TAJANI A PRANZO CON PIER SILVIO E MARINA: “NUOVA LINEA PER RILANCIARE FORZA ITALIA: “PIU’ CORAGGIO, PIU’ INNOVAZIONE, NON SOLO RESISTENZA MA ANCHE ATTACCO”
ALL’INCONTRO ANCHE GIANNI LETTA PER DETTARE LA NUOVA LINEA
Non è stato «un chiarimento», perché «non c’era niente da chiarire», assicura Antonio Tajani. Ma ha comunque un valore chiarificatore, almeno per l’esterno, il pranzo che si è tenuto ieri nella casa di Marina Berlusconi tra il leader di Forza Italia, Gianni Letta, la figlia dell’ex premier e suo fratello Pier Silvio. Nulla di anomalo, specificano tutti, incontri del genere si tengono «almeno una volta al mese», per fare il punto sulla situazione politica, per tenere informati i figli del Cavaliere — i primi finanziatori di FI — delle dinamiche tra partiti in corso, per fare il quadro economico e internazionale «come avviene sempre anche con altri imprenditori, essendo io il ministro degli Esteri», assicura Tajani.
Stavolta però la doppia uscita a pochi giorni di distanza di Marina e Pier Silvio — la prima aveva detto di sentirsi più vicina alla sinistra che alla destra sui temi etici, il secondo si era lamentato che «i moderati sono in maggioranza, ma manca un riferimento» — aveva fatto molto parlare e sospettare che la famiglia del Cavaliere non vedesse più di buon occhio la gestione del partito.
«Più coraggio, più innovazione, non solo resistenza ma anche attacco», è sembrato il messaggio partito dai Berlusconi. Per questo, dicono alcuni, anche se il ruolo di Tajani non è in discussione, la politica condotta fin qui lo è. A quanto raccontano, però, «nell’incontro si è riso parecchio su certe ricostruzioni: le parole di Marina e Pier Silvio sono state utilizzate per attaccare FI, ma la pensiamo tutti allo stesso modo».
Intanto, precisano, non si è affatto parlato di far fuori mediaticamente personaggi della vecchia guardia come Barelli e Gasparri, o di far scendere in campo volti giovani per attrarre audience e novità: «Non se ne è parlato, non si è fatto alcun nome. Sono imprenditori loro, non seguono certo le dinamiche interne delle nomine del partito», spiegano i bene informati.
Viceversa, si è discusso a lungo di come valorizzare e rilanciare FI perché sia realistico l’obiettivo più volte annunciato da Tajani: ottenere «il 20% alle prossime elezioni». E allora sì, è vero che «non ci si deve appiattire su Meloni, e non lo facciamo, si è visto con il voto su von der Leyen», è vero che servono volti nuovi e allargamento ai mondi di riferimento — sindacati, associazionismo, categorie — ma non servono figurine, bensì alti profili professionali e riconosciuti.
Un’operazione come quella di Berlusconi e i «professori», quando candidò intellettuali come Colletti, Melograni, Pera, Vertone, Mathieu, Rebuffa e altri. Un allargamento quindi sia sul territorio, sia al civismo, ma soprattutto al mondo delle idee perché «vogliamo adeguare messaggi e proposte al mondo del futuro». Serve quindi trovare idee forti «liberali», temi chiave che sappiano attrarre l’elettorato moderato, anche bandiere: «Una — annuncia Tajani — sarà la battaglia per carceri più civili». Poi, rafforzare la tolda di comando: «E a me va benissimo — dice il ministro — voglio che ci sia più gente che mi aiuti nel lavoro di partito».
Potrebbero emergere volti nuovi dai congressi cittadini, che si terranno a breve, con porte aperte a chi voglia aderire anche da provenienze diverse. Giovani (uno è già vice segretario, Stefano Benigni) e no. E se l’operazione non riuscisse? Sullo sfondo resta sempre l’ipotesi di una discesa in campo di Pier Silvio, che però ieri come la sorella ha ribadito che non ha intenzione di farlo. E comunque, sussurra un azzurro di peso, se accadesse «non è che dovrebbero prepararsi prima il campo, lo annuncerebbero e basta».
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply