SVEZIA, SQUADRA DI RIFUGIATI CURDI PROMOSSA IN SERIE A
IL CLUB DAL KURD, FONDATO DA PROFUGHI TURCHI FUGGITI DA MARDIN, SI E’ FORMATO NEL 1984
Lo stemma appuntato sul petto, e i colori della maglia, sono quelli proibiti in Turchia: giallo, rosso e verde. I colori del Kurdistan.
Ma sotto questo insolito caleidoscopio di tinte, il Dal Kurd FF, squadra curda fin dalla sua ragione sociale, è stata promossa nella massima serie del campionato di calcio nazionale. Una vera impresa. E nemmeno la prima, per questo club.
Che, adesso, riunisce i sostenitori di calcio curdi non solo in Iraq, Siria, Iran e Turchia (con toni più o meno accesi, a seconda del Paese dove si può manifestare in modo chiaro la propria fede sportiva), ma soprattutto fra le comunità curde sparse in tutto il mondo.
Il Dal Kurd, infatti, giocherà il prossimo Campionato in Serie A dopo ben 7 promozioni, di cui 5 addirittura consecutive.
Nella Svezia prossima avversaria della Nazionale italiana per la sfida alle qualificazioni dei Mondiali, parliamo ora di una società addirittura giovanissima, fondata appena 13 anni fa.
Nel 2004 nove rifugiati curdi misero le basi per il club a Borlà¤nge, nella contea di Dalarna, 200 chilometri a nord di Stoccolma. Come simbolo: i colori del Kurdistan iracheno, la terra da cui erano fuggiti.
Altri erano invece scappati da Mardin, la bellissima città storica nel sud est della Turchia, a causa della guerra fra l’esercito di Ankara e i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan.
L’intento comune: costruire una “Nazionale” dei curdi, mettendo insieme il consenso globale che raccoglie l’immagine del calcio, con l’identità di un popolo del quale ormai tutti nel mondo conoscono l’esistenza.
Con il tempo il Dal Kurd FF ha preso forza ed è cresciuto come società e come squadra. Solo lo scorso anno l’associazione ha ceduto il 49% delle quote a due milionari, i fratelli Sarkat e Kawa Junad, anch’essi curdi e imprenditori nel settore delle comunicazioni.
E la sopravvenuta potenza economica, aggiunta alla decisione di richiamare l’allenatore svedese Andreas Brannstrom, ex calciatore che ha impostato un modulo d’attacco capace di sbancare il campionato cadetto, si sono rivelati la formula vincente.
L’altro giorno, vincendo in casa per 1-0 sul Gais, è arrivata anche la storica promozione nel massimo torneo della Svezia, con una giornata di anticipo sulla fine del girone.
I giocatori della “Nazionale” curda hanno le provenienze più diverse.
Molti gli svedesi, a partire dal portiere Frank Petterson. Ma poi ci sono americani (gli Stati Uniti sono il maggiore alleato dei curdi nella guerra contro i terroristi dell’Isis), un olandese, un giapponese, uno spagnolo, un serbo, un kosovaro, uno del Gambia e uno della Sierra Leone.
Ma fra gli svedesi, alcuni hanno nomi inequivocabilmente curdi. Il capitano, ad esempio, si chiama Peshraw Azizi, ed è figlio di un ex combattente peshmerga, nome dei “guerriglieri che guardano in faccia la morte”: “Mio padre — ha detto di recente in un’intervista – è stato per tanti in anni prima linea e io adesso continuo la sua battaglia, attraverso il calcio e non la guerra. Quando sono andato in visita ai ‘peshmerga’, mi hanno riconosciuto e mi hanno chiesto di farli felici col calcio. Per me, quella sportiva, è una lotta altrettanto importante per la questione curda”.
E la morte, alla squadra del Dal Kurd è stata davvero vicina. Il destino poteva prendere una piega diversa se nel 2015 il club, finito uno stage in Catalogna, avrebbe dovuto imbarcarsi sul volo Germanwings tragicamente precipitato sulle Alpi.
L’attesa da sostenere allo scalo di Dà¼sseldorf era stata giudicata eccessiva, così il portiere Petterson e i compagni, tutti già con i biglietti in mano, preferirono cambiare la prenotazione rientrando in Svezia dividendosi su tre aerei con destinazione Zurigo e Monaco di Baviera, evitando in modo inconsapevole di restare coinvolti nel disastro.
La cavalcata nella Serie B svedese è stata questa stagione un vero trionfo. E il successo finale del Dal Kurd ha provocato un’ondata di festeggiamenti sui social da parte di centinaia di migliaia di curdi, che hanno accolto la notizia con gioia da svariati angoli del pianeta.
Da New York a Parigi, da Cuba fino alle Hawaii, sulla pagina Instagram del club appaiono in continuazione foto di tifosi che mostrano la sciarpa rossa, bianca e verde. Spiega il creatore del profilo Instagram della società , Agri Ismail: “Il Dal Kurd è riuscito a creare una realtà che ha un legame forte con la comunità locale, ma fornisce inoltre un polo di aggregazione alla popolazione curda sparsa nel mondo”.
Uno studio dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sostiene che trovare lavoro in Europa con un nome mediorientale è statisticamente difficile. “Ma ora — aggiunge Ismail – i giovani curdi non hanno solo una squadra da tifare, ma anche un modello di riferimento a cui ambire”.
Il sogno della squadra curda è adesso quello di sfidare un team turco. La Turchia non si è qualificata per i prossimi Mondiali di Russia, ma le sue formazioni sono ben note in Europa.
A partire dal Besiktas, oggi Campione di Turchia e club in testa al suo girone in Champions League, per non parlare del Fenerbahce o del Galatasaray.
Il Dalkurd dovrà assemblare ora una formazione adatta alla massima Serie in Svezia, e i suoi manager si dicono pronti a viaggiare, imparare, e incontrare società europee con cui possano scambiare esperienze e far crescere il loro progetto.
Idea nata per togliere i ragazzi curdi dalla strada, che ha seguito il modello di un’altra squadra scandinava, l’incredibile Ostersunds, in grado in pochi anni di scalare le posizioni nel calcio svedese partendo dai dilettanti.
Quest’anno addirittura, per scherzo del destino, ha esordito in Europa League eliminando proprio la corazzata turca del Galatasaray grazie a un rigore del suo centravanti Brwa Nouri, nato in Kurdistan e rilanciato
A Istanbul, Nouri si è preso gli insulti, ma ha poi zittito la contestazione segnando la rete.
Nella società si guarda già al prossimo anno. Non è infatti ancora chiaro dove la formazione disputerà ore le prime gare casalinghe nella nuova Serie. La dirigenza vorrebbe infatti lasciare la cittadina di Borlà¤nge, in polemica con la locale amministrazione comunale
Il club gioca attualmente le proprie partite casalinghe al Domnarvsvallen, stadio da circa 6.500 posti condiviso con l’altra squadra cittadina, l’IK Brage.
Un impianto vecchio, costruito nel 1925. Adesso, però, il Dal Kurd deve guardare al rinnovamento. E a uno stadio nuovo.
(da “La Stampa”)
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