STRATEGIA E CONTI NEL PARTITO: SALE LA RABBIA DENTRO FORZA ITALIA
IN BILICO LA RIUNIONE DI OGGI, TANTI GLI INDECISI… MALUMORI ANCHE PER LA RICHIESTA DI CONTRIBUIRE AL ROSSO IN CASSA: CHIESTI 30-40.000 A PARLAMENTARE
Balla l’assemblea dei gruppi, ma balla pericolosamente anche Forza Italia.
In vista del voto del Senato sulle riforme, che con ogni probabilità slitterà alla prossima settimana, il partito ribolle e il disagio cresce.
Non è solo il merito della riforma del Senato – la non elettività che è sentita come un vulnus insopportabile – ad agitare le acque nel partito, ma un complesso di fattori che stanno portando la tensione a un pericoloso livello di guardia.
Tanto che in queste ore sono partite a raffica le telefonate di un Silvio Berlusconi sempre più infastidito e incupito per le sue vicende giudiziarie (oggi arriverà anche il verdetto Mediatrade sul figlio Piersilvio), di Gianni Letta e di Denis Verdini ai vari senatori inquieti che potrebbero votare contro le riforme in Senato.
Il fine è quello di convincere il maggior numero di parlamentari a non mettersi di traverso.
Con argomenti («Non si poteva in questa fase fare di più»), lusinghe, promesse e mozioni degli affetti.
È probabile che l’operazione funzioni e porti al rientro di buona parte dei dissidenti, di sicuro non Augusto Minzolini che avverte che non voterà la riforma «nemmeno se mi telefona e me lo chiede Berlusconi».
Ma non c’è dubbio che il malumore non può essere sottovalutato, per gli effetti immediati e futuri, nonostante Berlusconi mal sopporti «queste continue divisioni». Anche per questo non si sa ancora se si terrà oppure no la seconda puntata della riunione dei gruppi sospesa giovedì scorso e rimandata ufficialmente ad oggi.
Le convocazioni non sono partite e dunque per oggi è improbabile che si tenga, si parla di domani, ma il rischio che si trasformi in un nuovo sfogatoio è alto e i dubbi sul tenerla o meno sono moltissimi nell’entourage del Cavaliere.
Sì perchè a rendere caldissimo il clima non c’è solo la questione Senato, ma tanti altri fattori di scontento.
Non strombazzato ma più che reale è il disagio per la richiesta perentoria arrivata dall’amministrazione del partito (guidata dalla Rossi) di restituire le somme dovute per la campagna elettorale, più le quote mensili che molti non hanno mai versato. Cifre da 30- 40 mila euro che molti dichiarano di «non avere», e che altri comunque sono restii a concedere ad un partito nel quale «le ricandidature poi si decideranno nel cerchio magico di Arcore, senza nessuna garanzia…».
Insomma, il problema c’è, come d’altronde c’è quello del finanziamento, sempre più impellente, se è vero che domani sera si terrà a Roma una cena di fundraising con Berlusconi, alla quale i parlamentari sono praticamente costretti a partecipare pagando somme notevoli per ogni tavolo (sembra diecimila euro, da dividere poi tra gli altri commensali che riusciranno a coinvolgere).
Se a questo si aggiungono i tanti mugugni per l’attivismo di Francesca Pascale su un fronte delicato come quello dei diritti degli omosessuali – oggi sarà a Napoli ad iscriversi alla sezione cittadina dell’Arcigay, dopo aver preso già la tessera dei Gaylib – si capisce come le spine siano tante: «Si arrabbieranno i campani per lo sfondamento nel loro territorio, e tutti i tradizionalisti per la linea su cui ci sta portando…», prevede un senatore.
Sullo sfondo, restano due temi: lo «schiacciamento» su Renzi, come lo definisce Renato Brunetta che, pur dichiarandosi fedele a Berlusconi, avverte che è una posizione che il nostro elettorato non capisce», e la gestione del partito su temi così delicati in questo momento.
Raffaele Fitto, pur restando in silenzio, è tra coloro che non stanno affatto condividendo nè la linea sulle riforme, nè la sottovalutazione del malessere rispetto al rapporto con Renzi. E nei prossimi giorni le sue mosse conteranno.
La previsione è che alla fine il voto sulle riforme ci sarà , ma tra i «5-6 dissidenti che voteranno contro», secondo Verdini, e la «ventina» che prevedono altri, c’è il senso di una miccia che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Nel partito, ancora prima che in Parlamento.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera“)
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