QUALCHE IDEA NON SHOCK E FORSE POCO CHIC PER NON FAR MORIRE FUTURO E LIBERTA’
CHI SI VUOLE RAPPRESENTARE? IL PERSONALE POLITICO E’ ADEGUATO? C’E’ COERENZA TRA TESI E COMPORTAMENTI? L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE E QUELLA SUI MEDIA E’ ALL’ALTEZZA DEI TEMPI?
Come tutti i partiti non ideologizzati (quelli che hanno sempre una risposta a tutto) Futuro e Libertà con il passare dei mesi è diventato sempre più come una coperta corta, tirata un giorno da una parte e un giorno dall’altra, col risultato che l’essenziale rimane sempre scoperto e “visibile agli occhi”.
Tipico dei partiti strutturati (e non più movimento) è poi quello, in caso di sondaggi negativi, di dare vita, da parte di dirigenti e militanti, a un quotidiano e tafazziano martellamento dei genitali propri e altrui: con relative divisioni e sfoghi umorali, fans dell’uno e dell’altro, nonchè portatori di strascichi come nelle peggiori corti medievali.
Come in tutte le nuove aziende che si immettono sul mercato (per usare un paragone caro a tanti liberisti annidati in Fli) la prima cosa è che il titolare (e titolato) sia sempre presente e vigile e che si circondi di manager di livello che guardino alle fortune dell’azienda e solo di conseguenza alle proprie, non viceversa.
Per eventi imprescrutabili e di cui prendiamo semplicemente atto, Futuro e Libertà non ha certo un titolare a tempo pieno.
A differenza di altri, non riteniamo che se Fini si dedicasse al partito ci sarebbe chissà quale risalita nel consenso degli elettori: questo per due ragioni che onestà vuole siano dette.
La prima è che Fini è ormai assimilato da molti nell’ambito della vecchia nomenclatura politica italiana: tutti i sondaggi sulla fiducia che si nutre nei maggiori noti esponenti di partito del nostro Paese lo danno costantemente in decremento, meno magari di altri, ma con lo stesso trend negativo.
Frutto dei tempi, certo, ma che non si può nascondere.
Un Fini impegnato in prima persona permetterebbe probabilmente a Fli di risalire dal 2,6% attuale al 4%, nulla di più.
La seconda ragione è che Fini non è mai stato un organizzatore di partito (vedi Msi e An lasciato gestire dai colonnelli) per sua forma mentis, non è certo un reato.
Il suo successo personale deriva da altre qualità che sarebbero meglio valorizzate se avesse un partito ben organizzato alle spalle.
Il che non è.
Compito di un titolare di impresa è però quello di scegliere dirigenti adeguati, come un presidente di una società di calcio deve azzeccare la scelta del direttore generale, di quello sportivo e dell’allenatore.
Se la squadra non ha un gioco e lo spogliatoio è diviso di chi sono le responsabilità ?
Inutile fare congressi pilotati, nomine radiocomandate e poi non ammettere, laddove è necessario, di aver sbagliato e perseverare nell’errore.
O cavarsela dicendo “provvederemo”, “ci abbiamo pensato” e poi non fare una mazza.
Occorre avere il coraggio di tagliare i rami secchi, semplice.
Senza guardare in faccia nessuno.
Uno può essere un buon parlamentare ma non valere nulla come responsabile periferico (o nazionale) e viceversa.
Una delle cose da fare è azzerare tutto e mettere le persone giuste al posto giusto: con scadenza annuale.
Dopo un anno si guardano i risultati: se sono negativi, il soggetto va a casa, non viene lasciato al suo posto solo perchè controlla pacchetti di tessere o di peggio.
Fini dovrebbe ritagliarsi un ruolo istituzionale, di padre nobile e nume tutelare e nominare un vice adeguato che buchi il video, che dia l’immagine delle tesi di Fli, che rappresenti il nuovo, che sia benvisto trasversalmente, che sappia rivolgersi all’elettorato femminile parlando di temi concreti.
Il nostro nome? Giulia Bongiorno, tanto per non nascondersi dietro un dito.
Ma non certo sola, bensì con un gruppo ristretto di tagliatori di teste e scopritori di talenti che rinnovi la classe dirigente locale: possibilmente giovani e motivati.
Che firmino una carta: la rinuncia per 5 anni a presentarsi alle elezioni, così evitano tentazioni personalistiche e lavorano per il partito.
Altra regola: hanno diritto di voto ai congressi solo gli iscritti militanti, non quelli taroccati nell’ultimo mese.
Due anni di militanza e si acquisisce il diritto a scegliere i propri dirigenti o a porsi candidati.
Altra novità : Fli dichiari ufficialmente che non accetta il finanziamento pubblico dei partiti. Si deve dare l’esempio concreto di essere diversi dagli altri.
Si creino strutture parallele e cooperative sociali, impegnandosi nell’associazionismo e nel volontariato sociale, attraverso una rete territoriale.
Si crei una radicamento di presenza sul web, attraverso tre testate corrispondenti a zone geografiche con un taglio di denuncia e di informazione.
Si dica chiaramente che Fli non ha preclusioni per alleanze locali ad ampio raggio su programmi concordati:
Ma con altrettanza chiarezza si dica che Fli in ogni caso si presenta con il proprio simbolo perchè non deve vergognarsi di nulla.
Quanto a chi si vuole rappresentare, il discorso sarebbe lungo e lo faremo in altro articolo: ricordiamo solo che il manifesto di Fli era di per sè una sintesi tra varie concezioni, con iniezioni di modernità , ma anche precisi richiami ai valori.
Per come sono concepite attualmente destra e sinistra in Italia, forse sarebbe il momento di saper “andare oltre” e ridisegnare un movimento politico capace di dare risposte alla crisi valoriale ed economica in cui si dibatte l’Occidente.
Leave a Reply