SQUILLO QUINDICENNI IN VENDITA A 10 EURO SU FACEBOOK: SONO QUESTI I “VALORI” TRASMESSI DA CERTE FAMIGLIE?
CINQUE RAGAZZINE DI BRESCIA SI PROSTITUIVANO CON UOMINI CONTATTATI GRAZIE A PROFILI SOCIAL… VENGONO DA FAMIGLIE SENZA PROBLEMI ECONOMICI
La 15enne ha lasciato gli agenti della polizia di Brescia senza parole.
Non ha negato, anzi, ha confessato tutto in modo disinibito.
Come se fosse naturale: «Se magari volevo un paio di jeans nuovi mi proponevo al primo che mi metteva gli occhi addosso. Ero sempre pronta a un rapporto sessuale».
Dopo l’inchiesta che ha portato a smantellare un giro di prostituzione minorile maschile arrestando un untore sieropositivo che infettava le vittime con il virus Hiv per «vendicarsi» della malattia contratta, un nuovo caso di degrado giovanile scuote la provincia di Brescia. Protagoniste cinque ragazze tra i 15 e i 16 anni cresciute in contesti senza alcun problema economico.
Compagne di scuola, amiche di vita, baby squillo per pagarsi l’aperitivo o l’uscita del sabato sera.
Si vendevano a uomini di tutto il nord Italia per dieci, venti, trenta euro a seconda della prestazione sessuale richiesta.
Non solo: per incrementare il fatturato le ragazzine si prostituivano in cambio di ricariche telefoniche da cinque euro anche ai compagni di scuola, un istituto professionale della città , a tal punto che il preside era arrivato a far presidiare dai bidelli i bagni.
Tutto è partito da una madre che, insospettita dai rientri a notte fonda della figlia, in due casi accompagnata da un 70enne (che sembra uscirne pulito), si è informata sulle prestazioni scolastiche.
In aula la giovane ci andava pochissimo e la mamma, con sospetti sempre più forti, si è rivolta alla Polizia Provinciale di Brescia.
«Credo che mia figlia si prostituisca», il succo.
Gli agenti hanno ricostruito l’intera vicenda con non poche difficoltà : all’inizio le cinque baby squillo si servivano di un 30enne bresciano come intermediario, poi, avevano iniziato a gestire da sole il proprio giro.
Non usavano le normali chiamate del telefono ma contattavano i clienti con profili falsi creati ad hoc sui social network: il giro arrivava fino a Bergamo, Mantova, Torino e Milano, gli incontri si tenevano sopratutto nei parcheggi del centro commerciale Freccia Rossa di Brescia.
La giovane, figlia di genitori separati e sentita dagli agenti, ha confessato la sua attività in modo disinibito e, nonostante le smentite delle altre ragazze coinvolte, l’attività investigativa è proseguita e resta tuttora da chiarire se le giovani fossero coordinate da qualche figura adulta o, come sembra, tenessero il proprio giro di clientela in modo autonomo.
Il primo indagato è un 45enne di Brescia accusato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, sembra che aiutasse le ragazzine a adescare uomini adulti e più facoltosi: è stato l’unico cliente a contattare le baby squillo con il telefono.
(da “il Corriere della Sera”)
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