TACI, PUTIN TI ASCOLTA! IN RUSSIA C’E’ IL BOOM DI DELATORI
SEMPRE PIU’ PRIVATI CITTADINI DENUNCIANO CONOSCENTI, VICINI DI CASA O PARENTI PER UN PRESUNTO SOSTEGNO ALL’UCRAINA… C’È CHI È STATO MULTATO PER AVER DETTO CHE “ZELENSKY È BELLO E INTELLIGENTE” E CHI È FINITO NEL MIRINO PERCHÉ INDOSSAVA UN GIUBBOTTO GIALLO E BLU
La settantenne Olga Slegina è stata denunciata dalle cameriere di un albergo vacanze nei pressi di Mosca: l’avevano sentita discutere con i vicini di tavolo e pronunciare la frase «Zelensky è bello e intelligente», che le è costata circa 500 euro di multa per «discredito delle forze armate russe».
L’infermiera dell’hospice per bambini Kamilla Murashova è stata segnalata alla polizia dall’uomo che viaggiava accanto a lei nella metropolitana di Mosca, e aveva notato delle spillette pacifiste sul suo zainetto: se l’è cavata con un verbale e una multa.
Al 40enne Yuri Samoilov la vicinanza con un passeggero vigile invece è costata l’arresto per 14 giorni: stava leggendo sul suo smartphone una chat di opposizione, e aveva sul salvaschermo l’emblema del reggimento Azov.
Ma la vigilanza dei cittadini colpisce anche chi non manifesta alcuna opinione politica: una moscovita in volo per Vladikavkaz è stata denunciata dalla vicina di poltrona perché stava leggendo un libro in ucraino. La cronaca non rende pubblico il titolo del libro, ma in compenso rivela il grado di paranoia raggiunto in Russia, in un campionato della delazione che sta battendo ogni mese un nuovo record.
Il «donos», la denuncia, è tornato a essere uno sport nazionale. A Ekaterinburg, gli inquilini di un condominio multipiano hanno scritto al deputato Maksim Ivanov dopo il furto dei fiori dall’aiuola piantata nei colori della bandiera russa: «Potrebbe essere opera dei demoni ucraini».
Una moscovita ha chiamato la polizia in casa della sua vicina 83enne che aveva esposto nella finestra due fogli di cartone, uno giallo e l’altro blu, per proteggere dal sole le piante sul davanzale. I colori della bandiera ucraina sono un’ossessione, tale da aver spinto perfino il vicepresidente della Duma Vladislav Davankov a chiedere al ministero dell’Interno di chiarire quali utilizzi cromatici sono da considerare criminali.
In realtà, già mesi fa la Procura generale russa aveva “depenalizzato” l’accostamento dei colori, ma il 39enne Aleksandr G., addetto alle pulizie di un manicomio moscovita, è stato appena consegnato alla polizia dai pazienti dell’ospedale per il suo giubbotto “ucraino”.
Le panchine gialle e azzurre sono state ridipinte dopo una denuncia dei passanti a Bryansk e a Omsk. La catena di supermercati pietroburghese Lenta riceve quotidianamente denunce di clienti infuriati per i colori del marchio (scelti probabilmente per imitare l’Ikea).
Molti ricorrono alla delazione per regolare dei conti con gli ex, i vicini di casa e i colleghi, o per guadagnare punti nella carriera. Altri sono vittime del terrorismo psicologico della propaganda. Ma nell’ondata di denunce c’è il ritorno di una tradizione che lo scrittore Viktor Erofeev definisce «incisa nella carne dei russi» e che perfino il portavoce presidenziale Dmitry Peskov bolla come «rivoltante».
La delazione capillare è stata uno dei meccanismi dello stalinismo, e l’amara riflessione di Sergey Dovlatov sulle «quattro milioni di denunce che qualcuno doveva pur aver scritte» torna di attualità, e riporta in superficie quella guerra civile nascosta che dura in Russia da più di un secolo.
L’antropologa Aleksadra Arkhipova è entrata in contatto con la donna che l’ha denunciata, e che ha già consegnato alla polizia più di 900 persone che segnala dopo una metodica ricerca sui media e sui social: «Ce l’ho nel sangue, mio nonno era un informatore dell’Nkvd», ha spiegato fiera, preferendo però non rivelare il suo nome.
Ma quello che per ora è una scelta, e una passione, sta per diventare un dovere: i datori di lavoro avranno l’obbligo di segnalare i dipendenti maschi al commissariato militare, e a Vladivostok e a Pietroburgo sono avvenute le prime incriminazioni per «mancata denuncia di reato» contro russi che non avevano reagito ai post “estremisti” sui social dei loro amici.
All’università di Penza il vicerettore Vladimir Shimkin ha invitato gli studenti a spiarsi a vicenda: «Analizzate la vostra cerchia, guardate chi ha un comportamento strano, chi è diventato più evasivo o taciturno. Non tacete».
(da La Stampa)
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