UN LANCIO OGNI QUATTRO MESI: LA ROULETTE DEGLI AUTOMOBILISTI
LA PRIMA VITTIMA NELL’86: UNA BIMBA DI DUE MESI… NEL MIRINO LE AUTOSTRADE
Era da 12 anni che un sasso lanciato da un cavalcavia non causava una vittima.
Ed è stata solo una questione di fortuna se, dopo l’impatto di giovedì sera sulla provinciale fra Cernusco sul Naviglio e Carugate, a cui è seguita la morte per choc della 62enne Nilde Caldarini, le vittime siano state solo sei negli ultimi 30 anni.
Un periodo nel quale il fenomeno non è scomparso anche se è caduto nell’oblio e rimosso dalla coscienza collettiva.
Ma secondo i dati raccolti dall’osservatorio Aspas sulla sicurezza stradale, ad agosto di quest’anno erano già 63 gli episodi registrati, sette dei quali lungo la rete autostradale il resto sulla rete viaria ordinaria.
Un trend che potrebbe superare gli 85 casi registrati del 2016 (di cui cinque in autostrada).
E, visti i numeri, che si ripetesse quanto avvenuto nel 2005 era solo una questione di tempo: ad agosto di quell’anno un masso di oltre 40 chili fatto cadere sulla carreggiata da un sovrappasso lungo la Roma-Napoli, all’altezza di Cassino, causò un incidente che portò alla morte di Natale Gioffrè, torinese di 46 anni, e il ferimento di altre cinque persone. I responsabili, allora come oggi, molto spesso sono minori: 30 quest’anno, 48 nel 2016. Al massimo ventenni.
Come i fratelli Sandro, Paolo e Franco Furlan che, assieme al cugino Paolo Bertocco, nel 1996 stroncarono la vita di Marialetizia Berdini. La donna, 31 anni, sposata da poco più di cinque mesi, perse la vita mentre era in viaggio sulla Torino-Piacenza con il marito per raggiungere Parigi dove avrebbe trascorso il Capodanno.
Un delitto assurdo, compiuto da un gruppo di ragazzotti «per scacciare la noia non sapendo come trascorre una serata d’inverno», come sostenne l’accusa al processo. Alla fine i quattro «idioti annoiati che uccidono per gioco» (come li descrisse un inquirente) furono condannati a 18 anni di carcere, poi abbreviati a 12 grazie a indulto, sconti di pena e buona condotta. Stessa sorte che toccò ai tre ventenni veronesi che, tre anni prima, la sera del 29 dicembre 1993, causarono la morte di Monica Zanotti. La donna, 25 anni, perse la vita dopo essere stata colpita da un sasso di 12 chili mentre stava percorrendo la A22.
Le altre vittime di un dramma fatto di emulazioni e bravate senza senso sono i coniugi Domenico e Rosa Fornale (1991 sulla autostrada del Brennero) e la 48enne Rosa Miscioscia (deceduta sulla Roma-Napoli).
Nell’ultimo caso, però, a uccidere la pediatra, originaria di Afragola e di ritorno da un convegno a Roma, fu un pezzo di metallo staccatosi da un pullman che poco prima aveva perso dei pezzi meccanici a causa di un’avaria alla trasmissione. Una fatalità che niente ha a che fare con il gesto di un singolo o di un gruppo. Episodi tutt’altro che isolati negli anni ’90, quando il drammatico fenomeno raggiunse il suo apice. Tanto che per far fronte all’emergenza e individuare il prima possibile i colpevoli e il luogo dell’accaduto, si decise di numerare ponti e cavalcavia con dei cartelli quadrati dallo sfondo marrone.
Una funzione che ora sembra demandata ai social network. Con una segnalazione su Facebook, a fine ottobre, è stato individuato un gruppo di ragazzi minorenni che nel Padovano avevano colpito un camion mentre viaggiava fra Pontevigodarzere e Altichiero. Una bravata che, fortunatamente, aveva causato solo un tamponamento senza conseguenze.
Stesso medium che Fabio Cecchinato, anche lui autista di camion, ha utilizzato per raccontare la sua disavventura. Il 30 ottobre, mentre viaggiava sulla A8 di ritorno da Cernusco sul Naviglio, un ragazzino che aveva scorto in lontananza sul nuovo cavalcavia costruito per Expo era riuscito a spaccargli il parabrezza del mezzo con un sasso. Penetrata nell’abitalo assieme ai frammenti di vetro, la pietra ha terminato la sua corsa sul sedile passeggero. Ma il primo episodio, in ordine cronologico, è del 1986.
Il 22 aprile, la famiglia Landriani stava viaggiando sulla Milano-Lentate. Papà alla guida, mamma al fianco con in braccio la piccola Maria Jlenia. Un viaggio tranquillo, finchè all’improvviso una pietra sfondò il parabrezza dell’auto colpendo la piccola di due mesi e mezzo che perse la vita sul colpo.
(da “La Stampa”)
Leave a Reply