TRA BOSSI E MARONI SI AVVICINA LA RESA DEI CONTI IN PIAZZA (DEL DUOMO)
LEGA SPACCATA: VOCI DI UN PIANO PER ESTROMETTERE MARONI DURANTE LA MANIFESTAZIONE DEL 22 A MILANO
La grande paura ora è per il 22 gennaio.
La manifestazione convocata in piazza del Duomo a Milano contro il «governo ladro», per le due Leghe che ormai convivono dietro Alberto da Giussano, è diventata un’incognita: secondo qualcuno rischia di essere un flop epocale, secondo altri, addirittura, di trasformarsi in un ring tra le opposte fazioni, maroniani contro clan di Gemonio.
Con i sostenitori dell’ex ministro dell’Interno a contestare i maggiorenti del movimento su un palco in cima al quale Roberto Maroni non sarà invitato.
Mentre ieri soffiavano forti le voci di un estromissione dalla segreteria padana del leghista più popolare dopo Bossi.
La giornata del voto su Cosentino ha sancito ciò che ormai era nei fatti: le Leghe ormai sono due.
Quella che fa capo a Umberto Bossi e quella che risponde all’ex ministro dell’Interno. Quella più sensibile all’alleanza storica con Silvio Berlusconi e quella che vorrebbe mani libere per ridare lustro a quella fisionomia di sindacato di territorio che molti ormai ritengono appannata.
Tutto incomincia con una tesissima riunione del gruppo a Montecitorio. Bossi non è ultimativo, quando gli parlano delle proteste sul web pare propendere per il sì all’arresto del parlamentare pdl.
Poi, si sfiora la boxe. Luca Paolini, a favore del no, ricorda i casi di Enzo Tortora e Enzo Carra.
Gianpaolo Dozzo vede rosso: l’ex esponente della Dc, nel giorno della malattia di Bossi nel 2004, non aveva trovato di meglio che invitare a preservare «questo Paese da chi lavora per la sua disunione».
I due deputati devono essere divisi: «È vero che ti ha chiamato Berlusconi?» grida Dozzo.
Poi, il voto.
Con una pattuglia di incerta entità della Lega che contribuisce a salvare Cosentino dal carcere e a cui Bossi non partecipa.
Maroni è amareggiato: «Non ho condiviso la posizione della libertà di voto, ma l’ho accettata perchè era la posizione espressa nel gruppo».
Sul web prende a circolare un video che mostra l’ex ministro nell’atto di votare a favore dell’arresto.
Immediata la solidarietà del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che a «La zanzara» su Radio24 parla di «brutta pagina per la politica».
Poi, parla Bossi ed è un diluvio. Che comincia con una staffilata a Maroni? «È scontento? Non è che piangiamo per questo…».
Il capo dell’unico partito che abbia mai portato un cappio in Aula spiega poi che «la Lega non è mai stata forcaiola» e che Berlusconi, con la decisione padana, c’entra nulla: «Non ho parlato con Berlusconi nè prima nè dopo, non penso che il no della Camera all’arresto del deputato del Pdl rafforzi l’alleanza».
Ma ora, il big match è aperto. L’idea dei bossiani è quella di lasciare Maroni senza più cariche nè titoli per partecipare agli appuntamenti rilevanti del partito. Quanto all’impopolarità nell’elettorato padano della scelta riguardo a Cosentino, un bossiano di ferro spiega che «il problema, ora, non è prendere il 5, l’8 o il 10 per cento alle elezioni. Il punto, è fare pulizia nel partito».
Marco Cremonesi
(da “Il Corriere della Sera“)
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