WAGNER È LA SQUADRA DI CUI PUTIN HA BISOGNO: IL CREMLINO HA SCHIERATO GLI UOMINI DI PRIGOZHIN PER CONDURRE OPERAZIONI DI INFLUENZA DA UN LATO E DESTABILIZZAZIONE DALL’ALTRO, IN TUTTO IL MONDO
NON HA ALCUN INTERESSE NEL DISSOLVERE UNA FORZA DI COMBATTIMENTO E D’AFFARI CHE, NON RISPONDENDO SULLA CARTA AL MINISTERO DELLA DIFESA, PUÒ AGIRE IMPUNITO
Il gruppo Wagner: evoluzione di un esercito privato. È questo il titolo dell’ultimo dettagliatissimo rapporto pubblicato due giorni fa dal Soufan Center, centro studi basato a New York. Quaranta pagine che ripercorrono la storia del gruppo, tracciano i legami col Cremlino, le conseguenze delle operazioni armate in Africa e in Medio Oriente e gli effetti regionali e internazionali se il fondatore Prigozhin perdesse il controllo sul gruppo.
Il gruppo Wagner è stato uno strumento incredibilmente importante della politica estera russa, in Libia, Mali, Repubblica Centrafricana, Siria, gli Eminari Arabi Uniti. Dopo gli eventi di ieri, l’audio di Prigozhin a giustificazione parziale dell’ammutinamento, le frasi di Lavrov, rassicuranti sul fatto che il gruppo continuerà a lavorare «normalmente in Mali e Repubblica Centrafricana», è sempre più chiaro che il Cremlino non vuole perdere gli affari e l’influenza che il gruppo garantisce da anni in Africa. Come sottolinea il rapporto, il gruppo in Africa è apparso «estensione di una campagna di disinformazione che ha screditato i partner antiterrorismo occidentali, Wagner ha allineato le sue narrazioni a quelle russe, alimentando proteste anti occidentali e anti-Onu».
Come ha sottolineato ieri l’ex ufficiale della Defense Intelligence Agency americana Rebekah Koffler: «Il gruppo Wagner non è una compagnia militare privata tradizionale ma un’estensione dello stato russo, creata con l’obiettivo specifico di condurre “affari delicati” per conto del Cremlino quando era richiesta una copertura plausibile».
Come a dire che il Cremlino ha schierato gli uomini di Prigozhin per condurre operazioni di influenza da un lato e destabilizzazione dall’altro, in tutto il mondo. Ecco perché Putin non ha alcun interesse nel dissolvere una forza di combattimento e d’affari che, non rispondendo sulla carta al ministero della Difesa, può agire impunito. Wagner è la squadra personale di cui Putin ha bisogno, tanto quanto Prigozhin ha avuto bisogno di Putin per arricchirsi.
Come il rapporto del Soufan Center ricostruisce, il gruppo Wagner è coinvolto in una serie di attività illecite che vanno ben oltre i servizi di sicurezza che offrono: dalle industrie commerciali ed estrattive. […] Un gruppo che opera come un conglomerato composto da diverse entità di sicurezza e commerciali, i cui flussi monetari, sempre più opachi, sono quasi impossibili da monitorare.
Ecco perché la rivolta del gruppo contro i vertici della Difesa russa russo potrebbe avere importanti ripercussioni non solo sulle operazioni in Africa e Medio Oriente, ma anche sulla capacità di Mosca di sostituire le reti finanziarie che Prigozhin garantisce da anni. «Per molti versi, Wagner funziona come un coltellino svizzero», dice Colin P. Clarke, coautore del rapporto del Soufan Group: «Il gruppo è versatile e abile, la brutalità del gruppo contro i civili e il suo sostegno ai governi predatori ha prolungato e persino espanso l’instabilità e l’insicurezza che hanno portato i governi a cercare la loro assistenza».
Per questo la domanda, a tre giorni dall’ammutinamento fallito, è cosa accadrà di fronte al destino incerto di Prigozhin, chi assumerà le redini delle migliaia di uomini che gestisce in Africa e quali saranno le conseguenze dell’eventuale vuoto di potere nelle regioni teatro delle azioni del gruppo, come la Libia e la Siria. Se cioè le varie filiali africane e mediorientali possano trasformarsi in strutture mercenarie completamente incontrollabili e favorire radicalismi.
Gli analisti concordano che l’approccio del gruppo rischia di destabilizzare ulteriormente i Paesi in cui opera e influenzare la minaccia terroristica nella regione. In Mali, le forze di Wagner sono state accusate di atrocità di massa, torture, esecuzioni sommarie e altri crimini brutali. Dal dicembre 2021, più di 2.000 civili sono stati uccisi in Mali, rispetto alle 500 persone dell’anno precedente. Nella Repubblica Centrafricana, Wagner è stato implicato in casi di sparizioni forzate, stupri e omicidi extragiudiziali.
Ma gli appaltatori privati, come si diceva, rischiano l’impunità, perché si muovono in un’area grigia del diritto internazionale non essendo né civili né legittimi combattenti in conflitto. «I diplomatici russi hanno interferito e si sono immischiati nella politica dei Paesi in cui è schierato Wagner. Nella Repubblica Centrafricana, i funzionari del governo russo hanno insistito affinché il presidente Faustin-Archange Touadéra abolisse le restrizioni costituzionali sui limiti del mandato presidenziale.
E le campagne di disinformazione e le operazioni di influenza nell’Africa sub-sahariana sostenute da Prigozhin hanno contribuito a suscitare sentimenti anti-occidentali tra le popolazioni locali, distorcendo ulteriormente dinamiche politiche già complesse. Gli agenti di Wagner hanno persino consigliato ai dittatori come condurre campagne sui social media per schiacciare i movimenti democratici» ha scritto ancora Clarke.
Da ultimo la presenza del Gruppo Wagner ha stimolato i gruppi jihadisti, che hanno sequestrato e cercato di controllare il territorio in tutta la regione. Date queste premesse, il rischio è che gli sviluppi interni alla Federazione Russa di questi giorni creino un vuoto di potere che possa consentire ad altri attori di entrare a colmare quel vuoto, cioè che la Russia si lasci alle spalle una regione ancora più instabile che potrebbe trasformarsi in un rifugio per gruppi radicali e jihadisti.
(da La Stampa)
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