SEMPLICE DA CONSERVARE, EFFICACE DOPO UNA SOLA DOSE: IL VACCINO JOHNSON & JOHNSON PUO’ CAMBIARE LA CAMPAGNA DI IMMUNIZZAZIONE
SFRUTTA UN VETTORE VIRALE ED E’ EFFICACE NELL’85% DEI CASI
Semplice da conservare, disponibile in moltissime dosi (se il produttore rispetterà gli impegni) e soprattutto efficace dopo una sola dose.
Il vaccino di Janssen, compagnia di Johnson&Johnson, fa sperare nella grande svolta della campagna, ormai annunciata da settimane ma mai realmente avvenuta.
Il produttore ha chiuso un contratto con l’Europa per 200 milioni di dosi, all’Italia ne toccheranno 7,3 nel secondo trimestre e 15,9 nel terzo. Le prime consegne sono anunciate per il 19 aprile.
Il vaccino sarà prodotto in Olanda e verrà infialato anche in Italia, dalla multinazionale Catalent. La tecnologia utilizzata è quella basata sul vettore virale, cioè come quello di AstraZeneca.
Si inietta un adenovirus inattivo che viene usato per trasportare una porzione di Dna del coronavirus che, una volta inoculato, spinge le cellule a produrre la proteina spike contro la quale il sistema immunitario si organizza per essere pronto a contrastare il vero patogeno.
Secondo gli studi, il vaccino Janssen protegge nell’85% dei casi dalle forme severe di malattia. E’ stato testato su 43mila volontari e tra questi rappresentano un numero importante (oltre un terzo) le persone anziane, sulle quali quindi ci sono evidenze di efficacia simili a quelle delle classi di età più giovani.
Fondamentale è che basta una sola dose per ogni persona. Significa una raddoppiata capacità di copertura a parità di dosi rispetto agli altri vaccini. Inoltre non ci sono problemi di conservazione, visto che può restare in frigorifero per tre mesi a una temperatura tra 2 e 8 gradi.
Questo lo rende molto maneggevole ad esempio per essere utilizzato negli studi dei medici di famiglia o comunque essere conservato in piccoli ambulatori, farmacie eccetera. Riguardo alla sua capacità di funzionare contro le varianti attualmente più diffuse, dall’azienda spiegano che l’efficacia è documentata anche contro quelle modificazioni. Seppure inferiore, comunque permette di evitare le forme gravi di malattia.
Il quartier generale della multinazionale farmaceutica è a New Brunswick, nello Stato del New Jersey ma il vaccino è nato tra Massachusetts e Europa. I luoghi chiave sono stati il centro di ricerca Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, dove i ricercatori hanno lavorato in collegamento con quelli del centro vaccini Janssen Pharmaceutical di Beerse, in Belgio, e del Centro biologico Janssen di Leiden, in Olanda.
In questo triangolo si sono concentrate le tre fasi obbligatorie di sperimentazioni del vaccino sui volontari. Ma la seconda fase, quella operativa, ha visto l’allargamento della rete di produzione. Per aumentare la produzione l’azienda americana ha stretto dal 2020 una partnership con la Catalent, che ha sede in New Jersey.
L’accordo prevede che una parte della produzione dei vaccini venga fatta in Usa e in Italia, nello stabilimento di Anagni della Catalent, in provincia di Frosinone.
Un altro accordo, per la produzione quinquennale di vaccini, è stato siglato con la Emergent BioSolutions, i cui stabilimenti si trovano in Maryland. La società farmaceutica francese Sanofi ha inoltre offerto a J&J il proprio stabilimento di Marcy l’Etoile per la produzione del vaccino ad un ritmo di 12 milioni di dosi al mese.
(da agenzie)
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