STOP STORICO AL PATTO DI STABILITA’: “GOVERNI POTRANNO POMPARE DENARO”
SALTA IL TETTO AL 3% DEL RAPPORTO TRA DEFICIT E PIL PER SOSTENERE L’ECONOMIA DEI PAESI EUROPEI FLAGELLATI DAL CORONAVIRUS
Le scosse fortissime, tragiche e incalcolabili della pandemia da coronavirus sgretolano le regole di bilancio europee nel giro di pochi giorni.
Oggi la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen annuncia la decisione di attivare la ‘general escape clause’ per sospendere – de facto – il Patto di Stabilità e crescita.
Il 3 per cento che finora ha regolato il rapporto tra deficit e pil per un po’ è accantonato.
Non solo: von der Leyen dice esplicitamente che si discute anche degli eurobond, che Giuseppe Conte ha soprannominato ‘coronabond’ per questa fase emergenziale, altro strumento di condivisione dei rischi finora naufragato nei veti del nord Europa.
“Se servono, li useremo”, sono le parole della presidente. E’ fatta? E’ un grandissimo passo in avanti dal punto di vista italiano, ma ne servono altri.
La clausola di ‘fuga’ dalle regole è stata introdotta con la riforma del ‘Six-Pack’ all’interno del Patto di Stabilità e crescita nel 2011, come risultato della crisi finanziaria negli anni precedenti, esperienza che, sottolinea la Commissione nella sua comunicazione di oggi, “sottolineò l’esigenza di una disposizione specifica nelle regole fiscali europee per permettere una devizione ordinata e coordinata dalle normali richieste a tutti gli Stati membri in una situazione di crisi generale causata da una recessione economica severa dell’area euro o di tutta l’Unione”.
La Commissione stima che Covid-19 potrebbe contrarre il pil europeo dell’1 per cento nel 2020, ma “scenari più avversi non sono da escludere”.
“Presupponendo che la crisi sanitaria si protragga fino a giugno e oltre — è l’agghiacciante scenario contenuto nella comunicazione della Commissione Europea — il calo delle attività economiche nel 2020 potrebbe essere simile alla contrazione del 2009, l’anno peggiore della crisi economica e finanziaria”.
Ecco la cornice che ha portato l’organismo di Palazzo Berlaymont a chiedere agli Stati membri di attivare la ‘clausola di fuga’: è la prima volta che succede da quando è stata introdotta. Passaggio rivoluzionario ma attenzione. L’articolo che la introduce parla di “misura temporanea”.
“In periodi di severa recessione per la zona euro o tutta l’Ue, gli Stati possono temporaneamente allontanarsi dall’aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine (OMT), posto che ciò non metta a rischio la sostenibilità di bilancio nel medio termine”.
Inoltre la comunicazione della Commissione si conclude sottolineando che: “La clausola di salvaguardia non sospende le procedure del Patto di Stabilità e crescita. Permette alla Commissione e al Consiglio di adottare le necessarie misure di coordinamento nella cornice del Patto, pur deviando dalle regole”.
Al netto di questo, la decisione di oggi è un passo storico: gli Stati potranno spendere e sforare per far fronte al ‘mostro coronavirus’ e le conseguenze che scatena sulla società e l’economia. E’ qualcosa di rivoluzionario, anche nella portata della decisione che dà l’indicazione netta della volontà di cercare una strada europea e non nazionale a questa crisi.
Ma non è un passo definitivo. E ne richiede altri. L’approvazione da parte del Consiglio europeo — i leader si riuniscono in videoconferenza giovedì prossimo — appare lo scoglio minore. Il punto sono gli altri strumenti che andranno a fare da corredo all’attivazione della clausola. Cioè chi pagherà il nuovo debito prodotto dallo ‘tsunami coronavirus’ per evitare che si trasformi in tagli draconiani da fare in futuro?
Ecco perchè sul tavolo della discussione ci sono anche gli eurobond. Ed ecco perchè l’Italia, insieme alla Francia, chiede di usare le risorse del Meccanismo europeo di stabilità , 410 miliardi di soldi pronte all’uso, senza le condizionalità che al momento le vincolano. Cioè senza troike di sorta, senza cadere nel meccanismo di controllo che impone sacrifici sulla spesa.
Su questo — lo ha chiesto esplicitamente Giuseppe Conte in un’intervista al Financial Times – la discussione è aperta, a partire dalla conference call di oggi tra i ministri delle Finanze di Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Finlancia e Olanda e poi l’Ecofin — sempre in videoconferenza – lunedì prossimo. Giovedì, appunto, la decisione dovrebbe essere adottata formalmente dai leader Ue.
“Abbiamo promesso che faremo di tutto per sostenere gli europei e le imprese europee” per fronteggiare la crisi, dice von der Leyen in un video messaggio su twitter, il quarto dall’inizio dell’emergenza in Italia e poi negli altri paesi europei. “Ieri — annuncia – abbiamo messo in atto le regole sugli aiuti di Stato più flessibili di sempre per aiutare le persone e le aziende. Oggi attiviamo la clausola per allentare le regole di bilancio, consentendo ai governi di pompare euro nell’economia”.
Su tutto il resto – l’accesso ai fondi del Salva Stati senza contropartite di tagli alla spesa pubblica, la creazione di eurobond – vanno convinti gli Stati nordici, Germania e Olanda in primis, i più affezionati al pareggio di bilancio e alle regole di austerity.
C’è da dire che anche la stessa Germania si appresta a varare nuove regole sul debito: lunedì il gabinetto Merkel approverà una regola speciale che permetterà allo Stato di non rispettare più il pareggio di bilancio, finora un totem per i tedeschi.
La spinta al cambiamento viene dallo stato di necessità dettato da Covid-19, tragedia che non conosce confini e stressa le finanze di tutti gli Stati. Tutti sulla stessa barca e per ora non si registrano tentazioni di ammutinamento. E’ l’Europa che cambia decisamente pelle, se si pensa agli anni della crisi dell’euro e della crisi del debito in Grecia. Serviva una pandemia per muoversi in senso europeista. Peccato, ma è anche un’opportunità , la più rivoluzionaria, finora.
(da “Huffingtonpost“)
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