RENZI SI TIENE ALLA LARGA DAGLI IMPRESENTABILI DI DE LUCA E DA EMILIANO CHE LO ATTACCA SULLA SCUOLA
LA BOSCHI ANNULLA LA VISITA A BARI… RENZI TEME DI PERDERE IL CONTROLLO DEL SUD E FA IL TIPO PER CALDORO, PIU’ FUNZIONALE AL SUO PROGETTO DI PARTITO DELLA NAZIONE
Il primo indizio è nell’agenda di Matteo Renzi dove, al momento, non sono ancora state fissate le date delle sue discese nel Sud, a sostegno di Vincenzo De Luca e di Michele Emiliano.
E anzi, complice la tragedia di Secondigliano e il lutto cittadino, qualche giorno fa il premier non è andato a Napoli dove aveva in programma un solo appuntamento “istituzionale”, l’inaugurazione della metro napoletana.
Su De Luca ormai l’imbarazzo, complice la vicenda degli impresentabili in lista, è palpabile, al punto che un osservatore molto attento, come il filosofo ed ex parlamentare Biagio De Giovanni in un’intervista al Mattino (a cui non ha replicato nessuno dei big del Pd) dice: “L’impressione che si ha è che De Luca non sia completamente gradito a Renzi. Una sua eventuale sconfitta gli toglierebbe il problema della destituzione e del reintegro. La neutralità del premier nasce anche dalla voglia di non sentirsi responsabile del caos che deriverebbe dal successo dell’ex sindaco di Salerno. Per questo un 5 a 2 potrebbe andargli bene”.
E se in Campania — paradossalmente ma non troppo — nell’ottica di Renzi il male minore sarebbe la vittoria di Caldoro, in Puglia non è in discussione che il premier sia contento della vittoria annunciata di Emiliano, ma i segnali dicono che la storia è assai più complicata.
Il secondo indizio è l’annullamento della visita del ministro Boschi, previsto per sabato scorso a Bari, alla manifestazione faraonica a sostegno di Emiliano prevista al Cus Bari.
E se più indizi fanno una prova, non è difficile intravedere dietro la formula di rito degli “appuntamenti istituzionali” (usata per giustificare l’assenza dalla ministra, che al suo posto ha spedito il sottosegretario Scalfarotto), la prova.
Già , la prova di quello che Lello Parise sulla Repubblica di Bari chiama il “grande freddo” tra Emiliano e Renzi.
Un grande freddo che, andando a scavare, ha motivazioni profonde. Politiche.
Il fatto che Emiliano e Renzi si rispettino ma non si amino è chiaro sin da quando, un anno fa, il premier inventandosi le capolista donne, negò a Emiliano di guidare la lista del Pd al Sud e l’altro rinunciò al seggio alle Europee.
Ed è chiaro sin da quando il potente sindaco di Bari, il cui nome girava per un incarico di peso nel governo Renzi, non fu coinvolto nel nuovo esecutivo.
Ma negli ultimi giorni si sono consumati strappi tutti politici culminati con l’annullamento della visita della Boschi.
La fotografia della tensione tra Emiliano e Renzi sta nella fascetta nera al braccio, esibita in segno di lutto, che i consiglieri comunali del Pd al Comune di Bari portavano al braccio.
Il lutto lo spiega il capogruppo del Pd Marco Bronzini: “È la nostra protesta contro la riforma della scuola. Il disegno di legge non è emendabile: il governo Renzi non può passare alla storia per la distruzione della scuola pubblica. Il mondo della cultura è indignato”.
Parole da opposizione (e pure dura).
Come parole da opposizione (e pure dura) sono quelle che ha messo nero su bianco in un ordine del giorno, qualche giorno prima, la direzione regionale del Pd di Emiliano (che ricopre anche la carica di segretario regionale).
Il documento approvato impegna “i parlamentari pugliesi del Pd a mettere in campo tutte le azioni possibili perchè il ddl sulla “Buona Scuola” venga ritirato dal governo” perchè prefigura “un modello di scuola-azienda in profondo contrasto con l’idea da sempre vincente della scuola comunità educante fondata sull’inderogabile principio della libertà di insegnamento”.
Ecco, il Pd pugliese di Emiliano, nel pieno delle contestazioni al governo e con i sindacati in piazza, si schiera apertamente contro palazzo Chigi sulla scuola.
Un profilo gauchistes che secondo i più maliziosi della cerchia ristretta di Renzi lascia già intravedere le ambizioni (o le velleità ) di leadership nazionale di Emiliano nel ruolo futuro di anti-Renzi: “La sua partita — dice un renziano di ferro — è chiara.
Renzi non controlla più di tanto il partito al Sud. In Sicilia c’è Crocetta, in Calabria Oliverio che si definisce comunista, in Campania rischia di vincere De Luca e in Puglia Emiliano. Emiliano vuole mettersi a capo di questo partito del Sud e puntare al prossimo congresso”.
Sia come sia è certo che più volte l’ex sindaco di Bari ha intonato il controcanto al governo, come sul caso dell’infrastruttura Tap – il gasdotto trans-adriatico – che a Renzi (e a Blair) sta molto a cuore: “Tutta la Puglia — ha detto Emiliano — non ci sta”. E pure sulle pensioni ha detto: “Se pensano di rimediare toccando i fondi per il Mezzogiorno, avranno a che fare con me”.
A conferma che il “caso” non è banale le parole di Lorenzo Guerini, il mediatore, arrivato a Bisceglie proprio per provare a stemperare il clima: “Emiliano ha la caratteristica di essere diretto, poco incline a usare la diplomazia… Nessuno gli chiede di iscriversi al pensiero unico. Non inventiamo polemiche. Ci sarà occasione in futuro per misurarsi col presidente del Consiglio. Al momento mi sento di escludere che ci sia tensione fra i due, al massimo diversità di vedute”.
E se la colomba Guerini parla di diversità di vedute, significa che la tensione non è ricomposta.
Come non è ricomposta con Vincenzo De Luca, al punto che inizia a circolare in ambienti informati del Pd la tesi che “per come si è messa, Renzi auspica una vittoria di Caldoro”.
Per il partito della Nazione in fondo è meglio lui dell’indomabile De Luca.
Con lui, sotto la linea Gotica palazzo Chigi avrebbe un “nemico” in meno.
(da “Huffingtonpost”)
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