“SOLDI AI PARTITI? SOLO 10 MILIONI IN MENO”: INTERVISTA AL RELATORE DELLA LEGGE, EMANUELE FIANO (PD)
TANTO RUMORE PER NULLA: ALLA FINE, INVECE DEGLI ATTUALI 91 MILIONI, I PARTITI INCASSERANNO INTORNO AGLI 80 MILIONI DI EURO DI CONTRIBUTI PUBBLICI INDIRETTI
“Non esiste nessun complotto per sabotare il ddl sul finanziamento pubblico ai partiti”. Parola di Emanuele Fiano, capogruppo del Pd nella Commissione affari costituzionali e relatore della legge su cui il governo Letta ha investito buona parte della sua credibilità : quella che dovrebbe abolire i contributi dello Stato ai partiti politici.
Sul destino del ddl, secondo Fiano, non c’è motivo di alzare i toni.
Alcuni senatori del Pd (i renziani Laura Cantini, Nadia Ginetti e Roberto Cociancich) sostengono che in commissione ci sia un’alleanza trasversale per ostacolare la legge: “ Pdl e Sel sarebbero disposti a far parlare anche Pippo, Pluto e Nonna Papera pur di perdere tempo”. Non condivide questa preoccupazione?
Onestamente, questa storia dell’asse Pdl-Sel è una sciocchezza colossale. I renziani stanno trasformando la legge sul finanziamento pubblico in una loro bandiera.
Esagerano?
La realtà è un po’ diversa. Ho fatto dei calcoli sull’impatto economico che avrebbe il testo approvato dal consiglio dei ministri.
Cosa ha scoperto?
Che quando questa legge entrerà a regime, tra quattro anni, l’intervento dello Stato resterà molto significativo. Tanto per cominciare, per l’applicazione della norma del 2 x 1000 ci sarà bisogno di una copertura statale che potrebbe arrivare fino a 55 milioni di euro all’anno.
Poi?
Poi ci sono le cosiddette “erogazioni liberali”, ovvero le donazioni volontarie dei cittadini. Danno diritto a una detrazione fiscale fino al 52 per cento della somma versata. Per farla semplice: i donatori possono scaricare metà della somma donata ai partiti dalle tasse. Per lo Stato sono altri 15 milioni di euro l’anno.
In più ci sono le facilitazioni ai partiti per l’affitto delle sedi e per gli spazi televisivi.
Quelle sono le più difficili da calcolare. Stabilire una somma precisa è praticamente impossibile. Secondo le mie stime alla fine lo Stato ci rimetterebbe almeno tra i 5 e i 10 milioni di euro.
In totale, quindi?
In tutto fanno tra i 75 e gli 80 milioni di euro di contributi pubblici indiretti.
L’ultima tranche di finanziamento pubblico in quanto consisteva?
Nel 2013, con il dimezzamento dei fondi, i partiti hanno incassato 91 milioni di euro. Tra quattro anni, se tutto va bene, avremmo a regime una legge che fa risparmiare al massimo una decina di milioni di euro l’anno.
Onorevole Fiano, mi sta dicendo che è il relatore di una legge inutile?
No, non mi fraintenda. L’ispirazione è completamente differente rispetto alle norme attuali. Non è più lo Stato che decide direttamente quanti soldi distribuire ai partiti. C’è una scelta volontaria del cittadino: la logica è ribaltata.
Il finanziamento pubblico però resterà consistente.
Secondo alcuni dei costituzionalisti che hanno parlato davanti alla commissione, il fatto stesso che i partiti siano garantiti dall’articolo 49 della Costituzione giustifica l’esistenza di forme di finanzimento pubblico. Credo che il problema, fino ad oggi, sia stato il modo in cui i partiti hanno gestito il denaro: quando i soldi dipenderanno da un contributo volontario, saranno vincolati a una gestione più onesta e trasparente.
Basterà a convincere i suoi colleghi di partito?
Ai renziani dico che sarebbe grave far entrare il congresso del Partito democratico nel confronto su questa legge. Qui dentro dobbiamo comportarci da legislatori.
E a lei questa legge piace?
Può essere un punto di equilibrio tra le diverse ispirazioni che si stanno confrontando in commissione. Sulla base di quel testo, poi, bisognerà accettare una mediazione.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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