TELEGATTO E IMU: A RIMINI RIPARTE IL RENZI SHOW
UN COMIZIO DA CL DOVE PARLA DI TUTTO, MA NON DI UNIONI CIVILI
Un figlio adottivo che si presenta ai nuovi possibili genitori. Indossando persino l’odiata cravatta.
Così ieri Matteo Renzi ha varcato la soglia del Meeting di Comunione e Liberazione.
Con delicatezza, tra mille accortezze. Cercando di ammaliare un popolo politicamente orfano, il premier ha citato la “dignità umana” e altri concetti cari ai seguaci di don Giussani, lasciando fuori dalla Fiera di Rimini i temi delicati — unioni civili in primis —, toni duri e le battute a effetto. Ma l’abitudine è forte e una glien’è sfuggita: a lui, l’elezione diretta dei senatori ai voti, ricorda “il Telegatto”.
Ma appena lasciato il Meeting è tornato il Renzi di sempre, annunci e sfottò.
“Faremo un tour in 100 teatri d’Italia per raccontare l’opera compiuta dal governo”, “nel 2016 toglieremo Imu e Tasi”, “la ripresa c’è”, e via così: una giornata intera a parlare.
Prima a Rimini, poi a Pesaro infine a L’Aquila. Nella città abbandonata dopo il terremoto, Renzi è stato contestato e costretto ad annullare la prima delle due tappe previste.
Si è chiuso direttamente nel laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso dove dal palco ha concluso sei ore complessive di interventi con una sorta di slogan: “No agli annunci choc, no agli annunci show, no alla mediatizzazione de L’Aquila”.
La sintesi della giornata. Di un segretario di partito. Tra La Pira e Salvini
L’ingresso al santuario Per il premier il momento più delicato e atteso è stato entrare ufficialmente nel santuario di Cl. Aveva già partecipato al Meeting, nel 2008 insieme a Denis Verdini, ma ieri ha evitato di ricordarlo nei circa 40 minuti del suo intervento agli oltre cinquemila presenti in sala.
Le uniche poltrone libere sono in prima fila: due sedie con sopra un segnaposto con scritto “Maggioni”, la neo presidente della Rai ha disertato l’incontro.
Renzi ha tentato di conquistare la platea. Accarezzandola e ricordando due delle persone amate dai ciellini: Graziano Grazini, democristiano poi convertito a Forza Italia e grande estimatore di don Giussani, e Giorgio La Pira, il sindaco “santo” di Firenze. Conquistando applausi.
Poi, per non sbagliare, ha colpevolizzato un po’ tutti della situazione in cui si trova il Paese: “Berlusconiani e anche gli antiberlusconiani hanno pigiato il tasto pausa all’Italia per 20 anni”. Ha criticato Lega e sinistra, ma non frontalmente.
Scandendo parole capaci di creare consenso tra i presenti, come quelle sul dramma dell’immigrazione e sulle tesi leghiste anti barconi: “Anche se fa perdere qualche voto, noi continuiamo a salvare vite umane, è una questione di civiltà ”.
Poi il classico attacco alla sinistra sulla riforma di Palazzo Madama e l’elezione diretta dei senatori: “C’è chi si lamenta che manca l’elezione diretta ma non è che più voti più c’è democrazia, quello è il Telegatto. Serve che crei dei decisori politici, non è che moltiplichi le poltrone e moltiplichi democrazia. È una discussione incredibile”.
Insomma: nessuna modifica al ddl Boschi sull’elettività dei senatori. Non una parola invece sul ddl Cirinnà e le unioni civili, argomento decisamente sentito dal popolo ciellino.
Renzi lo ha evitato con cura. Anche con i giornalisti da cui si è tenuto a debita distanza per l’intera giornata.
Arrivato in Fiera alle 11 del mattino, il premier è stato accolto dal presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, dal deputato di Ncd ed ex presidente della Compagnia delle Opere Raffaele Vignali e dal sottosegretario Gabriele Toccafondi.
Poi il premier è stato scortato lungo un percorso tracciato tra due cordoni umani composti dai volontari in maglietta verde (sono 2.970, giovani e non).
Ha visitato lo stand dell’Emilia Romagna, poi quello della mostra del mobile e la mostra dedicata a piazza del Duomo di Firenze.
Incontro a porte chiuse e memoria di scout
Proprio qui, all’ingresso di quello che per Cl è un omaggio al premier, Renzi ha ricevuto una domanda da un visitatore: “Quando vi abbassate lo stipendio? Lei e tutti? Quando?”. Renzi ha farfugliato “chiedetelo a Toccafondi” e se n’è andato.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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