PONTIDA, LITE TRA LEGHISTI PER LA SCRITTA “PADRONI A CASA NOSTRA” CANCELLATA
PER IL SEGR. PROV. “ANDAVA PROTETTA DALLE ZECCHE ROSSE”, MA ALTRI SONO INDIGNATI: “I SIMBOLI NON SI CANCELLANO”
Uno spettacolo stile Primo maggio sul pratone ‘terra sacra’ del Carroccio: è la Giornata ‘riparatrice’ del caso Salvini a Napoli e il Carroccio diviso sulla decisione della segreteria provinciale di cancellare lo slogan per proteggerlo dalle “zecche rosse”
E’ il giorno dell’orgoglio terrone che invade il pratone della Lega a Pontida con un concertone stile Primo Maggio per far sentire la voce del Sud contro le politiche razziste e discriminatorie.
Gli attivisti arrivati dal Meridione, dopo essere riusciti a strappare l’ok alla manifestazione nel cuore verde Carroccio della spianata del patriarca Bossi, danno vita alla giornata di rivendicazioni e sorridono alla ‘vittoria ‘ contro Rti del Gruppo Ferrovie che voleva negare le aree di loro proprietà (concesse dopo l’intervento della prefettura). Non solo.
Rilanciato quella che suona come un altra piccola grande soddisfazione: sui social fanno circolare l’immagine della famosa maxi scritta “Padroni a casa nostra” diventata manifesto del paese e sparita alla vigilia dell’appuntamento.
Padroni a casa nostra, il caso divide la Lega
La decisione di cancellare il maxi slogan è stata presa dal direttivo provinciale, come ha spiegato lo stesso segretario Daniele Belotti su Facebook, per “evitare di dare soddisfazione alle zecche rosse di farsi dei selfie ‘piscianti’. Lunedì la scritta tornerà come prima”.
Ma contro la mossa, forse considerata arrendevole, si era espresso il segretario milanese, Davide Boni: “I simboli non si cancellano, mi spiace dirlo, era là dal 1990. Possono essere anche imbrattati, ma non si cancellano. Ne faranno un’altra ma non sarà la stessa”.
“Qui per dissacrare i luoghi del razzismo” –
Siamo a Pontida per dissacrare perchè non possono esistere luoghi sacri del razzismo – spiega Egidio Giordano del centro sociale Insurgencia, in prima fila tra i promotori della giornata – ci sembra già riuscita prima di iniziare”, dice soddisfatto della vendita delle magliette (con scritte del tipo ‘Terroni a Pontida’ e ‘Odio la Lega’ a 10 euro), e dalle persone arrivate.
“E’ una manifestazione ironica e dissacrante ma che veicola un messaggio serio – aggiunge – la festa del razzismo che si manifesta ogni anno a Pontida ha prodotto 20 anni di politiche antimeridionali e razziste. E oggi diventa ancora più pericoloso con l’avanzata delle destre in Europa. La Lega ambisce ad essere il modello lepenista in Italia, e al momento in Italia gli unici a mobilitarsi contro il lepenismo sono i movimenti”.
I partecipanti
Circa 200 con i pullman da Napoli, 500 con un primo treno da Milano (ed altri in arrivo con il successivo). Partenze sono state organizzate anche da Parma, Padova, Vicenza, Trento, Treviso, Belluno, Venezia, Civitavecchia Marche, Siena, Macerata, Benevento, Fabriano e Jesi, Rovereto e Ancona. Anche per questo si inizia a pensare alla possibilità di fare un bis il prossimo anno.
C’è però chi è anche arrivato da solo, come Antonio, operaio di Nola che da vent’anni vive a Varese ed oggi è arrivato con moglie e figlia piccola per dire che “l’emigrato è un incremento del Pil della Regione in cui vive. Noi arricchiamo il Nord e non avremmo mai abbandonato la nostra terra se avessimo avuto un lavoro”.
La città fantasma, chiuso anche il cimitero
Il sindaco ha blindato la città e imposto una sorta di coprifuoco: chiuso tutto, scuole, uffici, negozi, anche il cimitero. Dopo avere sopportato per oltre un quarto di secolo l’invasione di decine di migliaia di militanti e simpatizzanti leghisti, il comune bergamasco di 3mila abitanti diventa una città fantasma. Tra gli sgarri segnalati nelle discussioni online, circola poi un video che mostra come in hotel abbiano negato la prenotazione ai napoletani, mentre per la famiglia milanese non ci sarebbero stati problemi.
Il concertone
La manifestazione si annuncia pacifica, sul palco allestito sul pratone si esibiranno i “musicisti terroni”: tra gli altri, Eugenio Bennato, Tonino Carotone, 99 Posse, Ciccio Merolla, Valerio Jovine, ‘O Rom, Caravan Orkestar, Daniele Sepe, Massimo De Vita.
(da “La Repubblica”)
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