RESPINGIMENTI IMMIGRATI: INDAGA LA PROCURA, ORA I COMANDANTI RISCHIANO L’INCRIMINAZIONE
APERTA UN’INCHIESTA DALLA PROCURA DI AGRIGENTO PER AVER RESPINTO I MIGRANTI SENZA VERIFICARE IL LORO DIRITTO A FARE DOMANDA DI ASILO POLITICO… I COMANDANTI DELLE MOTOVEDETTE POTREBBERO ESSERE INCRIMINATI PER VIOLAZIONE DELLA LEGGE…LORO HANNO ESEGUITO SOLO DEGLI ORDINI: SI CERCHI IL MANDANTE
Avevamo lanciato l’allarme da tempo: il governo italiano può attuare i respingimenti, ma solo dopo aver verificato, negli appositi Centri di accoglienza, diventati ora di identificazione ed espulsione, il diritto dei clandestini a richiedere il diritto di asilo politico, in quanto provenienti da Paesi in guerra o dove sono in atto guerriglie interne.
Questo dicono le leggi e le convenzioni internazionali checchè ne pensi qualche apprendista stregone in camicia verde.
Ci sono stati richiami pesanti verso l’Italia dal Presidente della Repubblica, dal Presidente della Camera, dai massimi vertici dell’Onu, dell’Unione Europea, delle varie commissioni ed organismi internazionali.
Risultato: le solite risposte giuridicamente irrilevanti e politicamente arroganti di Maroni & Co. che si limitavano a parlare dell’accordo bilaterale con la Libia ( che non c’entra nulla col trattamento dei profughi).
La brutta figura internazionale ormai è stata fatta, ci mancava giusto l’inchiesta giudiziaria: ora c’è anche questa, così la frittata è completa.
La notizia è che i comandanti delle motovedette della Marina e della Guardia di Finanza che hanno “respinto in mare”, riportandoli di forza in Libia, un migliaio di disperati sui barconi, ora rischiano di essere incriminati per aver eseguito un “ordine illegittimo” e per omissione di atti d’ufficio.
Un fascicolo in tal senso è stato, infatti, aperto dalla Procura di Agrigento, per adesso contro ignoti: il procuratore Angeli Di Natale e il suo aggiunto Ignazio Fonzo stanno raccogliendo tutti gli articoli di stampa dedicati ai respingimenti e le testimonianze dei sopravvissuti.
Compresi quelli che, riportati in Libia, hanno preso contatto con le organizzazioni internazionali umanitarie, denunciando di non aver potuto neanche chiedere il diritto di asilo o lo status di rifugiato politico, in quanto gli sarebbe stato impedito dalle forze militari italiane.
Per far buon peso, agli atti c’è anche una denuncia dell’Unione Forense per la tutela dei diritti dell’uomo che ha presentato un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo.
L’inchiesta dovrà accertare se in occasione dei respingimenti i militari italiani hanno o meno rispettato le leggi italiane e le convenzioni internazionali.
La Procura ha precisato che “quando gli extracomunitari vengono soccorsi in mare e trasbordati su navi italiane devono essere rispettate le leggi. Si dovrà quindi accertare se i clandestini siano stati identificati, riconosciuti e se gli sia stata data la possibilità di richiedere l’asilo politico o lo status di rifugiati, come prevedono le norme italiane e internazionali per chi fugge da paesi in guerra o per gli altri motivi previsti”.
Da varie testimonianze risulterebbe che non siano stati invece nè identificati nè informati dei loro diritti.
La maggior parte sono di nazionalità eritrea e somala, quindi rientranti nei Paesi la cui provenienza garantisce l’asilo.
In Procura si chiedono “come possano fare i militari a stabilire di che nazionalità sono le persone che hanno soccorso in mare e se hanno o meno titolo alla tutela. Il paradosso è che a rischiare sono proprio i comandanti delle navi della Marina perchè eseguono un ordine dall’alto che potrebbe essere illegittimo e quindi loro commetterebbero un reato. Alla fine rischia non chi ha dato l’ordine, ma chi lo esegue”.
Un ufficiale si è sfogato sulle pagine di un quotidiano; “Cosa possiamo fare? Come uomo sono in difficoltà , so benissimo che si tratta di persone che hanno il diritto di essere accolti in Italia, ma come militare devo eseguire gli ordini anche se non li condivido. Ora a essere indagati finiamo di essere solo noi”.
Visti i ripetuti richiami provenienti dalla comunità internazionale e da illustri giuristi che avrebbero dovuto far prevalere da tempo la ragione e il rispetto delle leggi, sarebbe opportuno che ora qualcuno si spogli del ruolo e dei privilegi di ministro e rivendichi la responsabilità di questi atti illegali.
E che da cittadino normale ne risponda alla magistratura, con tutte le conseguenze del caso.
Invece di far scaricare sui semplici esecutori le conseguenze di palesi violazioni dei diritti umani. L’Italia è patria del diritto e della civiltà , non un cattivo esempio di razzismo applicato su dei disperati.
Chi ha dato ordini illegittimi abbia intanto il coraggio di rassegnare le dimissioni perchè ha lordato un Paese fatto di persone civile.
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