SFRAGELLI D’ITALIA
UN TRAPEZISTA DEL NULLA
Di Licio Gelli ho sempre trovato sconvolgente il divario tra l’enormità della sua influenza e la pochezza della sua cultura.
Quando uno immagina il Potere tende a raffigurarsi luoghi inaccessibili solcati da creature eteree e raffinate che decidono le sorti degli altri mettendo intelligenza e competenza al servizio di cinismo e crudeltà .
Licio Gelli parlava un italiano da terza elementare, trafficava in affari dozzinali e tesseva trame da operetta in una stanza d’albergo di via Veneto dove riceveva cialtroni e spioni, generali e sensali, complottisti e fancazzisti.
Era un trapezista del nulla, capace di saltare con una capriola dal fascismo all’antifascismo e di infilarsi in tutti i posti dove ci fosse odore di chiuso e non per aprire le finestre, ma per abbassare le serrande.
Non esiste mistero italiano da cui non spunti la sua faccia di italiano qualunque, più furbo che intelligente.
E questo la dice lunga sulla qualità mediocre che da noi hanno persino i misteri.
Mi sono sempre chiesto come mai il Gotha della politica, dell’amministrazione, del giornalismo e dell’imprenditoria si sia servito o messo al servizio di questo misirizzi di provincia, privo di carisma e capace di mettere insieme un cardinale con un generale, ma non tre frasi di senso compiuto.
L’unica risposta possibile è che la nostra classe dirigente di intrallazzoni raccomandati senza spessore vale anche meno di Gelli.
Allora come oggi, chi ha talento e passione non ha tempo per tramare e millantare, cioè per acquisire potere.
È troppo impegnato a lavorare.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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