SONDAGGIO PIEPOLI: DI MAIO RAGGIUNGE RENZI AL 38% DI GRADIMENTO
LA NUOVA SINISTRA E’ DATA AL 5,5%… CENTRODESTRA IN CRISI SOLO TERZA FORZA E SALVINI NON LO RAPPRESENTA
«Vorrei ma non posso». Ecco, se l’elettorato di sinistra dovesse trovare uno slogan all’indomani della nascita del nuovo soggetto politico, forse sceglierebbe proprio questo.
Perchè in quest’area politica la domanda è molto alta. Il problema è che l’offerta non è all’altezza.
Questo almeno ci dice il sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per La Stampa, che mette a confronto le intenzioni di voto con il bacino potenziale di voti di ogni singola formazione politica.
E così si scopre che il 21% degli elettori sarebbe propenso a votare una formazione marcatamente di sinistra, una Syriza italiana.
Ma oggi solo il 5,5% si è detto pronto a votare Sinistra Italiana, il partito di Fassina e D’Attorre (più quel che resta di Sel, con Vendola che avrà un ruolo di secondo piano) nato al Teatro Quirino di Roma.
La bandiera che manca
Ma perchè l’ennesimo esperimento di creare una Cosa alla sinistra del Pd (dopo Sel, Rivoluzione Civile e Lista Tsipras, per restare agli ultimi anni) riesce a intercettare solo un quarto dei suoi potenziali elettori?
Ci sono almeno tre-quattro ragioni. «Innanzitutto manca una leadership forte, carismatica – spiega Nicola Piepoli, che ha curato l’indagine -. L’elettorato di sinistra è alla perenne ricerca di una bandiera, uno Tsipras italiano. Che evidentemente non può essere Fassina».
L’ex viceministro non va oltre il 18% nell’indice di fiducia.
«L’altra differenza con la Grecia – aggiunge Piepoli – è che lì c’è anche un centrosinistra debole».
E qui arriviamo alla questione della legge elettorale. Con l’Italicum non sono previste le coalizioni e dunque a frenare la corsa solitaria di Sinistra Italiana c’è il solito discorso che da anni tormenta l’elettorato di sinistra: il voto utile.
Ma se la legge dovesse cambiare, con il ritorno delle coalizioni, allora a quel punto la percentuale potrebbe salire, a danno del Pd.
A patto però che si trovi una leadership e che il partito riesca a darsi una vera struttura, coinvolgendo la base: Sinistra Italiana nasce infatti dall’alto, dai gruppi parlamentari. Come del resto Ncd, i Conservatori-Riformisti di Fitto e Ala di Verdini. Partiti nati nei palazzi.
Fuga dal ballottaggio
Per Renzi, dunque, il competitor interno non desta particolari preoccupazioni.
Sinistra Italiana ha rosicchiato qualche consenso al Pd, che però si assesta al 32% e potenzialmente potrebbe arrivare al 43%.
Un risultato che consegnerebbe al partito di Renzi la vittoria al primo turno, senza correre il rischio di sorprese al ballottaggio.
A oggi, al secondo turno sfiderebbe il Movimento Cinque Stelle, che supera di mezzo punto (27,5% contro 27%) il centrodestra (senza Ncd, che vale il 2%).
E per il M5S il bacino potenziale è del 40%.
Il grillino con migliori chance di insidiare il premier è Luigi Di Maio: il suo indice di fiducia è altissimo, 38%, esattamente come Renzi (Grillo non va oltre il 24%).
Nessun altro politico ha un gradimento simile: lo stesso Salvini fatica a convincere persino il suo elettorato.
Il listone Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia è dato al 27% (con un bacino potenziale del 38%), ma il gradimento di Salvini non supera il 26%.
Con questi numeri sarebbe difficile giocarsela con Renzi al ballottaggio.
Il problema, per il centrodestra, è che non ci sono altri nomi all’orizzonte.
La caccia ai voti
Torniamo dunque all’ipotesi ballottaggio Pd-M5S. Per vincere, i Cinque Stelle dovrebbero pescare voti nell’elettorato di centrodestra.
Nei precedenti alle Comunali ci sono riusciti: su 26 ballottaggi, i grillini ne hanno vinti 14, sempre contro candidati di centrosinistra.
E nonostante il calo dell’affluenza, hanno sempre aumentato il numero di voti assoluti.
Marco Bresolin
(da “La Stampa”)
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