SALVINI TENTA IL BLITZ DI FINE ANNO PER PROROGARE DI ALTRI SEI MESI IL RINNOVO DELLE CONCESSIONI BALNEARI, MA RAFFAELE FITTO LO BLOCCA
IL “CAPITONE” TEME UN CONTRACCOLPO ELETTORALE DEI CONCESSIONARI, DA SEMPRE ELETTORI DEL CENTRODESTRA
Un blitz di fine anno per spostare ancora una volta il problema e allontanarlo dalla campagna elettorale. Siamo in pieno inverno, ma gli stabilimenti balneari sono nel caos e il governo è diviso: c’è chi vuole lo strappo con l’Unione europea che ha aperto la procedura d’infrazione, chi vuole far partire un dialogo con Bruxelles e chi crede che le gare siano inevitabili.
Giovedì pomeriggio, verso la fine del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini ha letto un’informativa con la quale, oltre a invitare i sindaci a non indire le gare, ha chiesto di prorogare di (altri) sei mesi i lavori del tavolo tecnico che ha fatto la mappatura delle coste. Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, ha però frenato, visto che un’ulteriore proroga verrebbe letta a Bruxelles come una provocazione, tanto più alla vigilia di un confronto che si preannuncia serrato con i funzionari comunitari. Non è un caso, infatti, che il riferimento temporale sia poi scomparso dal comunicato finale diffuso al Consiglio dei ministri.
Fra sei mesi, il dato non sfugge a nessuno, ci sono le Europee e il timore della Lega è che un cedimento alle richieste dell’Ue, possa costare caro da un punto di vista elettorale. Preoccupazione condivisa da Giorgia Meloni, la quale però ormai si è convinta dell’urgenza di scrivere una norma che chiuda la vicenda. A Palazzo Chigi, poi, non sfugge che anche il Quirinale osserva la vicenda con attenzione, come dimostra la lettera inviata da Sergio Mattarella, lo scorso 24 febbraio, nella quale si sollecitava l’urgenza di «una norma per il settore».
Le amministrazioni comunali vanno in ordine sparso. Alcuni Comuni hanno prorogato le concessioni di un anno […] e altri, come Riccione, hanno indetto le gare, ma senza che l’esecutivo abbia chiarito i criteri.
Il governo non si può permettere di perdere altro tempo: entro poche settimane deve rispondere con una lettera al “parere motivato” inviato dalla Commissione europea, seconda fase della procedura d’infrazione aperta contro l’Italia per non aver aperto il mercato delle concessioni delle spiagge.
I due mesi di tempo scadono il 16 gennaio, entro quella data l’esecutivo vorrebbe portare a Bruxelles le proprie istanze. In particolare, l’esecutivo vuole illustrare i risultati del tavolo tecnico, che dimostrerebbero l’assenza della “scarsità della risorsa”, un criterio previsto dalla Bolkestein, ovvero che le coste italiane sono solo in piccola parte occupate dagli stabilimenti balneari.
Prima di ogni passo ulteriore, però, bisognerà mettersi d’accordo con i funzionari europei su qual è la soglia entro la quale scatta la “scarsità della risorsa”. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo chiede di procedere velocemente: «Deve essere accelerato il confronto con Bruxelles, per definire i criteri di scarsità della risorsa e presentare quanto prima una proposta condivisa che ci consenta di chiudere l’infrazione e dare certezze agli operatori».
Una volta concordato questo criterio, il governo spera di poter proporre una norma che preveda gare per gli spazi liberi, blindando gli attuali titolari di concessioni, attraverso un cronoprogramma per le scadenze: l’esecutivo è consapevole infatti che a Bruxelles non si possono più presentare i rinnovi generalizzati e automatici
L’obiettivo di Meloni è di concordare una norma che chiuda la vicenda, mettendosi a riparo di ricorsi e nuove sentenze dei tribunali (si teme che il Consiglio di Stato possa riproporre nei prossimi mesi le pronunce contro le proroghe).
Se il tentativo dovesse fallire, allora si aprirebbe l’altra strada, sostenuta da sempre da Fitto: fare le gare per tutti, ma con dei paletti per tutelare gli attuali concessionari. Sarebbe la soluzione trovata dal governo Draghi e fortemente contestata da Meloni.
(da La Stampa)
Leave a Reply