STOP DELLA CAMERA AL TRASFERIMENTO DEI MINISTERI AL NORD: E’ CAOS IN AULA, FINI FA ESPLODERE LE CONTRADDIZIONI DEL PDL
PDL E LEGA NON RISCHIANO IL VOTO: IL GOVERNO DA’ PARERE FAVOREVOLE AI TESTI DI PD, IDV E FLI, CONTRO IL TRASFERIMENTO DEI DICASTERI PER EVITARE CHE SIA MESSO IN VOTAZIONE IL PROPRIO…ERANO UNA VENTINA I DEPUTATI DI MAGGIORANZA CHE NON L’AVREBBERO VOTATO…LITE CICCHITTO-FINI
Stop della Camera al trasferimento dei ministeri al nord, ma nell’aula di Montecitorio va in scena il caos.
Il governo accoglie l’ordine del giorno firmato da Pdl e Lega che recepisce l’accordo tra Berlusconi e Bossi: nessun trasloco di ministeri, al Nord saranno aperte solo sedi di rappresentanza.
Ma l’esecutivo, per evitare problemi, dà via libera anche a tutti gli ordini del giorno del Pd, dell’Idv e del Terzo Polo: quello del Pd esclude «ogni ipotesi di delocalizzazione dei ministeri» e nel testo si afferma il “no” anche alla «semplice introduzione di sedi decentrate delle amministrazioni centrali, ipotizzata da alcuni esponenti delle maggioranza».
Una scelta, quella di accogliere «coscientemente» ordini del giorno dal contenuto tra loro «contraddittorio», stigmatizzata da Gianfranco Fini, protagonista di uno scontro in aula con il capogruppo del pdl Fabrizio Cicchitto.
Il sì del governo agli ordini del giorno a volte viene ritenuto sufficiente da chi li presenta, e non si arriva alla votazione.
Pd, Idv e Terzo Polo, invece, chiedono che l’aula voti ugualmente sui loro documenti. Il Pdl è in imbarazzo.
Su quei testi, il Pdl si astiene mentre i deputati della Lega non partecipano alla votazione.
C’è confusione in aula; a sorpresa, il Pdl vota l’ordine del giorno del Fli con cui si impegna il governo «a rigettare la richiesta proveniente dalla Lega di spostamento dei ministeri al Nord».
L’atteggiamento del governo viene duramente criticato dal Pd e dall’Udc.
«Se per non andare alla votazione, il governo accoglie gli ordini del giorno cui non dà attuazione, si crea un malcostume politico e istituzionale di cui la presidenza si deve far carico», dice il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che chiede a Fini di convocare la Giunta per il regolamento per dirimere la questione.
In Aula va in scena una battaglia in punta di regolamento: teoricamente, una volta approvato l’ordine del giorno del Pd, tutti gli altri sarebbero assorbiti, ma Fini decide di far pronunciare l’aula su tutti i testi per i quali si richieda la votazione.
Giunti al testo di Pdl e Lega, però, Fabrizio Cicchitto annuncia di «accontentarsi» : il governo ha già dato il suo ok, argomenta, inutile votare.
Il Pd insiste: per andare comunque al voto due deputati democratici provano a far proprio l’ordine del giorno, ma Cicchitto è irremovibile.
È qui che va in scena lo scontro con Fini.
«Qui non siamo a Bisanzio» dice il presidente della Camera. E poi aggiunge: «Non ho alcuna difficoltà a dire, assumendomene la responsabilità , che considero una furberia tattica l’atteggiamento dell’onorevole Cicchitto che sa perfettamente che qualora venisse posto in votazione l’ordine del giorno correrebbe il rischio di vederlo bocciato».
E mentre infuria la protesta della maggioranza, Fini bacchetta anche il governo: «Anche se non è potestà della presidenza valutare l’intima coerenza dei pareri espressi – sostiene – il governo ha espresso coscientemente dei pareri contraddittori tra di loro dando un parere favorevole a ordini del giorno che sostenevano delle opinioni diversificate».
Più tardi, in capigruppo, Cicchitto e Fini si chiariscono. Ma il presidente della Camera resta del suo avviso: «Non si è mai visto – commenta con i suoi collaboratori – che il governo dia parere favorevole su tutti gli ordini del giorno pur di non farli votare».
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