RICATTOPOLI: SIAMO ALLA GUERRA PER BANDE?
UN UOMO TENTA UN’ESTORSIONE A FINI MILLANTANDO FOTO OSE’, POI UNA ESCORT DA’ UN’INTERVISTA AL SITO DI UN EDITORE GIA’ LEGATO AL PDL…E LA STORIA DELLE CIMICI IN CASA BOSSI SI SEMPRE PIU’ TORBIDA
La responsabile dell’ufficio stampa del ministro Umberto Bossi, Nicoletta Maggi, scopre un bel giorno che troppe persone conoscono i segreti del Senatur.
Quelle conversazioni riservate tra lei e il capo su argomenti delicati sono uscite fuori dalla cerchia ristretta.
Ne parla al Senatur e questi, invece di alzare le spalle e sorridere, chiama una società specializzata che scova due cimici nascoste da mani esperte: “una vicino al tavolo nella presa di corrente, una nascosta nel frigorifero”.
A quel punto Bossi chiama una ditta privata che invia i suoi uomini a bonificare anche l’abitazione romana.
Saltano fuori cimici ovunque: “Ne hanno trovate un bel po’ dove ci sono i bocchettoni dell’aria calda”, spiega l’Umberto.
La Lega ha nelle mani il ministero dell’Interno, ma Bossi aspetta qualche giorno prima di chiamare Roberto Maroni.
Il quale poi sguinzaglia una squadretta di funzionari della Polizia scientifica. La differenza tra la società privata e la Polizia (pubblica) è impercettibile, agli occhi di Bossi, che chiama gli agenti “gli uomini di Maroni”.
Comunque i superesperti in guanti bianchi non trovano assolutamente nulla. Chi ha messo le cimici le ha fatte sparire in tutta fretta, sfruttando i giorni di vantaggio concessi dal ministro.
Cosa fanno a questo punto Bossi e Maroni di fronte a un reato compiuto nell’abitazione e nell’ufficio del numero due della maggioranza?
Il responsabile della sicurezza del nostro Paese e il ministro delle Riforme non denunciano nulla alla Procura di Roma e probabilmente inducono la Scientifica, che conosce l’esistenza delle cimici prima dell’intervento, a non fare rapporto.
Cosa spinge i due ministri e la Polizia a rischiare il reato di omessa denuncia? La sfiducia di Bossi negli apparati guidati da Maroni: “Ho temuto che chiunque fosse venuto a fare la bonifica avrebbe potuto mettere le altre cimici”.
Chiunque, dice Bossi: anche i servizi diretti da Berlusconi, anche la Polizia diretta da Maroni, potrebbero spiarlo.
Intanto ieri la Procura di Roma ha aperto l’ennesima indagine sull’ennesimo tentato ricatto ai danni di un politico.
È stato Gianfranco Fini a denunciare un episodio inquietante: un signore ha telefonato al suo entourage, raccontando di possedere foto imbarazzanti sul suo conto.
Secondo gli avvocati del presidente della Camera, l’episodio potrebbe essere collegato alla storia, lanciata da Maurizio Belpietro sulla prima pagina di Libero, della escort che racconta presunte prestazioni sessuali pagate dalla terza carica dello Stato.
E poi si fa intervistare dal sito di un editore che voleva candidarsi col Pdl e pubblica un quotidiano in abbinamento al Giornale della famiglia Berlusconi.
2011, benvenuti a Ricattopoli.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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