PRESIDENZA RAI, RICOMINCIA LA LOTTA PER LE POLTRONE
UN PARERE LEGALE PER FORZARE LA MANO E RIVOTARE FOA… IL NODO BERLUSCONI E L’INSOFFERENZA DEL M5S
Si riparte, sulla Rai, da dove ci si era fermati. Con un nuovo tentativo (o meglio: una forzatura) su Marcello Foa. Per “stanare” Berlusconi.
Sarebbe possibile, almeno giuridicamente riproporlo, nonostante il voto di inizio agosto in cui il presidente in pectore è stato bocciato dalla Vigilanza. Questa è la notizia. Ci sarebbero cioè i presupposti “legali” per la manovra politica.
Ne hanno già parlato Salvini e Di Maio, trovando una convergenza di fatto.
Il primo, con l’intento di mettere sotto pressione Silvio Berlusconi, i cui voti continuano a essere determinanti in Vigilanza. Il secondo con l’intento di chiudere una vicenda che rischia di produrre un danno di immagine: “Salvini — dice una fonte pentastellata vicina al dossier — è convinto di incassare il sì di Berlusconi. Facciamo questo tentativo, poi basta, perchè non possiamo rimanere appesi a Salvini, a sua volta appeso a Berlusconi, col servizio pubblico paralizzato e le nomine dei Tg in aria”.
Il problema finora è stato la fattibilità “normativa” dell’operazione su cui pendono già una valanga di esposti del Pd.
La novità è il parere della direzione affari legali e societari della Rai, arrivato nelle stanze che contano del governo. Viale Mazzini ufficialmente smentisce ciò che ad Huffpost confermano più fonti. Del resto sarebbe sorprendente che il parere non fosse stato chiesto considerate le implicazioni legali che il caso ha.
È questo: se la commissione di Vigilanza, per dirimere la questione, chiedesse al consiglio di amministrazione un parere sulla votazione del presidente “senza limitazione su tutti i membri del cda, ad esclusione dell’ad” a quel punto il cda dovrebbe indicare un nome. E quindi Foa. Votato per la seconda volta nel consiglio di amministrazione tornerebbe, di nuovo, in Vigilanza.
Ecco i presupposti della forzatura, in vista della riunione della commissione prevista per giovedì.
Non ci vuole Cassandra per prevedere un inferno di polemiche e di ricorsi in tribunale da parte del Pd. Spieghiamo meglio cosa accadrà giovedì: la maggioranza (questo è lo schema di gioco) scriverà una lettera al cda in cui chiede, per uscire dall’impasse di una azienda senza presidente da oltre un mese, di indicare un nome tra i membri del cda. Teoricamente potrebbe indicare come presidente anche un altro consigliere. Teoricamente, perchè è evidente che l’intera manovra è orchestrata per tenere viva la candidatura di Foa, perchè giuridicamente c’è già un parere che lo rende possibile.
Si materializzerebbe lo scenario di un secondo voto della commissione sul consigliere “nominato” dal governo, l’unico non votato nè dal Parlamento nè dai dipendenti Rai, come nel caso degli altri. Un atto ad altissimo impatto politico.
Siamo nel campo degli appigli interpretativi per giustificare una forzatura che comunque non mette il consiglio di amministrazione al riparo da contenziosi futuri, in sede civile e contabile. Sia come sia, lo scenario è questo.
E consente appunto, come in un gioco dell’oca, di tornare al punto di partenza, dove ci siamo lasciati a inizio di agosto. Perchè poi c’è sempre il nodo Berlusconi, i cui voti sono determinanti nel successivo passaggio in commissione di Vigilanza. Il leader della Lega è convinto che, alla fine, il Cavaliere piegherà le resistenze dei suoi, come gli aveva garantito nell’ultimo colloquio di inizio agosto.
Incontro che, al momento, non è in agenda. È possibile che i due si sentiranno nelle prossime ore, per un primo colloquio e per fissare la data dell’incontro.
Perchè è chiaro che il Cavaliere, a questo punto, vuole un confronto complessivo con l’alleato, diciamo così, di “metodo” che non riguarda solo la questione della Rai, ma le modalità e le forse di un percorso comune, il “se” e il “come”. La sensazione è che i rapporti con Arcore si siano complicati negli ultimi giorni, complice l’insofferenza della aziende del Biscione in relazione al voto di domani a Strasburgo sulla direttiva a favore del copyright.
Se i voti della Lega risultassero decisivi per la bocciatura, le conseguenze sarebbero molto rilevanti per le aziende televisive. E sarebbe complicato spiegare e digerire il fatto che un “alleato politico” ha causato un danno economico perchè, in materia, la pensa come i Cinque Stelle. Forse.
Perchè è altrettanto vero che, nel fantastico mondo del conflitto di interesse berlusconiano, anche il dossier Rai ha una sua importanza autonoma considerato lo stato di salute di Mediaset.
E non sarebbe la prima volta che Berlusconi porge l’altra guancia nell’ottica della limitazione del danno. In fondo la forzatura era disposto ad accettarla anche un mese fa. Ed è proprio quello che temono in parecchi, a partire da Gianni Letta. Non a caso gli hanno suggerito di incontrare il leader della Lega assieme a Tajani per imbastire una trattativa vera e non una resa incondizionata.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply