RENZI IN TOUR ELETTORALE NON HA TEMPO PER GOVERNARE
NELLE PROSSIME SETTIMANE BATTERà€ LA PENISOLA DA CIMA A FONDO: NEMICO DA SCONFIGGERE, BEPPE GRILLO… LO SLOGAN: “DERBY TRA RABBIA E SPERANZA”
Mancano 20 giorni al passaggio elettorale e il Pd deve avere la forza di scegliere il luogo nel quale andare a vincere. E questo luogo è la piazza”.
Matteo Renzi si toglie la cravatta da premier e si presenta in maniche di camicia rigorosamente bianche, la (sua) divisa da campagna elettorale.
E durante la direzione del Pd, allargata a parlamentari e amministratori per chiamare alle armi tutti, parte all’attacco.
Le Europee le deve vincere e le vuole stravincere, per provare a superare le resistenze di tutti quelli che lo vorrebbero morto (dalle banche ai sindacati, passando per i grand commis e la minoranza dem).
E per governare nel pieno delle sue funzioni. Poco importa se sono europee.
Anche se non lo dice, anzi dice l’opposto (“Non è un sondaggio sui ministri, ma è il tentativo per dire che per cambiare l’Europa dobbiamo stare concretamente in campo noi”), Renzi sa benissimo che il 25 maggio sarà prima di tutto un test su di lui.
E allora, governare in queste tre settimane sarà un optional.
Gli 80 euro, come ha detto lui “sono l’antipasto”. Ma per cominciare a mangiare bisognerà aspettare giugno. Palazzo Chigi per un po’ sarà un luogo di passaggio.
D’altra parte, le grandi riforme sono tutte rimandate a dopo (a partire da quelle costituzionali e quella della Pubblica amministrazione). Dunque, il premier torna a fare quello che gli riesce meglio: campagna elettorale. Meglio se perenne.
Lo notò Massimo D’Alema in uno dei suoi affondi pungenti, nelle (tante) fasi di ostilità : “A Renzi piacciono tanto le primarie, chissà se gli piace quello che viene dopo”.
Il premier è stato chiarissimo, dando un ordine preciso di scuderia a tutti, anche i parlamentari: “Andate tra la gente, fate campagna fino all’ultima goccia di sudore”.
Perchè, “tutti ci devono mettere la faccia”. Suona anche come una stoccata a chi nella minoranza dem punta più a organizzare iniziative di corrente che a vincere le elezioni. “Dev’essere la battaglia di tutti non del segretario e dei gruppi dirigenti”.
Al voto vanno 4106 comuni che vanno al voto (“4106 occasioni per scendere in piazza”, chiarisce Matteo, che quasi quasi ci andrebbe lui). 27 sono capoluoghi.
I sondaggi per il Pd sono buoni. Molti lo danno tra il 32% e il 33%.
Sopra il risultato di Veltroni, quindi il 33,4% — 33,5% sarebbe un trionfo.
Sopra il 30%, e comunque sopra quanto preso da Bersani a febbraio (il 29,5%) andrebbe bene. Sotto una sconfitta.
Molti (renziani e non) si chiedono quale sarà davvero il risultato di Grillo. E resta l’incubo, quello del febbraio 2013, con la scelta di Bersani di fare una campagna elettorale tutta in difesa. “I sondaggi portano sfiga, non bisogna guardarli”, dice Renzi.
In un intervento che dura mezz’ora cita a macchinetta una serie di posti dove andrà : “Sarò a Napoli, a Reggio Calabria, a Palermo”, chiarisce.
E poi, “in Veneto, a parlare degli 80 euro”.
Ancora, “il 17 e il 18 maggio ci sarà una grande mobilitazione generale, faremo 10 mila banchetti”. Lui il 17 si fa tutta l’Emilia Romagna: Cesena, Imola, Modena, Sassuolo e Reggio Emilia.
Dovrebbe andare nell’Italia centrale anche il 16. A chiudere, il 23 andrà a Firenze e prima probabilmente a Prato, città simbolo, amministrata da strappare alla destra.
E nella stessa settimana, in piazza a Bari.
Per citarlo, “senza timidezza” batterà la penisola da cima a fondo. Presidente del Consiglio, o no. E quando non sarà in giro, sarà in tv. L’occupazione dello schermo è sempre stato il suo forte.
L’avvwrsario da battere è Grillo. Renzi non risparmia l’affondo, ricordando il comizio del leader M5s a Piombino: “Non si va a attaccare un sindacato dove c’è una fabbrica in crisi. E io sono uno che non va proprio d’accordo con i sindacati”.
Sulla stessa linea l’invettiva: “Viviamo questa campagna elettorale come il derby tra la speranza e la rabbia. Loro sono la rabbia, noi siamo la speranza. Loro sono l’urlo, noi il discorso, loro l’invettiva, noi il ragionamento, loro l’insulto, noi il dialogo, loro lo sfascio, noi la proposta. Loro sono contro l’Italia. Noi per l’Italia in grado di guidare l’Europa”.
Il premier con l’elmetto — se potesse — sarebbe pronto a ripartire con il camper.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply