PRIMARIE PD, “POSSIBILI INFILTRAZIONI MALAVITOSE”
I SICILIANI DI RIESI IN CODA A VOTARE
Prima Albenga, ora Genova.
Sergio Cofferati aveva evocato “episodi da Procura” subito dopo il voto di domenica delle primarie del centrosinistra, che ha incoronato Raffaella Paita.
Era stato facile profeta: nel giro di pochi giorni prima è stata la Procura savonese ad aprire un’inchiesta sul voto di Albenga per presunti pagamenti a chi andava a votare. E ora si apprende che anche su un seggio genovese si sono mossi gli investigatori.
Il presidente del seggio di Certosa, che aveva denunciato al partito “possibili infiltrazioni malavitose” e un’anomala partecipazione della comunità riesina, è stato ascoltato dalle forze dell’ordine.
L’atto è coperto dal massimo riserbo, anche nella sede del Pd le bocche sono cucite. Potrebbe trattarsi di un’iniziativa collegata a un’indagine indipendente rispetto alle primarie.
Ma al presidente di seggio sarebbe stato anche chiesto l’elenco dei votanti, che è stato depositato alla sede del Pd in via Maragliano.
Dove gli investigatori potrebbero presto presentarsi per ulteriori accertamenti. Il caso di Certosa era stato denunciato dal Secolo XIX già nella giornata di lunedì.
«Li ho visti arrivare al seggio verso le 10.30 in gruppo, erano una quarantina .- aveva raccontato il giovane presidente di seggio Walter Rapetti, consigliere di municipio in Valpolcevera – Spaesati, non sapevano nemmeno cosa fossero le primarie. Mi hanno chiesto: “È qui che si paga?”. Ho cercato di spiegare loro che c’era un contributo per gli alluvionati, ma la scena era surreale», il racconto del volontario.
«Hanno firmato e se ne stavano andando. Li ho fermati:“Ma dovete ancora votare,questa è la scheda!”. Non ci credevo, mi hanno risposto “ma che cos’è la scheda?”. L’hanno presa e poi la volevano restituire aperta. Ho dovuto spiegare che il voto è segreto e che quelle schede dovevano piegarle loro. Erano tutti siciliani dai 50 ai 70 anni. Per loro l’essenziale era solo firmare e non votare.Questo mi ha fatto pensare che fossero stati reclutati. Tutti quanti avevano in mano la moneta da due euro.
“Quel loro comportamento – conclude Rapetti-mi fa pensare che vi sia stata un’alterazione della libertà di voto». Per gli investigatori, però, potrebbe esserci anche altro. A prescindere dalle vicende giudiziarie il verdetto sulle primarie,
Se dovessero emergere gravi irregolarità o con addirittura profili penali il caso non si potrà chiudere così a cuor leggero.
Sergio Cofferati ieri sera era sulla via di ritorno da Strasburgo mentre commentava così al telefono: «Non ho parlato con Renzi nè con altri membri della segreteria nazionale. Ma se l’intenzione di Roma è sopire tutto e fare come se nulla fosse accaduto io non sono certo d’accordo e mi farò sentire. Parlerò una volta che si saranno espressi i garanti».
(da “il Secolo XIX”)
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