Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
L’AMMIRAGLIO BINELLI MANTELLI: “QUESTA VICENDA E’ DIVENTATA UNA FARSA: CE LI RICONSEGNINO”
Innanzitutto i simboli: sul sito della Marina militare è ricomparso il fiocchetto giallo. 
È il simbolo di chi non dimentica i propri cari al fronte. Un simbolo forte.
Nel 1981 fu esposto nelle case degli Stati Uniti per ricordare gli ostaggi dentro l’ambasciata di Teheran.
Ebbene, per qualche mese il fiocchetto giallo ha campeggiato sul sito dell Marina.
Lo tolsero quando il governo annunciò che i marò non sarebbero tornati indietro.
Ieri è saltato fuori di nuovo.
Il fiocchetto accompagna le amare parole del capo di stato maggiore, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: «Hanno avuto il coraggio dell’obbedienza, nel momento più difficile, guardando all’interesse dell’Italia».
Non sfugga il riferimento all’obbedienza. È rivolto a chi, anche tra i ministri, ha fatto sapere che la decisione di tornare in India era stata condivisa, se non addirittura suggerita, proprio dai due marò.
No, non è andata così. I due sottufficiali hanno obbedito agli ordini del governo. Ma non si dica che l’hanno scelto loro.
È grande, ora, lo sgomento nelle forze armate.
Giunge voce di fermento nelle accademie: c’è chi pensa a misure forti di protesta. Conferma il maresciallo Antonello Ciavarelli, del Cocer Marina: «I colleghi sono in forte agitazione e disagio non solo sulle navi e nelle basi, ma anche negli istituti di formazione».
A questi sentimenti di rabbia ha dato voce il Cocer Marina: «Con che serenità possono continuare a fare il loro dovere, con sacrificio, avendo constatato che le quotidiane azioni, che impongono l’assunzione diretta di rischi e responsabilità , non troveranno una adeguata tutela da parte della propria Nazione?».
Ed è al personale in divisa, ma anche ai politici, e ai ministri, che parla il capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli.
Parole durissime. Binelli Mantelli auspica che questa vicenda «che sta sempre più assumendo i toni di una farsa si concluda quanto prima e che i nostri fucilieri, funzionari dello Stato in servizio di stato, alla stessa stregua di tutti i militari che operano all’estero con Onore per la pace e stabilità internazionali, siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana».
Ma questa riconsegna alla giurisdizione italiana è appunto quello che non avverrà . Anzi. Di fatto il governo italiano ha rinunciato alla sua istanza di arbitrato internazionale e accetta che il processo si faccia in India.
«E questa conclusione è davvero inaccettabile», commenta il generale pilota Mario Arpino, ex capo di stato maggiore della Difesa.
«Dire che sono avvilito è poco. Io sono esterrefatto da come questa vicenda è stata gestita: prima, durante e dopo.
Intanto per aver mandato dei soldati su quelle navi sulla base di una legge non adatta.
Poi per la gestione della crisi: ancora non ci dicono chi ha autorizzato la nave a entrare in porto. E ora l’epilogo.
Qualcuno non si rende conto del danno irreparabile all’immagine dell’Italia, e del contraccolpo tra il personale militare.
Noi mandiamo gente in missioni pericolose. Hanno il diritto di sapere che hanno un Paese e un governo alle spalle.
Adesso invece sanno che vanno allo sbaraglio. I marò non rischiano la pena di morte? Moralmente li abbiamo già fucilati noi».
Francesco Grignetti
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Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
GRAZIE AL PROGETTO OPEN-DATA COSTATO 420.000 EURO SECONDO RENZI ORDINANZE E DELIBERE SONO IN RETE…MA LE VERIFICHE DI “FIRENZE-CITTADINI PER VIVERE LA CITTA'” DIMOSTRANO IL CONTRARIO
Contrariamente a quanto aveva affermato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, nel corso della puntata di Ballarò del 5 marzo, in materia di digitalizzazione di documenti e atti amministrativi, il Comune da lui governato non sembrerebbe ancora essere così all’avanguardia.
“L’idea della rivoluzione digitale di cui parla Beppe Grillo io non me la faccio raccontare da lui — aveva detto Renzi, nel corso dell’intervista rilasciata a Giovanni Floris — Io ho fatto l’accesso agli open-data, cioè, tutti gli atti della pubblica amministrazione sono online. Io non mi faccio raccontare da lui che è un innovatore”.
Insomma di lezioni sulla trasparenza della Pubblica amministrazione, aveva fatto capire il rottamatore, non ne ha di bisogno.
Ancor di più se arrivano da Grillo.
Le verifiche fatte dall’associazione ‘Firenze-Cittadini per vivere la città ‘ dimostrano però una realtà totalmente diversa rispetto a quella raccontata da Renzi.
Perchè è vero, quello dell’open-data è un approccio del tutto innovativo, e democratico, alle informazioni e ai dati delle istituzioni pubbliche che, attraverso le tecnologie telematiche, vengono resi accessibili a tutti.
Un nuovo sistema al quale pian piano le amministrazioni locali del nostro Paese — che nel 2006 ha recepito la direttiva comunitaria 98/2003 — si stanno convertendo.
Ma al contrario di quanto aveva dichiarato Renzi, sul portale open-data inaugurato dal Comune gigliato nell’ottobre del 2011, degli atti che dimostrano e motivano le decisioni degli amministratori — e che documentano dunque la loro attività — non vi è alcuna traccia.
Vano, ad esempio, il tentativo di accedere agli atti dell’impianto semaforico a controllo locale di Firenze.
“Documenti importanti per comprendere i motivi tecnici di una scelta che — sottolinea l’associazione ‘Firenze-Cittadini per vivere la città ‘ — ha comportato un onere di 420mila euro per le casse comunali”.
Aprire i file presenti, e conoscerne il contenuto, è praticamente impossibile.
L’unica opzione consentita è quella di “navigare nel dato dal geoportale”.
Ma a parte qualche informazioni ed una mappa che illustra la collocazione dei vari semafori, non si trova nient’altro.
Stesso risultato se si prova a ricercare le ordinanze, le delibere e le determine del Comune: qui i file si aprono, ma contengono solo ed esclusivamente il numero complessivo degli atti emanati ogni anno (es. 604 delibere di giunta nel 2011, 41 ordinanze nel 2012 ecc…).
Cosa, e perchè, hanno approvato gli amministratori del Comune non è invece riportato.
In sostanza il Comune di Firenze, come ormai un po’ tutte le amministrazioni locali, il suo portale open data ce l’ha.
E fin qui Renzi non aveva detto nulla di inesatto. “Se dunque si fosse limitato soltanto a questo — precisa Pier Luigi Ciolli, presidente dell’associazione — nessuno lo avrebbe potuto contestare”.
Il primo cittadino fiorentino, invece, nel tentativo di spiegare cosa fosse e come funzionasse l’open data del suo Comune — ma evidentemente senza mai averlo visitato approfonditamente —, aveva finito per dare un’informazione non vera: “Tutti gli atti della pubblica amministrazione sono online”.
“Magari fosse davvero così — afferma Ciolli — Renzi è stato mal informato. Se lo avesse testato direttamente, si sarebbe accorto che degli atti di cui parla non ce ne sta nemmeno uno. Ci sono solo dati”.
Non è finita perchè le difficoltà si trovano anche sul sito del Comune: “Non tutti gli atti sono accessibili”, fa notare ancora l’associazione ‘Firenze-Cittadini per vivere la città ‘. Ed inoltre la ricerca non è per nulla agevole, visto che gli atti sono divisi in sei tipologie (deliberazioni, ordinanze, decreti del sindaco, atti di indirizzo del consiglio, provvedimenti dirigenziali e di mobilità ).
Dunque “non potendo sapere quale sia la specifica tipologia di atto (a cui è interessato ad accedere) il cittadino deve effettuare la ricerca per ciascuna tipologia”.
Dulcis in fundo, anche per ottenere un documento cartaceo spesso la trafila è più lunga e complessa di quanto si possa immaginare.
Gabriele Paglino
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
LICENZIATI I DIPENDENTI, HA PORTATO CON SE’ QUATTRO SEGRETARIE… AI RAPPORTI CON LA STAMPA L’EX AGENTE BETULLA FARINA… CARFAGNA E LORENZIN RINUNCIANO AL RUOLO DI VICE: “NON CON LUI”
La televisione per la sua stanza, da nuovo mega super capogruppo l’ha voluta enorme. Perchè a lui
tutto piace in grande.
Venerdì 15 febbraio l’elezione di Renato Brunetta alla presidenza della squadra Pdl alla Camera non era ancora formalizzata — Silvio Berlusconi aveva appena imposto ai deputati la sua irrevocabile scelta contro tutto e tutti — che già l’ex ministro si era presentato nei locali al sesto piano che erano stati di Fabrizio Cicchitto e impartiva le nuove disposizioni.
Via il vecchio (neanche tanto, sembra avesse un paio d’anni) Toshiba del suo predecessore. La segretaria ha convocato i commessi per ordinare un nuovo tv al plasma da 50 pollici: «Presto, anzi subito».
Costo (nell’ordine di migliaia di euro) a carico dei fondi del gruppo. Con buona pace dei tagli ai costi.
Era solo il preludio di quel che in una settimana si sarebbe trasformato nel tornado Renato, abbattutosi sui deputati Pdl.
Settimana tribolata dentro e fuori quelle stanze.
A farne le spese, per primo, il commesso del piano, deferito ai superiori per una sorta di lesa maestà : accusato di non essersi alzato e non aver «nemmeno salutato» il nuovo capogruppo al suo passaggio.
Scatta richiesta di provvedimento disciplinare, incidente che, va da sè, è morto di morte naturale sul tavolo di un costernato segretario generale di Montecitorio, Ugo Zampetti.
Il tempo di mettere piede nelle stanze del gruppo ed ecco il primo atto dell’economista prestato alla causa berlusconiana: l’azzeramento dell’intero staff in servizio.
A nessuno dei 98 dipendenti della passata legislatura viene rinnovato il contratto, nemmeno ai 36 preventivati in ragione del drappello di deputati ridotto a un terzo. Drammi umani.
Il centinaio di parlamentari che si presenta agli uffici del gruppo, trova completamente deserte le stanze al quarto, quinto e sesto piano di pertinenza Pdl.
In compenso, hanno preso possesso delle sale del capogruppo quattro nuove segretarie che Brunetta ha già portato con sè dalla sua Free Foundation: adesso passeranno a carico del Pdl.
Alle altre assunzioni provvederà lui personalmente.
Intanto, ha già richiamato in servizio Renato Farina (in ballo tra il ruolo di portavoce e capo ufficio stampa), proprio l’ex deputato e giornalista sospeso dall’Ordine in quanto referente dei servizi, nome in codice “Betulla”.
Tra i deputati è già caos. L’ultima goccia quando Brunetta annuncia che sarebbero stati sorteggiati e non scelti gli scranni in aula e che sarebbe stata sua l’ultima parola sull’assegnazione nelle varie commissioni.
In dieci minacciano di passare al misto. Così mercoledì sera Brunetta comunica a Palazzo Grazioli l’intenzione di dimettersi: «Ho tutto il gruppo contro, non si può lavorare». Fulminato tuttavia da Berlusconi, alla vigilia della salita al Colle per le consultazioni. Venerdì il patatrac finale.
Errore nella distribuzione dei voti e fallisce l’elezione di Laura Ravetto alla carica di segretario d’aula.
In questo clima, Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin hanno rinunciato alla carica di vicecapogruppo («Non con Brunetta»).
La sola Gelmini, per spirito di servizio, starebbe valutando.
Ma i deputati raccolgono firme per la clamorosa sfiducia. Verdini e Alfano promettono che lunedì affronteranno il caso.
Prima che il gruppo tracolli.
Carmelo Lopapa
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Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
LA RENZIANA BONAFE’ ATTACCA GRILLO: “NON HA PUBBLICATO I NOMI DEI FINANZIATORI DELLO TSUNAMI TOUR”
“Beppe Grillo ha fatto della trasparenza una battaglia condivisibile, ma di fatto sul suo sito non ha ancora messo gli importi e i nomi dei finanziatori dello ‘tsunami tour’“.
Lo afferma Simona Bonafè, neodeputata del Pd vicina a Renzi, durante la trasmissione “In onda”, su La7.
“Non si sa chi ha finanziato la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle” — continua — “non si sa come sono stati spesi i soldi dello ‘tsunami tour’. La trasparenza deve essere quella della pubblicazione di tutte le spese, voce per voce, fattura per fattura”.
E aggiunge: “Noi del Pd, ad esempio, abbiamo pubblicato anche i nomi dei finanziatori di quella famosa cena di Matteo Renzi con la finanza milanese, che destò tanto scandalo. Ovviamente abbiamo pubblicato solo i nomi di quelli che hanno accettato di essere visibili“.
Peccato che, come scritto dal Fatto Quotidiano, la lista dei donors del sindaco di Firenze sia ancora riservata.
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Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
IN DIECI ANNI LE IMPOSTE TRIBUTARIE DI REGIONI, PROVINCE E COMUNI SONO CRESCIUTE DEL 32,2%
Regionali, comuni e province puntano sui contribuenti, per far quadrare i conti dei bilanci. 
In un anno le imposte delle amministrazioni sono aumentate di 9,2 miliardi, arrivando a un totale di 182,9 mld (+5%).
E dire che sembrava iniziato un trend positivo, di riduzione delle tasse locali, partito nel 2008 e proseguito l’anno successivo.
Ma già nel 2010 l’imposizione è tornata a salire e l’anno successivo la tendenza è stata confermata con ulteriori incrementi.
Proprio nel periodo della crisi, quando cresce il numero delle famiglie in difficoltà , gli enti hanno deciso alzare l’asticella delle entrate fiscali, con incrementi annuali che superano anche il 10%.
I dati, contenuti nelle tabelle dell’Istat ed elaborati dall’Adnkronos, mostrano che rispetto a 10 anni prima le entrate fiscali, tra imposte dirette e indirette, sono aumentate di 44,5 mld (+32,2%).
Tornando al confronto annuale, secondo i dati più aggiornati dell’istituto di statistica, le imposte comunali dal 2010 al 2011 sono cresciute di 4,8 mld arrivando a 100,8 mld (+5%).
Seguono a breve distanza le regioni, che hanno portato il gettito complessivo a 77,5 mld con un incremento di 4 mld (+5,4%).
Mentre le province hanno aumentato gli incassi di quasi mezzo miliardo, arrivando a 4,7 mld (+11,1%).
Confrontando le entrate fiscali del 2001 con quelle del 2011 emerge che l’aumento è stato pari a 23,9 miliardi per i comuni (+31,1%); mentre per le regioni il gettito risulta di 19,3 miliardi in più (+33,1%).
Ma sono le province le strutture che in 10 anni sono riusciti a ottenere i risultati più elevati, con un gettito che è aumentato del 41,3% (+1,4 mld).
Nonostante l’aumento del peso fiscale le entrate complessive degli enti locali e territoriali si riducono, a causa del taglio dei trasferimenti.
Così cresce la quota fiscale sul totale delle risorse a disposizione di comuni e regioni, passando rispettivamente dal 39,7% del 2010 al 42,3% del 2011 e dal 44,9% al 48,2%. Tornando indietro di altri 10 anni si scopre che nel 1991 le entrate fiscali ammontavano a solo il 14,2% del totale per i comuni e al 15,2% per le regioni.
La differenza è da attribuire soprattutto al livello di imposizione molto più contenuto: i comuni si limitavano a una tassazione totale di 15,5 mld mentre le regioni si fermavano a 10,1 mld.
Le tasse, da allora, sono aumentate del 548,8% nel caso degli enti locali e del 665,7% nel caso degli enti territoriali.
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Marzo 26th, 2013 Riccardo Fucile
IL PROPRIETARIO DELLA GRIGLIERIA: “E’ UNA RISPOSTA A QUANTI MI FANNO CAPIRE DI NON ESSERE ACCETTATI IN ALTRI LOCALI”
“Si accettano tutti gli stranieri”. Questa la frase stampata su volantini e locandine che pubblicizzano la griglieria di Umberto Raia, un anziano ristoratore di Tradate, cittadina in provincia di Varese.
Una frase che generalmente si attribuisce all’uso dei ticket restaurant e che, invece, in questo caso viene utilizzata per “concedere” ai non italiani di entrare nel ristorante del signor Raia.
Ma perchè era necessario specificarlo?
“Nel mio ristorante gli stranieri sono i benvenuti, troveranno ottimo cibo a un prezzo accessibile a tutti”, ha spiegato Raia, 68 anni di origini siciliane che da 23 anni gestisce il locale immerso nella campagna ai margini della cittadina di Tradate.
“Io in zona ci sono da tanti anni e mi capita spesso di ricevere lamentele da parte di stranieri che mi chiedono se possono entrare, facendomi capire che altrove hanno ricevuto dei rifiuti. E perchè non dovrei farli entrare? Il locale è mio, i prezzi li faccio io e le regole anche. Quindi ho semplicemente messo nero su bianco una cosa che sento”.
Una trovata, quella del signor Raia, che ha acceso il dibattito nella cittadina, tanto che sono molti quelli che hanno iniziato a domandarsi se effettivamente vi siano locali che non consentono l’accesso agli stranieri, lui intanto assicura: “Ce ne sono tanti, gli stranieri non li vuole nessuno. Quando entrano dicono che non hanno posto anche quando magari non hanno tavoli prenotati, perchè c’è pregiudizio”.
Ma non sarà una manovra pubblicitaria?
Umberto Raia è categorico: “Sono più di quarant’anni che faccio il ristoratore, non mi serve certo questa pubblicità , mi adeguo semplicemente ai tempi e dico quello che sento di dover dire. Io lo ho fatto non per guadagno o per specularci sopra. Adesso arriva uno sposalizio di marocchini, sono in 70, arrivano con il loro cibo e mi pagano un tot a persona, perchè non dovrei accettarli? Mi pagano, altrove non lo avrebbero permesso”.
Negli altri ristoranti e nei bar della città¡ allargano tutti le braccia e alzano gli occhi al cielo garantendo che gli stranieri entrano ovunque e che nessuno si è mai messo a fare questioni sulla provenienza dei clienti.
I più maligni (o i più sinceri) con la garanzia dell’anonimato (“perchè ho un’attività ”) avanzano qualche dubbio sull’insolita iniziativa di Raia: “Forse apre agli stranieri perchè gli italiani non ci vanno” e, qualcun altro in modo più politicamente corretto: “Da bravo venditore avrà deciso di riposizionare il suo target e starà cercando di conquistare una nicchia di mercato a oggi inesplorata”.
Tradate, prima di venire espugnata nel 2012, è stata per venti anni una roccaforte leghista. L’attuale presidente della Provincia Dario Galli e il senatore Stefano Candiani (che della Lega è stato segretario provinciale), sono entrambi ex sindaci della cittadina.
Qui sentimenti fondanti del Carroccio hanno sempre trovato terreno fertile, tanto che alla vista del volantino di Umberto Raia c’è anche chi ha commentato: “Queste cose sono il risultato di vent’anni di intossicazione leghista“.
Il senatore Candiani, liquida la faccenda senza troppo interesse: “Ritengo che l’argomento sia di una tale banalità che non merita nemmeno una considerazione. Non riesco a vederci niente di serio. Come in tanti altri ristoranti in questo periodo ci sono pochi clienti e questo signore avrà trovato il modo di trovarne di nuovi”.
Alessandro Madron
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Immigrazione, LegaNord | Commenta »