Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
IL DISCORSO ERA PRONTO MA LA PAURA DEGLI SBERLEFFI A PALAZZO MADAMA GLI HANNO FATTO CAMBIARE IDEA
La frase rimane in sospeso, nel corso della conferenza stampa: “Avevo scritto gran parte di un discorso al Senato che mirava a ciò che è necessario per il nostro paese. Finiva chiedendo un’urgenza assoluta per la riforma della giustizia”.
Ma il discorso, è il non detto, Silvio Berlusconi non lo pronuncerà . Almeno, ad oggi, è così.
Più dell’indole, nella travagliata decisione, ha potuto il ragionamento razionale. E i consigli dei suoi.
Perchè il Cavaliere si è andato convincendo col passare dei giorni che il rischio “umiliazione” è alto.
La formula di rito con cui il presidente Grasso lo dichiarerebbe decaduto suona come una fucilata: “Preghiamo il dottor Berlusconi di uscire dall’Aula per consentire la prosecuzione dei nostri lavori”.
Ed è immaginabile che, nel lasso di tempo che trascorre tra la frase del presidente e il momento in cui l’ex premier guadagna l’uscita, l’Aula possa trasformarsi in una corrida.
Con urla, sberleffi, insulti, rivolti dai grillini e da pezzi della sinistra.
Per uno che da settimane ripete che vuole evitare “l’effetto Craxi” è uno spettacolo da evitare, perchè inevitabilmente rimbalzerebbe nel mondo come l’istantanea della fine di un’epoca.
Un danno che — nel giro di pochi giorni — potrebbe essere foriero di altri danni.
È nell’ansia da persecuzione giudiziaria che gli avvocati hanno consigliato al Cavaliere di non aizzare le procure con un discorso durissimo contro la magistratura.
Sarebbe un boomerang in relazione al tema dei servizi sociali e dei domiciliari.
Ma il discorso suonerebbe anche come una provocazione verso tutte quelle procure che secondo Ghedini e Longo stanno solo aspettando l’ora X per spiccare un mandato d’arresto.
E tra queste non ci sarebbe solo Napoli, dove il Cavaliere è indagato per la compravendita di parlamentari, ma soprattutto Milano, dove potrebbe aprirsi il famoso “Ruby ter”, con l’accusa di corruzione di testimoni.
È su questo fronte che si addensano le paure più sinistre del Cavaliere. E di certo non aiuterebbe a rassenerane il clima un discorso che suoni come una dichiarazione di guerra.
Ecco perchè dall’inner circle del Capo trapela che il vero discorso prima della decadenza è quella “lettera-appello” letta nel corso della conferenza stampa.
Una lettera non a caso scritta evitando i toni più accesi verso magistratura e capo dello Stato: “Noi siamo avversari politici — è l’incipit — ma non deve venire meno il rispetto reciproco. Prima di prendere una decisione valutate attentamente le nuove prove, testimonianze e documenti che sono arrivati dopo la sentenza della Cassazione. Votate secondo coscienza, potreste vergognarvi di fronte ai vostri figli”.
Conoscendo Berlusconi, il minimo sindacale.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
PER IL MOMENTO QUESTA E’ LA DATA FISSATA IN BASE AL CALENDARIO DEI LAVORI
Senato della repubblica, mercoledì 27 ottobre, ore 9.30.
Questi luogo data e ora del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Almeno per il momento.
È quanto risulta secondo il calendario dei lavori di Palazzo Madama. Al netto di eventuali modifiche dell’ultim’ora che potranno essere determinate dalla conferenza dei capigruppo fissata per martedì mattina alle 9.00.
Lo stesso calendario che fissa per il 27 quella che formalmente è definita come la “relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sull’elezione contestata in Molise”, indica infatti per domani mattina alle 9.30 l’arrivo nell’emiciclo di Palazzo Madama della legge di stabilità , e il suo via libera entro la giornata con voto di fiducia.
Ma manovra è ancora all’esame della Bilancio, e il varo definitivo in Commissione non arriverà prima di stanotte.
Il presidente, Antonio Azzollini, ha assicurato che entro oggi i lavori saranno conclusi. E, durante la conferenza dei capigruppo di oggi, Nuovo centrodestra e i popolari di Mario Mauro hanno chiesto la chiusura formale dei lavori istruttori prima di fissare il calendario definitivo, che dunque rimane sub-judice.
Forza Italia proverà a far slittare di qualche giorno il voto, ma Luigi Zanda insiste: “L’unica cosa che rimane certa è la data del voto di decadenza”.
La capogruppo del Movimento 5 stelle, Paola Taverna, va oltre: “Domani mattina potremmo decidere che la manovra, anzichè alle 9.30, arrivi in aula un’ora dopo, e che il voto finale sia alle 23.00 anzichè alle 22.00, ma la sostanza non cambia”.
Dunque, in assenza di unanimità alla capigruppo di domani, è probabile che la ridefinizione del calendario debba essere decisa dall’aula.
E, nelle more della discussione su date e orari, è altrettanto probabile che Forza Italia provi a conquistare ancora qualche ora di tempo.
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
L’IMPUGNAZIONE AMMESSA SOLO SE DOPO LA SENTENZA DEFINITIVA SONO SOPRAVVENUTE O SONO STATE SCOPERTE NUOVE PROVE… OCCORRONO PROVE DECISIVE E TEMPI LUNGHI
La richiesta di revisione di un processo, come quella che intende presentare Silvio Berlusconi per il caso Mediaset, è un mezzo di impugnazione cosiddetto «straordinario» che può essere utilizzato se dopo la sentenza definitiva sono sopravvenute o sono state scoperte nuove prove, finora sconosciute, che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere assolto o con la formula del non doversi procedere per prescrizione o per insufficienza di prove o con formula piena.
L’istanza, che deve contenere l’indicazione specifica delle ragioni e delle prove che la giustificano (la revisione del processo penale è disciplinata dagli articoli 630 e seguenti del codice di procedura penale), deve essere presentata dal condannato o da un suo procuratore speciale appositamente nominato, unitamente a eventuali atti e documenti e alla copia autentica della sentenza diventata irrevocabile, nella cancelleria della Corte di Appello più vicina per territorio al distretto dove si è radicato il procedimento: in questo caso, la difesa di Silvio Berlusconi dovrebbe depositarla a Brescia.
Il primo step è la dichiarazione della Corte d’Appello preposta sulla fondatezza o meno della richiesta.
Se dovesse risultare manifestamente infondata sarebbe dichiarata, anche d’ufficio e con un’ordinanza, l’inammissibilità dell’istanza.
A quel punto, colui che l’ha proposta può essere condannato a versare a favore della cassa delle ammende una somma da 258 euro a 2.065 euro.
Qualora, invece, l’istanza di revisione dovesse essere dichiarata fondata, la Corte di Appello potrebbe, in base alle norme, in qualunque momento disporre con ordinanza la sospensione dell’esecuzione della pena o della misura di sicurezza, applicando nel caso anche una delle misure coercitive più blande rispetto alla pena inflitta dalla sentenza definitiva come il divieto di espatrio, l’obbligo di firma o di dimora.
Inoltre, nel procedimento di revisione contro ogni provvedimento che decide sull’esecuzione della pena sia il pubblico ministero sia il condannato possono ricorrere in Cassazione.
Dopo l’eventuale dichiarazione di `fondatezza’ la richiesta viene discussa come in un normale dibattimento, al temine del quale, nel caso di accoglimento, il giudice revoca la sentenza di condanna o il decreto penale di condanna e pronuncia il proscioglimento indicandone la causa nel dispositivo.
Il giudice non può pronunciare il proscioglimento esclusivamente sulla base di una diversa valutazione delle prove assunte nel precedente giudizio.
Qualora l’istanza venga invece rigettata, colui che l’ha proposta viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se è stata disposta la sospensione, la Corte d’Appello dispone il ripristino dell’esecuzione della pena o della misura di sicurezza. Il condannato può impugnare davanti alla Cassazione sia il provvedimento che riguarda l’ammissibilità o meno dell’istanza, sia quello relativo alla decisione nel merito.
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
“DATI NON RUBATI DAL SUO PC” PRECISANO DAL SUO STAFF
Foto dei diamanti di Belsito e scannerizzazioni di documenti giudiziari.
Anonymous Italia ha pubblicato 369 mega di “leaks” che riguardano il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni.
Dall’entourage del segretario del Carroccio, però, fanno sapere che il computer dal quale sono stati sottratti, non sarebbe quello del presidente della Regione Lombardia.
Oltre alla foto del passaporto, ci sono decine di immagini e pdf.
Tante anche le foto che riguardano il sequestro dei diamanti dell’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito.
Ad annunciarlo è stato il gruppo di hacker: su Twitter ha postato il link, che rimanda al sito CyberGuerrilla, dove sono stati pubblicati una fotografia del passaporto di Maroni e il suo tesserino da deputato.
“La diffusione dei dati di Scopelliti — il presidente della regione Calabria già finito nel mirino di Anonymous due settimane fa — era solo l’inizio del caos che stiamo per provocare a tutti i presidenti delle regioni italiane che abbiamo indicato in precedenza”, spiega il comunicato online. Il riferimento è a un post risalente al 9 novembre e pubblicato sullo stesso blog, in cui gli Anonymous annunciavano di aver compromesso alcuni computer di presidenti di regioni italiane, tra cui Calabria, Lombardia, Sicilia, Toscana, Campania e Puglia.
Poi, gli hacker si rivolgono a Maroni chiamandolo “Maestro BOB” e lanciano le loro accuse: “Hai fatto qualcosa per contrastare il cartello di Medellin [narcotrafficanti colombiani, ndr] che fa affari a Milano? Hai fatto qualcosa per fermare i pedopornografi come Moskalenko and Chistyakov che riciclando denaro attraverso le banche lombarde? Raccontaci dei tuoi affari segreti con la mafia di Aiello e di tutte le cose orrende che la gente scoprirà oggi senza il tuo nobile consenso. Bevi vino costoso, guidi macchine costose, non paghi le tasse e ti godi la vita, mentre la Lombardia è piegata da guerre criminali e corruzione”.
A seguire, il gruppo pubblica i link attraverso i quali è possibile vedere una sorta di “anteprima” di alcuni dei file e quelli che permettono di scaricare tutto il materiale.
Rispetto a quanto accaduto in altri casi, come in quello recente che ha coinvolto il presidente della regione Calabria Giuseppe Scopelliti, il “leak” operato dagli Anonymous ai danni di Roberto Maroni sembra essere qualcosa di più grave rispetto a una semplice violazione del server di posta.
Marco Schiaffino
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
SECONDO BERLUSCONI LA SOCIA DI AGRAMA, DOMINIQUE APPLEBY, ERA SEMPRE RIMASTA ALL’OSCURO DELL’INDAGINE: E’ INVECE PROVATO CHE SAPEVA DAL 2007 VISTO CHE SI OPPOSE, INSIEME AD AGRAMA, A UNA ROGATORIA
E’ Dominique Appleby la testimone che, secondo quanto dichiarato oggi da Silvio Berlusconi, potrebbe riaprire il processo Mediaset attraverso un’istanza di revisione alla Cassazione basate su tre interrogatori da lei resi sulle operazioni di Frank Agrama.
Dal suo profilo su Linkedin, risulta che Appleby attualmente lavora presso la società Norman Alex nel ramo ‘selezione e ricerca del personale’ a Monaco.
In precedenza, dal settembre 1989 all’agosto del 1996 è stata presidente della Harmony Gold Real Estate Finance, Harmony Gold Film Finance, Harmony Gold Finance, società dove ha lavorato con Frank Agrama e si è occupata di compravendita dei diritti cinematografici.
La procura di Milano è convinta però che il presunto asso nella manica annunciato oggi dal Cavaliere sia in realtà solo un bluff.
La Appleby, fanno sapere ambienti giudiziari del capoluogo lombardo, era infatti a conoscenza nel 2007 dell’esistenza di un’inchiesta milanese su Frank Agrama, come risulta da un carteggio tra la procura di Milano e la magistratura svizzera in relazione ad una rogatoria.
Circostanze che sembrerebbero contraddire quanto dichiarato oggi da Berlusconi.
Per l’ex presidente del consiglio, Appleby avrebbe infatti avuto uno ‘shock’ nell’apprendere a giugno 2013 “che Agrama e Berlusconi erano stati incriminati in un caso giudiziario in corso d’indagine in Italia”.
Un conto da quattro milioni 292 mila dollari intestato a Frank Agrama, ritenuto il socio occulto di Silvio Berlusconi, e a Dominique Appleby-O’Reilly, figura inoltre negli atti dell’inchiesta Mediaset che ha portato alla condanna definitiva del Cavaliere per frode fiscale.
Di questa somma di denaro si parla nella consulenza KPMG che ha dato corpo all’accusa coordinata dal pm Fabio De Pasquale.
Secondo la procura, questo importo di denaro è stato erogato in nero dalle società Wiltshire Trading e Harmony Gold tra il 1995 e il 1997 a favore del conto numero 694.463 denominato ‘Ragtime’ e poi ‘Gander’ acceso presso la Ubs di Lugano, cointestato ad Agrama ed a Dominique O’Reilly.
Il carteggio tra il pm di Milano Fabio De Pasquale e i magistrati di Berna è datato 28 febbraio 2007 e si riferisce ad una rogatoria “complementare” del 2005.
Nella missiva De Pasquale ricorda che il “Tribunale Federale” ha “respinto in data 16 febbraio 2007 il ricorso interposto da Frank Agrama e Dominique O’Reilly-Appleby, tramite l’avvocato Luca Marcellini” nell’ambito della rogatoria.
Dunque, da questo documento, uno degli atti del processo che si è concluso con la condanna definitiva del Cavaliere, si evince che Appleby già sei anni fa sapeva dell’inchiesta in corso.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
ECCO LE PRESUNTE PROVE PER CUI CHIEDE LA REVISIONE DEL PROCESSO A BRESCIA… E AI SENATORI DICE: “RINVIATE IL VOTO O VE NE PENTIRETE”
Silvio Berlusconi annuncia «novità importanti per quanto riguarda il processo Mediaset».
Si tratterebbe di nuove prove che, ovviamente a suo parere, lo scagionerebbero dalle accuse per cui è stata condannato in via definitiva al termine del processo Mediaset.
E in vista del voto sulla decadenza fissato per mercoledì, si appella ai colleghi senatori: «Vi chiedo di riflettere nell’intimo della vostra coscienza a maggior ragione visto che il voto è palese. Non tanto per la mia persona, ma per la nostra democrazia. Valutate le nuove prove e i documenti che stanno arrivando».
E ancora: «Non assumetevi una responsabilità che graverebbe per sempre sulla vostra vita e sulle vostre coscienze e di cui in futuro potreste vergognarvi di fronte ai vostri figli, agli elettori e agli italiani».
LE NUOVE PROVE
I nuovi elementi sulla vicenda dei diritti Mediaset sono emersi dagli sviluppi di un’inchiesta in corso negli Usa.
«Si tratta di un affidavit di un manager del Gruppo Agrama. Sentito per tre volte dagli agenti del fisco americano ha ribadito la mia estraneità alle operazioni finanziarie di Frank Agrama», spiega Berlusconi.
La sentenza del caso Mediaset, passata in giudicato con una condanna a 4 anni per il Cavaliere, sostiene infatti che Berlusconi ha frodato il fisco italiano grazie a fondi neri creati da Agrama, di cui era socio occulto.
«I fondi creati da mister Agrama – ha spiegato il testimone nel testo letto da Berlusconi – non sono mai stati nelle disponibilità di Berlusconi».
Anzi, Agrama avrebbe utilizzato i contatti con la Mediaset per ingannare i fornitori, in particolare la Paramount, e il fisco americano: «La Paramount era convinta che Agrama rappresentasse gli interessi di Berlusconi, mentre i manager Mediaset erano convinti che agisse in rappresentanza di Mediaset. In questo modo, alterando i contratti, evadeva grosse somme».
Tesi un po’ ardita che sarà verificata da chi di dovere.
LE INDAGINI
Sulla base delle dichiarazioni del suo manager, Agrama è finito in un indagine condotta dal fisco americano:«Io credo che questa testimonianza – dichiara Berlusconi – come le altre 11, smentiscano alla base quello che ha deciso il collegio feriale della Cassazione per quanto riguarda la mia condanna».
LA VICENDA
Gli atti sono stati già inviati alla Procura di Milano. Presto saranno alla base di una richiesta di revisione del processo, che sarà presentata alla Corte d’Appello di Brescio: «Confido sul fatto – ribadisce l’ex premier – che questa domanda possa essere assolutamente accolta, per la chiarezza di queste notizie, che oltretutto sono anche confermate da molti testimoni che i giudici di primo e secondo grado non hanno voluto nemmeno ascoltare. Abbiamo le deposizioni di tutti questi inascoltati testimoni, che fanno riferimento alla realtà , una realtà che mi vede completamento estraneo, che esclude assolutamente ogni mia partecipazione a qualsiasi fatto illegittimo».
Dopo il precedente della “sentenza svizzera che scagionava Berlusconi” e che poi si è rivelata addirittura inesistente, meglio andare con i piedi di piombo con presunte prove uscite all’ultimo minut e” annunciate e interpretate” dal diretto interessato.
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
L’IPOTESI DEL PASSAPORTO DIPLOMATICO E’ AVALLATA DA MOLTI QUOTIDIANI, MA PARE ESCLUSA L’IPOTESI VATICANO
Silvio Berlusoni che beffa per l’ultima volta la giustizia italiana, non più con una legge ad personam, ma con un passaporto diplomatico ad personam concesso dall’amico Putin.
Di più: con la nomina di ambasciatore di Mosca presso la Santa sede.
Altro che Bettino Craxi, che per sottrarsi alle condanne definitive di Tangentopoli finì ad Hammamet da latitante, termine che si addice ai boss mafiosi più che agli statisti.
Il Cavaliere, che il 27 novembre potrebbe decadere da senatore e perdere l’immunità parlamentare di fronte a future inchieste ed eventuali ordini di custodia in carcere, avrebbe di fronte a sè la possibilità di caversela in modo assai più elegante e formalmente ineccepibile.
Sembra fantapolitica, certo. Ma l’indiscrezione continua a circolare.
Tutto è iniziato da un trafiletto su Il Messaggero, nascosto nelle pagine interne il 20 novembre, quando la cronaca era sovrastata dalla tragica alluvione in Sardegna.
Il quotidiano romano attribuisce le voci ad ambienti parlamentari, con alcuni “deputati forzisti” che si sarebbero spinti a dire che Putin avrebbe già nominato Berlusconi ambasciatore presso il Vaticano.
Voci che già circolavano “un mese fa”, ma che ora tornano alla ribalta in vista dell’arrivo del presidente russo in Italia, con annesso incontro con papa Francesco, previsto oggi.
E che si stanno propagando di giornale in giornale.
Il quotidiano Libero, che da Berlusconi non è lontano, mette tutto all’indicativo presente: “Sì, Vladimir Putin ha intenzione di dare a Silvio Berlusconi un passaporto, un passaporto diplomatico, che gli consentirebbe di passare il resto dei suoi giorni nelle residenze all’estero: Antigua o Bermuda, ma anche Sankt Moritz. Idea tutt’altro che assurda, sia per Silvio sia per Vladimir, visto che dopo il sì dell’Aula alla perdita del seggio di Palazzo Madama il leader di Forza Italia non potrà contare più sui privilegi della sua carica”.
Qualcuno ricorda il caso di Gerard Depardieu, l’attore che ha ottenuto la cittadinanza russa per sfuggire al perso del fisco francese.
Fantapolitica, probabilmente, soprattutto per quanto riguuarda l’ipotesi vaticana, anche perchè pare difficile che papa Bergoglio macchi la sua crociata moralizzatrice prestandosi a un’operazione del genere, accreditando un ambasciatore che, oltre a tutto il resto, è condannato in primo grado per prostituzione minorile.
Ma quanto meno queste voci dimostrano la disperazione dell’entourage berlusconiano, che vede chiudersi una a una tutte le vie d’uscita.
Niente grazia dal Quirninale, nessun rinvio del voto sulla decadenza, nessuna “pacificazione” con la magistratura, che anzi da Milano apre il fronte di un’inchiesta Ruby bis per le presunte false testimonianze risuonate in aula in favore del leader.
Ed ecco allora l’ultima spiagga, il finale da spy story in cui l’ex presidente del consiglio, l’uomo più ricco d’Italia fugge al suo destino con l’ultimo, incredibile travestimento.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
“CON 15.000 AGENTI IN MENO NON GARANTIAMO PIU’, CALERANNO I CONTROLLI, POI’ FURTI E RAPINE NELLE GRANDI CITTA'”
Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, lancia l’allarme: “Troppi tagli, diminuisce il servizio di sicurezza reso ai cittadini”. Le parole del numero uno della Polizia italiana si incrociano con i dati, ancora top secret, del Viminale.
I numeri confermano come la crescita dei reati sia direttamente proporzionale a quella dei tagli al comparto.
“Ogni tanto qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città o in alcune parti del Paese. Voglio essere chiaro con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza in nessuna parte del territorio”.
Pansa è al vertice del Dipartimento sicurezza del ministero dell’Interno. Da lui dipendono Polizia, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza.
Insomma, è il capo delle forze dell’ordine.
Ed è la prima volta che dalla massima autorità della sicurezza del Paese arriva un segnale così forte di “resa” alla criminalità .
Un allarme drammatico, rivolto al mondo della politica e in particolare al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che sul tema tace.
Pansa ha parlato così di fronte a un centinaio di funzionari dell’associazione Anfp. Davanti ai dirigenti Polstato, il loro capo ha ammesso che ormai “non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno. E con la riduzione delle risorse”.
“È pacifico – ha ribadito – che in questo momento noi stiamo offrendo un servizio di sicurezza inferiore al passato”.
Inutili, ha aggiunto, i “meccanismi di ottimizzazione delle risorse per rendere più efficiente la macchina organizzativa della sicurezza. Comunque il segno resterà meno”.
E ancora: “Non è più pensabile – ha spiegato – ragionare come se sul territorio siano schierati 110 mila uomini. Dal 2014 ce ne saranno solo 94 mila”.
Pansa ha espresso anche la preoccupazione che i tagli possano penalizzare il comparto della sicurezza a favore di quello della Difesa, impegnato da anni nelle “pattuglie miste” e in compiti di presidio di obiettivi a rischio nelle città .
“Bisogna chiarire – ha dichiarato – chi ha la legittimità dell’uso della forza nell’ambito della sicurezza”. “Perchè – ha polemizzato con la Difesa – se spostiamo l’asse verso il sistema militare, creiamo qualche scompenso anche rispetto ai principi costituzionali”.
Il segretario dell’Anfp Enzo Letizia ha poi sottolineato come “il taglio delle risorse, in un momento di crisi economica, comporti un aumento della criminalità perchè mancano uomini e mezzi”.
Complessivamente, infatti, in tutta Italia sono in aumento furti e rapine.
Nel dettaglio delle grandi città , è Firenze in vetta alle classifiche per l’aumento dei delitti nel 2012 (9,2%) rispetto all’anno precedente.
Da gennaio ad agosto di quest’anno, ultimi dati disponibili, a Firenze sono cresciuti del 100% gli omicidi volontari, del 16% i furti in abitazione, del 50% le rapine in banca.
A Bari i delitti sono aumentati del 2,2%, negli ultimi otto mesi del 50% gli omicidi, del 16% i furti, del 70% le rapine in abitazione.
A Roma crescita dei delitti del 3,2%, con un incremento tra gennaio e agosto del 43% degli omicidi volontari, del 4,3% dei furti in generale e dell’8,7% dei furti negli esercizi commerciali.
A Bologna i delitti sono aumentati del 2,2%. Nei primi otto mesi sono aumentati dell’11% i furti in abitazione, del 20% negli esercizi commerciali, e del 47% le rapine in abitazione.
A Cagliari da gennaio ad agosto sono aumentati del 28% i furti in abitazione, a Napoli crescono dell’11,4% le violenze sessuali e del 18,6% le rapine.
A Catania i delitti sono aumentati del 4%, con un incremento nei primi otto mesi di quest’anno del 100% degli omicidi volontari, del 225% delle rapine in banca.
A Milano, nei primi otto mesi dell’anno si è registrato un aumento del 17% di furti in abitazione, del 73% di rapine in abitazione, del 96% di rapine in banca.
In crescita i delitti anche a Palermo (più 5,8%), con un incremento nei primo otto mesi del 250% di omicidi volontari, del 18% di furti in abitazione, del 12% di rapine in banca.
L’aumento di criminalità non risparmia il Nord Ovest (salgono del 30% nei primi otto mesi i furti a Torino, del 47% le rapine in abitazione e del 10,4% quelle negli esercizi commerciali).
Nè il Nord Est: a Trieste i delitti crescono del 4,7%, in particolare si registra un’impennata di reati contro le donne, con un più 33,3% di violenze sessuali, mentre a Venezia i delitti crescono del 3,5% con una crescita ad agosto del 14% dei furti in abitazione e del 24% dei furti negli esercizi commerciali.
Alberto Custodero
(da “La Repubblica“)
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Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile
“SE RENZI DIVENTERA’ SEGRETARIO METTERA’ IN DIFFICOLTA’ L’ESECUTIVO E LO STESSO PARTITO”
Massimo Cacciari, il Pd si rinnoverà con la sfida dei tre candidati ammessi alle primarie
«Non è una questione di età . Il cambio generazionale è ormai inevitabile. Nel centrosinistra come del resto nel centrodestra. Mi pare che alla fine Renzi, Cuperlo e Civati non dicano cose molto diverse. Tutti e tre devono dire che le riforme sono necessarie, che bisogna ridurre la spesa pubblica, i costi della burocrazia. La vera questione non sono i programmi»
Cuperlo polemizza con Renzi e dice che il partito non rappresenta il volto buono della destra.
«Cosa vuol dire? Il problema non è la divisione tra destra e sinistra. È chiaro che Renzi gioca per la premiership ed è stato obbligato a passare da queste primarie. Sa benissimo che in realtà non potrà fare tutte le cose che dice. Il suo compito dovrebbe essere quello di traghettare questo governo al semestre europeo senza peggiorare la situazione. Ma diciamolo una buona volta senza ipocrisie. Se Renzi diventerà segretario del Pd metterà in difficoltà il governo Letta e lo stesso Pd. La parte del responsabile la sta facendo il presidentedel Consiglio non Renzi».
Renzi, però, ieri ha ribadito che il governo con lui dovrà cambiare rotta.
«Lo dice ora, ma dubito molto che in questo caso la classe dirigente del Pd gli lascerebbe continuare a fare il segretario. Il vero problema è che il Pd è fallito, anzi non è mai nato. Lo sanno benissimo sia D’Alema, Veltroni, Renzi, Cuperlo e Civati. Tutti però devono continuare a fingere di non saperlo perchè il partito non sarebbe in grado di fare una separazione consensuale. Se il Pd si sfascia adesso è un disastro per tutti. A cominciare dal governo. E questo sfascio rischia di pagarlo alle prossime elezioni»
Perchè?
«Basta vedere quello che sta succedendo nel centrodestra dove, invece, sta avvenendo proprio quel divorzio consensuale che avrebbe dovuto fare il Pd. Alle prossime elezioni il centrodestra sarà composto dai berlusconiani guidati magari da una figlia del Cavaliere, gli alfaniani, la Lega e gli ex missini. Dall’altra parte, invece, ci sarà un solo partito e in più sfasciato ».
C’è tempo per rimediare?
«No. Bisognava farlo prima. Il Pd doveva dividersi tra la sua componente ex democristiana e quella più di sinistra. Ma in questo momento non può farlo».
Renzi ripete che con lui segretario del Pd la Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere.
«Anche questa è stata una frase strumentale. Che la Cancellieri avrebbe dovuto dimettersi è fuori discussione, ma Renzi non può dire se fossi al posto di Letta la farei dimettere. Non dimentichiamo che c’era chi aveva proposto la Cancellieri tra i candidati per la presidenza della Repubblica. La verità è che Renzi vorrebbe andare subito al voto».
Andrà così?
«Se una volta segretario del Pd sarà coerente con quello che dice oggi prevedo che il partito andrà in fibrillazione e il governo pure. Ma non lo credo. Oltretutto è vero che ormai siamo il paese del carnevale perpetuo, ma qualcuno dovrebbe pur chiedersi seriamente come farà mai Renzi a fare contemporaneamente il segretario del Pd e il sindaco di Firenze»?
Andrea Montanari
(da “La Repubblica“)
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