheta stragista’ dagli inquirenti.
La strategia stragista portata avanti dalla criminalità organizzata agli inizi degli anni ’90 “si arresta o si depotenzia non appena i corleonesi, la ‘Ndrangheta ed altre organizzazioni criminali come la Camorra e la Sacra Corona Unita trovano nel nuovo partito di Forza Italia la struttura più conveniente con cui relazionarsi” ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione.
La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha ricostruito – attraverso l’apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro – le causali del duplice omicidio del 18 gennaio 1994 e dei due tentati omicidi dei Carabinieri dell’1 dicembre 1993 e dell’1 febbraio 1994.
Gli attentati, riferiscono gli investigatori, si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni ’90 e in particolare nella stagione definita delle “stragi continentali”. Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra (che tuttavia ebbe il ruolo operativo fondamentale nei termini già ampiamente descritti dalle sentenze di altre autorità giudiziarie) ma anche appunto la ‘ndrangheta.
Gli attentati contro i carabinieri, secondo inquirenti ed investigatori reggini, non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell’ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione è maturata non all’interno delle cosche di ‘ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l’intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l’attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche.
Nel primo attentato, il 18 gennaio 1994, morirono gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo; nel secondo, l’1 febbraio 1994, furono feriti l’appuntato Bartolomeo Musicò ed il brigadiere Salvatore Serra; il 1 dicembre 1994 rimasero miracolosamente illesi il carabiniere Vincenzo Pasqua e l’appuntato Silvio Ricciardo. Nell’ambito dell’operazione odierna sono in corso di esecuzione anche numerose perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Le operazioni sono eseguite dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dal Servizio centrale antiterrorismo e dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e partecipano anche i Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.
(da “Huffingtonpost”)
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