PRIMARIE PD, POLEMICA SULLA SCELTA DEI CAPILISTA
OCCHI PUNTATI SU FINOCCHIARO E BINDI, POTREBBERO ESSERE TUTELATI
Anche se il voto slitta di una settimana, le primarie no, malgrado molti ci avessero sperato.
E dunque, rullano i tamburi, si aprono le danze: si insedia a Roma il comitato elettorale e le correnti hanno tutte voce in capitolo, da Letta a Franceschini a Bindi, da Fioroni a Ignazio Marino, a Marco Minniti per i veltroniani, fino a Graziano del Rio per i renziani: tema, la composizione delle liste di candidati e la selezione del «listone bloccato», che per ragioni di diplomazia sarà reso noto solo dopo le primarie del 29 e 30 dicembre.
Ma nelle segrete stanze, il «listone» comincia a prendere forma e si profila una sorta di par condicio tra gli staff di Bersani e del suo sfidante che potrebbero trovar posto nella riserva protetta: i due capi delle campagne delle primarie, il bersaniano Speranza e il renziano Reggi, i due consiglieri, Gotor e Da Empoli, le due portavoce, Alessandra Moretti e Simona Bonafè.
Il problema però sono i capilista, Renzi ne avrà forse due, Scalfarotto e Gentiloni, che dovrà optare con la candidatura a sindaco di Roma.
Altri renziani correranno alle primarie, come Adinolfi, Vassallo e Ichino.
Ma le voci sui possibili capilista corrono, come quella che dà Anna Finocchiaro in Emilia; Cesare Damiano in Piemonte; il responsabile giustizia Andrea Orlando in Liguria, il responsabile economico Stefano Fassina, capolista nel Lazio.
«Ho scelto di candidarmi a Roma alle primarie, non cerco altre strade per provare a entrare in Parlamento», dice Fassina.
E anche l’altro leader dei «giovani turchi», Matteo Orfini, correrà a Roma e presenta la sua candidatura nella storica sezione ex Pci di via dei Giubbonari.
«Come responsabile cultura e membro della segreteria avrei potuto esser candidato in “quota protetta” e invece ho deciso di raccogliere le firme e correre nella mia città ».
Le trattative fervono fino a notte e si protrarranno oggi perchè il punto spinoso, le deroghe per gli amministratori locali che vogliono correre per un seggio alla Camera, impegna tutti i maggiorenti in un braccio di ferro tra la capitale e le periferie.
«Deroghe ne saranno date pochissime, saranno delle assolute eccezioni», assicura Franceschini. E se sindaci e consiglieri regionali in corsa alle primarie saranno ridotti all’osso, per il truppone di parlamentari uscenti, terrorizzati dal rischio di soccombere con i potentati locali, è la prima e unica buona notizia.
Invece il nodo del listone e dei capilista viene risolto rinviando la decisione a dopo capodanno. Perchè il problema è anche quello di non far emergere favoritismi per i veterani con più di tre mandati alle spalle, che hanno chiesto e ottenuto la deroga: se ad esempio la Bindi venisse indicata subito come capolista, entrerebbe d’ufficio nella «quota protetta» e così anche per la Finocchiaro.
Quindi per evitare polemiche con i più giovani che si battono per il rinnovamento e per evitare strali all’indirizzo del segretario, si è scelto di rinviare.
Fioccano le candidature, come quella del presidente dell’associazione famigliari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, che correrà da indipendente senza dover raccogliere le firme.
Carlo Bertini
(da “La Stampa“)
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