POLONIA, 240.000 IN MARCIA CONTRO IL GOVERNO E PER L’EUROPA
IL CENTRO DELLA CAPITALE BLOCCATO PER ORE DAL CORTEO… “SI’ ALLA UE, NO ALLA SVOLTA AUTORITARIA”… LA PIU’ GRANDE MANIFESTAZIONE DOPO LA CADUTA DEL COMUNISMO
Almeno duecentoquarantamila in piazza. Per l’Unione europea e i suoi valori costitutivi, per le regole della democrazia, contro il governo di maggioranza assoluta neoconservatore e il suo euroscetticismo.
Varsavia sabato pomeriggio ha vissuto quella che con ogni probabilità è stata la più grande manifestazione dal 1989 della caduta del comunismo.
La dimostrazione è stata organizzata da “Libertà , uguaglianza, democrazia”. Così si chiama, evocando il motto della rivoluzione francese, la nuova alleanza delle opposizioni democratiche.
Una contromanifestazione dei nazionalisti che appoggiano in strada da destra il governo ha raccolto appena un migliaio di persone.
“Siamo in Europa, siamo nella Ue e vogliamo restarci, siamo contro gli attacchi alla Ue e alle libertà di questo governo”, erano gli slogan dei manifestanti.
La dimostrazione è stata organizzata dai due nuovi leader dell’opposizione.
Cioè Mateusz Kijowski, il giovane imprenditore che ha fondato il KOD, Comitato per la difesa della democrazia (la sigla evoca il KOR, antico movimento dissidente non violento in Polonia sotto la dittatura comunista) e da Nowoczesna, ‘I moderni’, il partito liberal guidato da Ryszard Petru che è seconda forza in Parlamento.
E infine ma non ultimo da Platforma Obywatelska (PO), il partito liberal sconfitto dal PiS di Kaczynski alle elezioni del 25 ottobre scorso.
Sì all’Europa, no alla svolta autocratica, hanno detto i due oratori alla manifestazione. Per ore, l’intero centro di Varsavia, dalla città vecchia al nuovo quartiere degli affari stracolmo di grattacieli, sono rimasti bloccati dal corteo.
La protesta è rivolta in primo luogo contro le leggi governative, che secondo l’opposizione e anche a detta della Ue hanno di fatto esautorato la Corte costituzionale, dopo le epurazioni nei media pubblici.
Secondo ma non ultimo, le opposizioni chiedono di negoziare con Bruxelles sia sulle libertà sia sul nodo della ripartizione dei migranti, che Varsavia rifiuta. “Questo governo indebolisce e isola la Polonia sia sui mercati mondiali sia in Europa, minaccia di gettarci nell’isolamento o in braccio a Mosca”, ha detto Grzegorz Schetyna, leader di PO, parlando ai dimostranti.
La crescita delle manifestazioni antigovernative — più affollate da un weekend all’altro nei grandi centri urbani del ceto medio colto ed europeista, ignorate nelle campagne conservatrici e nell’est più povero — costituisce un problema innegabile per la maggioranza di governo.
Una prova arriverà nei prossimi giorni con le revisioni dei rating, anche per la Polonia, da parte delle agenzie internazionali.
In questi giorni Varsavia ha fatto fronte con Budapest nel pronunciare il no più assoluto alle decisioni della Ue (ispirate anche dalle proposte di Renzi) per un’equa ripartizione delle quote di migranti da accogliere.
Polonia, Ungheria e resto dell’Est di Ue e Nato, pur dovendo in parte la loro prosperità agli aiuti di Bruxelles, rifiutano ogni solidarietà all’Ovest della Ue, soprattutto ai paesi come Germania Svezia Italia Austria e Grecia che affrontano l’emergenza del massimo numero di migranti.
Le opposizioni polacche non lottano per uno scontro frontale: al contrario, sia Kijowski leader del KOD sia Petru numero uno di Nowoczesna lanciano ogni giorno appelli al dialogo costruttivo col governo di maggioranza.
Ma in risposta ricevono accuse di tradimento o al minimo di ‘posizioni antipatriottiche’. L’esecutivo guidato dalla premier Beata Szydlo, fedelissima all’uomo forte della destra nazionalconservatrice maggioritaria, Jaroslaw Kaczynski, insiste che “con la maggioranza assoluta gli elettori ci hanno dato un mandato preciso”.
Instabilità e imprevedibilità polacche pesano oggettivamente su presente e futuro della Ue, visto anche il peso geopolitico, economico, politico e militare del paese.
(da “La Repubblica“)
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