TRA CONTE E ITALIA VIVA UNA FRAGILE TREGUA DI NATALE
I RENZIANI ESULTANO MA SUL RECOVERY UNA STRUTTURA COMUNQUE CI SARA’
La tensione è salita quando Teresa Bellanova ha biasimato il tentativo di introdurre la governance del Recovery plan tramite un emendamento alla legge di bilancio.
Giuseppe Conte ha provato a difendersi, non c’era nessun emendamento, io non ne ero a conoscenza, suscitando la reazione decisamente contrariata della delegazione di Italia viva (“Perchè ok le divergenze, ma negare l’evidenza…”), che proprio sul metodo scelto per normare il piano di ripartenza italiana ha impostato una feroce critica al Governo negli ultimi giorni, la miccia che ha di fatto scatenato una crisi politica mai conclamata ma che avvolge silenziosamente i Palazzi della politica.
Crisi che oggi sembra un po’ più lontana, perchè la pattuglia renziana è comunque uscita da Palazzo Chigi dopo due ore e mezza di incontro con il premier vedendo il bicchiere mezzo pieno, raccontando di un faccia a faccia che, al netto di un paio di momenti di estrema freddezza, è stato franco e cordiale.
“Finalmente il Presidente del Consiglio ha preso atto che le proposte che aveva avanzato Italia Viva sul metodo di lavoro sono positive”, ha spiegato Bellanova appena uscita.
E ha mostrato soddisfazione perchè “è scomparsa tutta la questione sulla governance che si voleva portare con un emendamento in legge di bilancio, e finalmente si comincia a discutere nel merito”.
Conte, alla presenza dei ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e degli Affari europei Vincenzo Amendola, ha consegnato alla delegazione di Iv un nuovo faldone, contenente il piano del Recovery ridisegnato, “solamente in formato cartaceo, perchè non si fidano”, ironizza un dirigente renziano.
La struttura di missione non c’è più, lascia il posto a quella che dovrebbe essere un’unità di missione rafforzata, i capitoli delle allocazioni dei fondi sono stati rivisti, le proposte di Iv sono state definite “buone” dal premier, che ora aspetta le osservazioni di tutti i partiti per stilare una versione definitiva su cui riconvocare i partiti di governo per l’ok finale. “La struttura la chiede l’Europa, ma non sostituirà i ministeri, e il Parlamento verrà coinvolto in tutti i passaggi”, ha assicurato Amendola, spiegando che il nuovo piano contiene 52 progetti che nei prossimi giorni verranno “analizzati e resi coerenti”
“Ci hanno finalmente dato una bozza con numeri e progetti – spiega una fonte renziana – e questo è indubbiamente un nostro successo, finalmente si parla nel merito delle cose”.
Gli aspetti da mettere a punto sono tanti, a partire dai 9 miliardi destinati alla sanità , pochi almeno a sentire le obiezioni sollevate da tutte le delegazioni che si sono alternate nelle ultime quarantott’ore a Palazzo Chigi.
Uno stanziamento considerato insufficiente che è stato anche il pretesto per la pattuglia di Iv per riproporre con forza la questione Mes: “Utilizzeremo 88 miliardi di prestiti del Recovery come sostitutivi a spese che avremmo già fatto. Perchè non possiamo seguire la stessa strada con i 36 del Mes?”, il ragionamento portato avanti. R
agionamento che ha trovato concorde Gualtieri ma non Conte “che su questo non ci ha dato alcuna risposta”.
Ecco la parte mezza vuota del bicchiere. Incardinato il Recovery plan in un percorso che, salvo colpi di scena, porterà alla sua approvazione in Consiglio dei ministri entro l’ultimo dell’anno, sul tavolo rimangono i tanti altri nodi sollevati da Matteo Renzi nella lettera consegnata a Conte qualche giorno fa.
“Noi non vogliamo nè spot mediatici nè contentini”, spiega una fonte ai vertici del partito. E continua: “Quella di oggi è una premessa per costruire una riflessione complessiva sul merito e sulla strategia del governo, se pensano di ammansirci così e sul resto rimane tutto uguale il fondamento di una maggioranza di coalizione viene meno”.
I nodi come l’utilizzo del Fondo salva stati o la gestione del capitolo Servizi segreti sono l’elefante nella stanza di una riunione tutto sommato andata bene.
“Se ne parlerà a gennaio, chiuso il capitolo Recovery”, spiegano da Iv, rimarcando che “la partita non è finita”. Mezz’ora dopo la fine del vertice un 5 stelle di governo era già partito all’attacco: “Lo vedi come sono? Ottengono un successo e subito devono tirare in ballo un argomento che per noi è lacerante quale il Mes, come facciamo ad andare avanti così?”.
Due ore dopo, da Palazzo Chigi esce la pattuglia di Leu. Alla capogruppo al Senato Loredana De Petris chiedono della richiesta renziana di utilizzare quei fondi: “La strumentalità , delle volte, è commovente”, risponde la senatrice.
La fragile tregua del Natale sembra poggiare su basi solide. Da gennaio si giocherà tutt’altra partita.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply