PNRR SCADENZA DI GIUGNO FALLITA SETTE OBIETTIVI DA RINEGOZIARE
IL VERSAMENTO DELLA TERZA RATA DEL RECOVERY DA 19 MILIARDI SLITTA ANCORA, LA COMMISSIONE FA SAPERE CHE “I LAVORI SONO ANCORA IN CORSO”… IL GOVERNO HA MANCATO 7 OBIETTIVI PER OTTENERE LA QUARTA RATA DI GIUGNO. E QUESTA VOLTA NON PUÒ DARE LA COLPA AL GOVERNO DRAGHI
Doveva essere il giorno degli impegni rispettati. Da mettere in fila, uno dopo l’altro, fino ad arrivare a ventisette. Perché tanti sono gli obiettivi del Pnrr che l’Italia doveva raggiungere entro oggi per richiedere a Bruxelles la quarta rata, che vale 16 miliardi. E invece, per la destra al governo, è il giorno della scadenza fallita. È la prima volta che accade da quando il Piano di ripresa e resilienza è partito.
E a differenza dei 55 obiettivi agganciati alla terza rata, che è ancora congelata (appena qualche giorno fa, la Commissione europea ha chiesto all’Italia i contratti di locazione degli studentati), i 27 impegni non sono condivisi con il governo di Mario Draghi.
Fanno riferimento al primo semestre dell’anno: a gennaio, Giorgia Meloni era a Palazzo Chigi da più di due mesi. Nel registro dei compiti da fare a casa ci sono sette spazi incompleti. Sono gli obiettivi che non si è riusciti a portare a termine, dagli asili nido alle colonnine elettriche.
Nella versione concordata tra Draghi e la Commissione Ue, è la sottolineatura sibillina che rimbalza nei ragionamenti del governo Meloni. Insomma se il traguardo di fine giugno è saltato, la colpa è dei ritardi ereditati, oltre che dell’inflazione e delle altre cause che vengono indicate per giustificare la necessità di rinegoziare i 27 obiettivi. Provando a salvare l’intera rata, con la richiesta all’Europa di validare la rimodulazione dei sette target incompiuti.
I problemi riguardano gli asili nido, una delle misure simbolo del Pnrr: entro oggi bisognava assegnare il 100% dei lavori per la costruzione di circa 265 mila nuovi posti. Ma l’asticella si è fermata poco sopra l’80%. Da qui la necessità di correre ai ripari, proponendo a Bruxelles di chiudere un occhio sul 20% mancante, con la promessa di mantenere l’impegno sul target finale. Oppure tre mesi in più di tempo, fino a fine settembre, per aggiudicare tutti gli appalti, escludendo a quel punto i Comuni in ritardo.
Problemi anche per le stazioni di rifornimento a idrogeno: la Commissione deve dare il via libera al taglio, da 40 a 35, delle aggiudicazioni (in alternativa servirà un nuovo bando). Non è stato centrato pienamente neppure l’obiettivo per l’affidamento dei lavori relativi alle 20.500 colonnine elettriche da installare nelle autostrade e nei centri urbani
Le criticità riguardano anche il progetto per i nuovi studios di Cinecittà: i contratti per la realizzazione di nove teatri sono stati firmati, ma Bruxelles deve dare il via libera alla variazione del target generale (inizialmente erano previsti 17 teatri).
(da agenzie)
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