VENDUTI A LOS ANGELES E PARIGI: L’ULTIMA CAFONATA DELLA RAGGI METTE IL SIGILLO ALLA FARSA OLIMPICA
FA ASPETTARE 35 MINUTI IN ANTICAMERA LA DELEGAZIONE DEL CONI CHE GIUSTAMENTE SE NE VA… SOLO ALL’AMBASCIATA USA I CINQUESTELLE SONO ABITUATI A PRESENTARSI IN ORARIO
Oggi la Raggi avrebbe dovuto incontrare il presidente del Coni Giovanni Malagò.
La delegazione composta anche dal presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli e dalla coordinatrice del comitato promotore Diana Bianchedi è arrivata in Campidoglio alle 14.30, orario fissato per la riunione, ma trentacinque minuti dopo ha abbandonato Palazzo Senatorio.
“Io la Raggi non l’ho vista, non l’ho vista”, ha detto il presidente del Coni lasciando il Comune visibilmente infastidito. “Ce ne andiamo perchè 35 minuti di attesa sono troppi, abbiamo stravolto le nostre agende per essere puntuali – spiega il n.1 dello sport italiano – e per più di mezz’ora abbiamo aspettato… è troppo”.
L’ultima cafonata della praticante dello studio amico di Previti va in onda nel primo pomeriggio, ma la commedia aveva il copione già scritto da chi è abituato a frequentare ambasciate straniere.
Lo scippo a Roma è compiuto, con pretesti che coprono interessi nascosti e la guerra delle lobbies internazionali.
Le cronache ci hanno reso edotti di quanti interessi si muovano dietro l’assegnazione degli eventi mondiali e quante bustarelle milionarie siano girate in passato per orientare il voto dei singoli Stati.
Restano in gara Los Angeles e Parigi, l’Italia fa loro la marchetta rinunciando con giustificazioni esilaranti.
I grillini si danno la zappa sui piedi: non sanno garantire che il tutto avvenga senza corruzione, manifesta ammissione di incapacità se non di collusione.
L’immagine che diamo al mondo è quella di non essere in grado di costruire 4 impianti senza intascare bustarelle: gli italiani onesti ringraziano i cialtroni che permetteranno di far veicolare all’estero questa immagine del nostro Paese.
Chiariamo una cosa: non c’entrano nulla “la colata di cemento”, “gli interessi di Caltagirone”, “i soldi dei romani”, tutte balle stratosferiche.
1) E’ il Comune (se avesse le palle) che decide dove costruire quei pochi impianti necessari, visto che Roma ha già delle strutture adeguate.
2) Non è vero che il Villaggio Olimpico sarebbe stato già appaltato a Caltagirone: non solo il Coni si era detto disponibile a trovare una nuova location, ma quella che il costruttore romano ha sui terreni di Tor Vergata è una semplice prelazione (a parità di offerta)
3) Come aveva detto l’assessore Berdini, le Olimpiadi non sarebbero costate un euro a Roma, ma avrebbero semmai dato una boccata d’ossigeno alla città e alle sue casse vuote in termini di trasporti pubblici, strutture sportive e alloggi popolari
4) I soldi delle Olimpiadi, se non si fanno, non finiscono ai romani, non arrivano e basta, altro che balle.
5) Solo Roma rifiuta i Giochi: Firenze, Milano, Bari, Napoli e perfino Sibari sarebbero pronte ad accoglierli. Tutti pazzi per il cemento? Ma non raccontate balle.
E stasera tutti all’ambasciata straniera a festeggiare, in orario, mi raccomando …
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