SOTTOSEGRETARI, NIENTE POLTRONE PER VERDINI, SOLO ZANETTI CONFERMATO
L’IMPUT DI RENZI: RAFFORZARE IL PD, NON IL GOVERNO
Ancora poche ore e la squadra degli oltre 40 sottosegretari e viceministri di governo del ‘nuovo corso’ guidato da Paolo Gentiloni sarà completata.
Il neopremier conta di chiudere giovedì, il giorno della conferenza stampa di fine anno. La settimana in più di riflessione lo avrebbe portato a due conclusioni nodali per lo sblocco delle trattative.
Nessun nuovo ingresso dei verdiniani: nel sotto-governo dovrebbe essere confermato solo Enrico Zanetti, attualmente viceministro uscente all’Economia.
E nessuna conferma al governo per Tommaso Nannicini: fedelissimo di Renzi, il sottosegretario uscente non andrà al ministero del Lavoro a commissariare Giuliano Poletti.
Per lui invece si apriranno le porte del Nazareno: Renzi lo vuole nella nuova segreteria del Pd a curare il programma da qui alle prossime elezioni che il segretario continua a immaginare vicine.
I verdiniani
La scorsa settimana, è stato Gentiloni stesso a decidere di rimandare la questione ‘sottosegretari’ a dopo Natale.
Motivo: prendersi una settimana in più di riflessione per decidere se accettare l’abbraccio di ‘Ala’, la componente parlamentare di Denis Verdini che spesso ha aiutato il governo Renzi al Senato pur senza entrare formalmente in maggioranza. Nato il governo Gentiloni, Verdini ha chiesto un riconoscimento formale e politico, pur senza avergli votato la fiducia, non ce n’è stato bisogno.
Tradotto: Ala ha prima chiesto un ministero e 4-5 sottosegretari. Poi ha ridotto le pretese ai soli sottosegretari. E adesso pare debba accontentarsi della sola conferma di Enrico Zanetti, origini di Scelta Civica, da ottobre con i verdiniani nello stesso gruppo alla Camera. Su twitter fa chiarezza l’altro verdiniano, Saverio Romano:
Zanetti potrebbe traslocare dall’Economia allo Sviluppo Economico. Ma non è detto. Ad ogni modo, per Verdini avrebbe deciso Berlusconi, de facto. Perchè è stato l’abbraccio dell’ex Cavaliere a Gentiloni a scaricare il potere contrattuale di Ala verso il governo. Se c’è la stampella promessa da Forza Italia, i verdiniani perdono senso e potenza: parlando con gli interlocutori del Pd, Verdini stesso avrebbe ammesso che molti dei suoi stanno valutando se tornare con Berlusconi. Addirittura. Si vedrà .
I cambi
Intanto, Gentiloni prevede non più di 6-7 cambi nello squadrone dei 40. Molti dei quali all’Istruzione, ministero che nel passaggio di testimone tra Renzi e Gentiloni ha cambiato pure il ministro: da Stefania Giannini a Valeria Fedeli.
Così via Angela D’Onghia e Gabriele Toccafondi, dovrebbe arrivare la deputata Pd Manuela Ghizzone. Mentre il renziano siciliano Davide Faraone dovrebbe traslocare alle Infrastrutture.
Allo Sport con il neo-ministro Luca Lotti dovrebbe arrivare Laura Coccia, deputata Pd ed ex campionessa paralimpica.
Scendono le quotazioni per uno spostamento dell’attuale presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Emanuele Fiano agli Interni: viceministro con Minniti dovrebbe rimanere il lucano Filippo Bubbico, agli Interni anche con Enrico Letta.
A conferma delle previsioni della vigilia, Gentiloni dovrebbe tenere per se anche le deleghe ai servizi segreti.
Mentre Luciano Pizzetti, sottosegretario uscente alle Riforme, potrebbe andare alla presidenza della Prima commissione del Senato, al posto di Anna Finocchiaro, neo-ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Confermati tutti gli altri: anche Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari Europei sul quale si era ipotizzato un trasloco alla Farnesina, sempre con le stesse deleghe.
Pare che ora resti sotto Palazzo Chigi.
Rafforzare il Pd, non il governo
Ma non è confermato Tommaso Nannicini, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, voluto a Palazzo Chigi da Renzi, fedelissimo dell’ex premier.
Tanto fedele da seguirlo nella nuova ‘avventura’ da semplice segretario del Pd.
Renzi infatti vuole che Nannicini sia il responsabile del Programma nella nuova segreteria che dovrebbe ‘battezzare’ al Nazareno dopo l’Epifania.
Nella squadra del partito dovrebbero esserci anche il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino come responsabile Esteri del Pd e poi i sindaci: da Falcomatà (Reggio Calabria) a Bonajuto (Ercolano), Decaro (Bari). Per una segreteria plurale, che dialoghi con i territori: è questo il piano di Renzi.
Insomma, per Renzi che ancora ci tiene a tornare al voto a primavera, la parola d’ordine in questo momento è: rafforzare il partito.
E, raccontano fonti Dem qualificate, Renzi e Gentiloni ragionano in perfetta intesa: sul Pd e sul governo.
Se il progetto è rafforzare il Pd, il governo si prende gli ‘avanzi’, diciamo così.
E durerà fin tanto che ci sarà una nuova legge elettorale. Quando ci sarà .
(da “Huffingtonpost”)
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