SALVINI CON L’ACQUA ALLA GOLA: C’E’ ARIA DI “NOTTE DELLE SCOPE”, LA RIVOLTA MARONIANA CHE MISE FINE ALL’ERA DI BOSSI
SALVINI CHIEDE UNA TREGUA INTERNA FINO A DOPO LE AMMINISTRATIVE, ORA IL CONGRESSO E’ PIU’ VICINO
Qualcuno nella Lega si spinge al paragone con la vigilia della “notte delle scope”, la rivolta del 10 aprile 2012 guidata da Maroni che mise fine all’epoca di Bossi: “Il clima è quello…”. Nervoso, teso, avvelenato.
Tale da spingere Salvini, assediato e fiaccato, a chiedere ai suoi, a tutti, una moratoria in vista delle comunali.
Per la prima volta deve mettere in conto un congresso, e non solo a livello locale. È un modo per resistere: non c’è un frontman pronto a sfidarlo. Anche se il congresso è già latente nelle turbolenze dei voti parlamentari, comprese le assenze di oggi alla Camera, come fanno notare in parecchi.
Non ci sono scandali di mezzo stavolta, la questione è tutta politica: la battaglia che conduce Salvini sul Green pass e che continua ad essere sconfitta dall’estensione governativa di questo “strumento di libertà” con la piena sintonia dei suoi ministri e governatori.
A dare fuoco alle polveri è stato l’addio dell’europarlamentare No Vax Francesca Donato: non per il fatto in sé (pochi la rimpiangono) ma per le modalità: “Ormai comanda Giorgetti”. Con annessa pubblicazione (su Repubblica) della chat con il presidente leghista di Identità e Democrazia Marco Zanni che sospira: “Decide Draghi e lui non obietta, le amministrative incideranno, io starei con Salvini anche al 5%”.
Il leader è furibondo. Raccontano che avesse chiesto alla Donato di attendere le amministrative prima di fare “colpi di testa”. Incassa l’addio gelidamente: “Auguri e saluti”. Sente l’aria da resa dei conti. Blinda il suo obiettivo principale: chiede una moratoria delle discussioni fino al 18 ottobre, il lunedì dei ballottaggi.
Il leader sa che deve guadagnare tempo, che oltre a Torino anche a Milano e Roma i giochi non sono chiusi, e alla fine la montagna potrebbe partorire un topolino. Nel frattempo però dalla Camera, dove la maggioranza dei deputati è sulle posizioni governiste, arriva un altro segnale: sì al voto di fiducia sul secondo decreto green pass, ma su 132 deputati solo 80 partecipano al voto; dei 52 assenti 41 risultano ingiustificati.
La Lega è cristallizzata intorno al dualismo di lotta e di governo. A metà tra il gioco del poliziotto buono/cattivo e di una reale, insanabile spaccatura.
Oggi è il giorno in cui nessuno conosce la Donato, l’ha mai frequentata o – per carità – nutre pulsioni analoghe. Bagnai è concentratissimo sui temi fiscali. Borghi sorride e non commenta. Roberta Ferrero, nota per aver organizzato l’ormai celebre convegno No Vax in Senato, derubrica a “scelte personali” e “il segretario è Salvini”. Da FdI trapela che l’europarlamentare avrebbe tentato un abboccamento mesi fa, respinta con perdite. E senza rimpianti: “Salvini diventerebbe verde di rabbia se la prendessimo? Anche noi…” commenta un deputato meloniano.
I rapporti tra i due leader alleati e concorrenti si bloccheranno – in un modo o nell’altro – dopo le amministrative. Per Salvini la partita prioritaria non è vincere o perdere: se Meloni prenderà più voti di lui, il redde rationem sarà inevitabile.
Così come si capirà la velocità di crociera dell’ala “governista” considerata “prevalente e prepotente”.
Il governatore friulano Fedriga è stato il primo ad archiviare la Donato e avvisarne i sodali: “Nella Lega non c’è posto per i No Vax”.
Tace il ministro Giorgetti, che ieri nel suo tour tra le imprese ha toccato Napoli, affrontando il delicato tema delle delocalizzazioni: “Oggi non basta la storiella del decreto legge, devi essere affidabile. Oggi se vai in crisi chiedi a Draghi di fare un colpo di telefono e la risolvi perché credono a lui”.
Una professione di fede nella leadership dell’ex governatore che arriva subito dopo il paragone con l’uscente cancelliera Merkel. Che il tema varchi i confini, lo dimostra la cauta osservazione del capogruppo Ppe Weber.
“Non commento Salvini, ma l’Italia ha bisogno di politici europeisti e ragionevoli”. Manca solo: Mario, non lasciarci. L’ex forzista Napoli, oggi con Toti, vede le praterie centriste: “Se le amministrative vanno male ci sarà la resa dei conti. La differenza di linea è ormai di fronte a tutti”.
Il Capitano replica postando l’album delle sue foto con Zaia, Giorgetti, Fontana e Fedriga: “Dedicato a chi ci vuole male, uniti si vince”. Una bella cartolina. Da spedire con posta celere.
(da Huffingtonpost)
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