QUANDO UNA NAVE DI MIGRANTI ITALIANI VENNE RESPINTA A COLPI DI ARTIGLIERIA A MONTEVIDEO
STORIA DELLA “MATTEO BRUZZO”, SALPATA DA GENOVA NEL 1884: PER UNA GRAVE SITUAZIONE SANITARIA A BORDO ENTRO’ IN PORTO E TU PRESA A CANNONATE… MORIRONO 20 PERSONE, MOLTI ERANO BAMBINI
Opportunità , la speranza di una vita più agiata, la ricerca di ambizioni o semplicemente di fortuna. Gli Stati Uniti e l’America Meridionale divennero le mete prescelte dai migranti italiani tra i due secoli.
Circa 7 milioni di persone affrontarono questo lungo viaggio. E per la maggior parte di loro, non si trattò esattamente di una crociera di piacere.
Chi organizzava questi viaggi voleva lucrare quanto più possibile sulla pelle di chi partiva. Navi che potevano trasportare 1000 persone ne trasportavano almeno 300 o anche 400 in più: le condizioni igieniche erano scarse, le morti frequenti.
Le storie di questo esodo sono molte e spesso drammatiche.
Ma quella del Matteo Bruzzo è significativa anche per il parallelo con il linguaggio di prevaricazione violenza spesso utilizzato in contesti contemporanei.
Salpò da Genova nel 1884 per un viaggio che sarebbe potuto durare anche un mese.
Raggiunto l’Oceano, alcuni passeggeri iniziarono tuttavia a presentare gravi sintomi che riconducevano al colera.
Un’epidemia, a bordo di una nave, è un pericolo immane. E le condizioni igienico-sanitarie della nave favorirono la diffusione della malattia.
La Matteo Bruzzo era diretta in Argentina ma, viste le condizioni, chiese l’ingresso in un altro porto per poter curare i malati, e si diresse quindi verso Montevideo, in Uruguay. Ma la notizia dell’epidemia era già giunta alle orecchie delle autorità locali. La nave richiese di entrare nel porto con la massima urgenza, ottenendo tuttavia un rifiuto.
Il capitano scelse comunque di entrare in porto, e questa volta il rifiuto aveva le sembianze di proiettili di artiglieria. La nave fu costretta a fare marcia indietro. Il bilancio fu di oltre 20 morti su 1300 passeggeri, tra i quali diversi bambini. Morti evitabili se qualcuno avesse accettato di curare i passeggeri a Montevideo.
Morti di chi è disposto a tutto, anche ad attraversare l’oceano in una bagnarola, alla ricerca di un futuro migliore.
Quello non fu l’ultimo viaggio della Matteo Bruzzo, che, almeno in altre due occasioni, giunse a destinazione con cadaveri a bordo, causati in un caso dall’asfissia e in un altro persino dalla fame.
Sono storie che oggi abbiamo dimenticato, troppo distratti forse dalla necessità di prendere bene la mira mentre puntiamo i nostri cannoni.
(da agenzie)
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