ULTIMI PER ETICA POLITICA, INSUPERABILI IN FOLCLORE
TRA UN PAESE IN GINOCCHIO, UN POPOLO SUPINO E UNA CLASSE POLITICA INDEGNA
Un po di cose hanno caratterizzato la giornata di ieri.
De Luca è stato proclamato Governatore della Campania. L’enciclica di Papa Francesco ha sostanzialmente inneggiato alla “decrescita felice”. Fabrizio Corona è stato ammesso ad una forma alternativa di espiazione della pena.
C’è stata maretta per un basco bordò che non potrebbe essere più indossato dai marò (mi pare sia proprio questa la notizia).
E poi l’annosa vicenda della Grecia, quella degli immigrati, quella di Marino, di Mafia Capitale e di Renzi, sempre più alle prese con “le doglie” sottese alla “buona scuola”… Insomma, uno ricco scenario di colori, non sempre nitidi e non sempre accattivanti, per la verità .
Col passare dei mesi risulta sempre più evidente che Renzi, pur avendo una oggettiva forma di talento, non sia all’altezza del compito assegnato al suo ufficio.
Le vicende di De Luca e Marino, per esempio, super-ammantate di stucchevole iper-garantismo da quattro soldi, dimostrano “a piene mani” quanto sia privo di polso, il “premier” e l’intera nomenclatura che regge le sorti del Paese.
Un tempo l’etica e la moralità dell’agire venivano prima di ogni altra cosa.
Oggi, invece, la rincorsa spasmodica al potere viene prima di tutto: ovunque è così. L’ho sperimentata anche io qualche mese fa allorquando, nell’ipotetica rincorsa alla “destra che non c’è”, in tanti cercavano di accaparrarsi “il miglior posto”, anche se non si capiva ancora “di cosa”.
Comunque sia, il PD e Renzi, non dovevano proprio permetterla la candidatura di De Luca e sulle “vicende romane” dovrebbero dimostrare il polso degli uomini veri.
In una fase così drammatica è assurdo “lasciare tutto” al decorso del tempo, alle dinamiche possibili, ai distinguo comunque confusi e fuorvianti.
Se oltre metà della popolazione non va più a votare è proprio perchè la gente è oltremodo stanca di una classe politica che pensa solo alla conservazione dello status quo, del tutto avulsa dalla realtà , del tutto incapace di leggere i bisogni della gente, del tutto incapace di cavalcare le necessità della storia e di incarnare la pregnante dignità dell’agire.
Diciamola tutta: i Campani che sono andati al voto e che hanno scelto De Luca, hanno chiaramente assecondato il mito dell’arroganza fatta azione.
Da queste parti, si adorano gli uomini forti, risoluti: “ll’uommene ch’è palle”, per dirla in dialetto (gli uomini con gli attributi, insomma).
Ma confondere l’arroganza e l’arrivismo di un uomo che non ha guardato “in faccia a nessuno” pur di candidarsi, con la capacità di saper fare, è colpa assai grave.
Proprio come quella di Renzi e dell’intera nomenclatura del PD, incapaci di dire a “Don Vincenzo” di starsene a casa fino a quando la magistratura non avrebbe posto “la parola fine” alla sua annosa vicenda penale.
Intanto, la Campania resta affidata alla carta bollata e all’imbarazzo dell’agire Istituzionale, ivi compreso quello del Premier, perchè una cosa è certa: non credo proprio che l’opposizione se ne starà con le mani in mano e se l’adenda Autorità Giudiziaria dovesse confermare l’inesattezza dell’interpretazione della Severino da parte del PD e del suo “Capetto”, avere un Primo Ministro colpevole di abuso d’ufficio sarebbe davvero il massimo della iattura possibile.
Una politica fatta di gente seria e responsabile avrebbe evitato tutto questo marasma ed avrebbe cavalcato la necessità del bene comune, senza se e senza ma.
E invece…
Decrescita felice? Grande Paese? Il mondo delle opportunità ? Con tutto il rispetto, nella corso della propria vita, la gente cerca di andare avanti, di progredire, di arrivare a mete sempre più stimolanti ed appaganti: formalizzare la necessità di una politica che miri all’appiattimento degli animi, delle coscienze e dei sogni, mi sembra davvero assurdo oltre che lesivo di ogni ragione “sostanzialmente umanistica”.
Mi dimenticavo di Corona.
Mi dimenticavo che, in questo paese di sopraffini giuristi, di opinionisti sempre di alto rango e di stra-convinti assertori della “decrescita felice”, proprio non si riescono a distinguere le sostanziali diversità tra i vari istituti processuali, ivi compresi quelli inerenti l’esecuzione penale. Ma tant’è.
Oggi, per “i più”, il male dell’Italia è che un condannato sia stato ammesso al proseguo dell’espiazione della pena in un luogo alternativo al carcere per ragioni di salute.
Forse sbaglierò, ma l’invidia e la superficialità arrivano anche a questo.
Forse, anzichè perdersi nei rivoli della “decrescita felice” o degli astrusi distinguo pseudo-contettuali, o dello stesso appiattimento delle coscienze, sarebbe meglio ritrovare la spinta verso le cose autentiche e verso la dimensione titanica dell’esistenza, individuale e collettiva.
Il problema non è certo un condannato ammesso ad una diversa forma di esecuzione della pena. Il problema reale, drammatico e sempre più travolgente, è un Paese in ginocchio, una classe politica indegna ed un popolo sempre più supino. Io lavorerei su quello.
Il resto è soltanto folclore, quel folclore nel quale non siamo secondi proprio a nessuno, purtroppo..
Salvatore Castello
Right Blu – La Destra Liberale
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