Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
DOVE UNA VOLTA C’ERA LA PASSIONE POLITICA, OGGI CI SONO I VOTIFICI
Il sorriso dolce di Enrico Berlinguer, il volto duro e bello di Gigi Petroselli, il sindaco delle periferie di Roma.
E poi lui, Palmiro Togliatti, il Migliore, accanto al Che, poco più in basso una foto triste di Aldo Moro.
Per la serie c’era una volta la politica, quella fatta di campi, divisioni, idee e passioni.
Ora ci sono i congressi e le sezioni del fu Pci, trasformato in Partito democratico, sono ridotte a “votifici”.
Sezione, pardon, circolo che fa più moderno, del Pd di Roma Cinecittà , qui si vota per il segretario di Roma e per quello locale.
Tutto doveva concludersi già una settimana fa, ma tra ricorsi e accuse reciproche di tessere gonfiate, è finito in caciara: voti annullati e congresso da ripetere.
Dalla federazione del partito è arrivato un garante, perchè in questa Beirut della politica che è diventato il Pd nessuno si fida più degli altri.
Ivana della Portella, giornalista, membro della segreteria regionale del partito, è iscritta qui e non nasconde la meraviglia: “Quante facce nuove, quanta gente mai vista”.
C’è la fila per tesserarsi, ci si iscrive last-minute con venti euro, così si ha diritto ad una copia di Europa, una de l’Unità , e soprattutto si può votare.
“Democratici e democratiche”, Fabiano Proietti, uno dei candidati alla segreteria del circolo (rito cuperliano), tenta di parlare.
“Chiamace compagni”, gli fanno dalla sala.
Intanto continua il via vai di gente che vuole la tessera. Il garante suda freddo.
Prima di Fabiano interviene Salvatore Canalis. L’antropologia cambia di colpo. Salvatore si avvicina ai cinquanta, si vede che ha militato nel partito quando il circolo si chiamava sezione e fuori sventolava la bandiera rossa dei comunisti.
“È un rito, qui non si parla di politica, il voto è la parte predominante di questo congresso”. Lo ascoltano in pochi. “Hanno fatto le larghe intese, il governo, stanno facendo leggi di stabilità e altro e noi non abbiamo avuto la possibilità di parlare con un deputato. Una volta chiamavi in federazione e ti mandavano un compagno onorevole. Oggi ti devi rivolgere a un capo corrente”.
Qualcuno, dei pochi ancora vogliosi di ascoltare le parole della politica, fa cenno di sì con la testa.
Ma intorno è tutto un via vai di tessere rinnovate, schede per votare, file che si ingrossano.
Fuori un signore anziano traffica con una cartella gialla e si dà da fare col cellulare. “Aò, devi venì a votà , c’è tempo fino alle nove de sera”.
Il cronista chiede spiegazioni al giovane segretario, contestato e attaccato da un gruppo di iscritti per come ha condotto la prima fase di questo strano congresso.
Gianni Di Biase si era praticamente dichiarato vincitore accampando il controllo di 155 voti su 270.
“La verità è che qui il Pd non è mai nato, c’è tanta rivalità tra ex comunisti ed ex della Margherita”.
Gli chiediamo dei voti, delle tessere all’ultimo minuto. Minimizza.
Ivana della Portella imbraccia il microfono e lancia un’accusa durissima: “Il garante ha detto che ci sono intere famiglie che stanno venendo a votare. Una di loro è venuta tutta intera, cinque persone, compreso il nonno di 91 anni”.
Giudizio lapidario di un anziano iscritto: “È uno schifo”. Difficile dargli torto.
Anche qui sono all’opera i signori delle tessere? Certamente.
Ma il problema non è questo, è più grave. Basta saper leggere la delusione stampata sui volti degli anziani militanti, uomini e donne che negli anni passati hanno speso il loro tempo per la buona politica, si sono entusiasmati per le parole di Berlinguer, commossi per la fine di Aldo Moro, mobilitati per difendere la democrazia, il lavoro, i diritti.
Questa gente oggi è offesa dal partito ridotto in un labirinto di correnti.
I loro compagni dei circoli del Prenestino hanno gettato la spugna e revocato il congresso. “Aspettavamo con ansia questo momento sperando in una vera fase costituente. E invece non abbiamo mai visto una così totale assenza di dibattito e una così prevaricante invasione di tutto il resto. Siamo di fronte a un fenomeno di ‘ipertesseramento’ mosso da personali interessi di potere”.
Iscritti dell’ultimo minuto e capi-corrente.
La morte delle idee, degli entusiasmi e della buona politica.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
LA FAIDA AL CIRCOLO PD DI CASALBERTONE: NON E’ UN BEL VEDERE
«Froci», «fascisti», «zozzi». Insulti, accuse, polemiche, contestazioni.
Benvenuti a Casalbertone, periferia est della Capitale, zona popolare e universitaria, tra la Prenestina e la stazione Tiburtina.
Qui, dove la sinistra vince da sempre, si consuma una delle lacerazioni più profonde del Pd nella corsa alle primarie.
Renziani e cuperliani? No, non qui.
La «faida» è ancora più interna, tutta interna ai «seguaci» del deputato triestino Gianni Cuperlo.
Generazioni in lotta, giovani iscritti contro militanti di lungo corso, il tutto mixato e shakerato nel grande tritacarne di Facebook , strumento – quello sì – trasversale e per tutte le età .
Finisce a male parole, a denunce di frasi «omofobe» e «sessiste».
Da una parte i sostenitori di Lionello Cosentino, 60 anni, ex assessore regionale, ex senatore, «portato» dal guru romano Goffredo Bettini.
Dall’altra Tommaso Michea Giuntella, 30 anni, «bersaniano» doc (era uno dei quattro della famosa foto col pugno chiuso), papà giornalista (Paolo, quirinalista del Tg1 scomparso qualche anno fa), nonno (Vittorio Emanuele) reduce dai lager nazisti.
Tutti e due, ironia della sorte, voteranno alla fine per Gianni Cuperlo, contro Matteo Renzi.
Perchè Casalbertone, che ha ospitato la prima sede romana dell’Ulivo prodiano, è così: qui la sinistra è ancora sinistra, qui il Pci-Pds-Ds-Pd ha maggioranze granitiche, che hanno prodotto oltre 15 anni di governo territoriale.
Poi arrivano i congressi dei circoli, e c’è un mondo che va in frantumi.
Il circolo Pd è dietro una porticina nera, in ferro, su una via in salita intestata a Giuseppe Pianell, generale dell’esercito, già ministro della Guerra del Regno delle Due Sicilie durante lo sbarco dei Mille, poi comandante dell’unica divisione italiana che, a Custoza, non arretrò di fronte agli austriaci.
Passato glorioso, targa sbagliata: Pianell morì nel 1892, e non nel 1902 come c’è scritto per strada.
La zona è di quelle «ad alta tensione»: a cento metri c’è il circolo «Futurista» di CasaPound, il secondo polo dei «fascisti del terzo millennio» (definizione loro), poco più in là un paio di centri sociali, più la sezione del Pdl.
Qualche volta, finisce in rissa: l’ultima, con bastoni, pietre e fumogeni, è di un anno e mezzo fa.
Anche stavolta vengono evocati «i fascisti», ma il contesto è un altro.
Domenica pomeriggio. Il circolo Pd elegge il suo segretario e ad appoggiare i due principali candidati – Carlotta Paoluzzi con Giuntella, Domenico Perna con Cosentino – arrivano i big: Micaela Campana di qua, Michele Meta di là .
Clima teso, elezione all’ultimo voto.
La spunta la Paoluzzi: 67 voti contro 63.
Vittoria non «piena», però: nei delegati, infatti, finisce 6 a 6.
A sera, ci sono ancora urla, concitazione.
Ad una giornalista di youdem, renziana, viene tolto il cellulare e impedito di fare riprese. I militanti tornano a casa, sia i giovani che gli «storici», con l’adrenalina in corpo.
Così accendono il computer e si mettono sul grande «sfogatoio» di Fb.
Tonino Cuozzo, uno degli iscritti della prima ora, attacca: «I fascisti del Pd hanno portato le truppe cammellate a votare Carlotta e Giuntella».
Passa mezz’ora, e i «Giovani democratici» del Tiburtino III (dove Veltroni, con Benigni, lanciò la sua campagna nel 2008) replicano: «Diccelo tu Tony per chi dovevamo vota’! Quanti soldi j’avete dato a quelli di casapound per venire a votare in sezione? La foto con Berlinguer c’hai! ma vergognati zozzo! Fascista tua madre!».
Cuozzo, a quel punto, non ci vede più: «Voi pure i froci che per un c… votano Carlotta miss de sto… ma non passerete a Casalbertone mantenuti da mister frega la neo eletta in parlamento ed assessore per spirito santo…».
Una sequela d’insulti di rara eleganza, con «bersagli» precisi: Simone Barbieri, omosessuale, di Pd Rainbow; la Paoluzzi, la Campana ed un ex assessore (Maria Muto) del Municipio.
I sostenitori di Giuntella salvano lo screenshot con gli insulti, la polemica «monta» sulle agenzie: «Accuse omofobe e sessiste», dice Giulia Tempesta, consigliere comunale.
«Se fosse vero, esprimerei la mia solidarietà », replica Cosentino.
Ma i supporter dell’ex senatore ribaltano le accuse: «Hanno cominciato gli altri, mettendo su internet la foto di Meta e il commento: “I c… stanno coi c…”».
E ancora: «Il tesseramento è stato gonfiato”
Ernesto Menicucci
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
PENA DIMEZZATA, MA RESTANO LE IMPUTAZIONI: HA MEDIATO PER COMPRARE IL SENATORE DE GREGORIO E HA CONTRIBUITO A “COSTRUIRE” IL DOSSIER SU FINI… FAVORI DI CUI AVEVA CHIESTO PAGAMENTO IN UNA LETTERA
Pena dimezzata per Valter Lavitola. I giudici della VI corte d’Appello di Napoli hanno condannato l’ex direttore de “L’Avanti!” a un anno e quattro mesi per la estorsione ai danni dell’ex premier Silvio Berlusconi. In primo grado Lavitola era stato condannato a due anni e otto mesi.
Lavitola, arrestato il 16 aprile dell’anno scorso scorso dopo un periodo di latitanza nell’ambito dell’inchiesta sui fondi all’editoria, si era attivato per fare una serie di favori all’ex premier: aver mediato, secondo gli inquirenti, per comprare il senatore Sergio De Gregorio, aver contribuito alla costruzione del dossier su Gianfranco Fini.
Favori di cui poi aveva chiesto conto in una lettera di venti pagine.
Nel documento Lavitola elencava le tante promesse non mantenute dall’allora presidente del Consiglio: “Entrare nel governo o nel Parlamento europeo o almeno nel Cda Rai”; ottenere comunque “un incarico importante all’inizio del 2010; “collocare Iannucci nel Cda dell’Eni”; “nominare (Paolo) Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica”.
La lettera era stata rintracciata dagli inquirenti sul computer di Carmelo Pintabona, l’uomo d’affari e politico di origine siciliana che con Lavitola era indagato per tentata estorsione all’ex premier e che era stato assolto nel processo di primo grado.
Nel testo, zeppo di refusi e strafalcioni, Lavitola elencava una serie di benefici che l’ex premier gli avrebbe concesso in cambio di favori vari. In particolare, un rimborso spese per il suo viaggio a Santa Lucia, in Centro America, per procurare atti che avrebbero dovuto dimostrare che proprietario effettivo dell’appartamento (un tempo appartenuto ad An) era il cognato di Fini.
La Corte ha inoltre condannato Lavitola al pagamento di 600 euro di multa, disponendo la cessazione della custodia cautelare il 2 dicembre 2013 e quindi la scarcerazione se non detenuto per altra causa.
Attualmente Lavitola è in carcere per essere evaso dagli arresti domiciliari disposti nella sua abitazione di Roma.
I giudici hanno anche in secondo grado hanno condiviso l’impianto accusatorio emerso dall’inchiesta condotta dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Greco.
A Lavitola, difeso dall’avvocato Gaetano Balice, i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO IL PARAGONE CON GLI EBREI DA PARTE DI BERLUSCONI, ZVIA PERES WALDEN REPLICA: “UN CASO DI IGNORANZA”
Zvia Peres Walden, la figlia del Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres, è talmente sorpresa dalla frase di Berlusconi (che paragona la situazione dei suoi figli a quella degli ebrei perseguitati da Hitler) che, incredula, mi chiede di ripetere due volte la domanda.
Poi si decide a rispondere.
“Immagino che si tratti di un caso d’ignoranza, (ma non ha mai letto Primo Levi?) o di demagogia, ma cercherò comunque di rispondere, anche se la risposta mi appare comunque del tutto ovvia”.
“Cominciamo: primo, gli ebrei hanno sofferto perchè da un giorno all’altro sono diventati un gruppo da eliminare, una “razza umana diversa” da far scomparire dalla faccia della Terra.
E non avevano fatto nulla, assolutamente nulla. Erano normali cittadini del loro Paese.
I suoi figli che non ho dubbio abbiano sofferto e stiano tuttora soffrendo – sono vittime del comportamento (assai controverso del resto) di una singola persona, il loro padre”.
“Secondo: la loro sofferenza, immagino, è psicologica”, continua la figlia di Peres.
“Non temono per la loro vita. Gli ebrei invece sono stati trucidati, solo nella mia famiglia più stretta sono stati trucidati il mio bisnonno, il nonno di mio padre Shimon, e il suo zio preferito. Molti altri si sono salvati solo perchè erano già qui in Israele o negli Stati Uniti”.
E ancora: “L’uso della Shoà per scopi personali è un ennesimo esempio della banalità del male. E penso basti così. È già fin troppo. Altro non c’è da aggiungere”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
COMUNITA’ EBRAICA INDIGNATA: “OFFENDE LA MEMORIA DI MILIONI DI MORTI”…”I SUOI FIGLI NON SONO MAI STATI IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO”
“I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso”.
Così Silvio Berlusconi in un passaggio del nuovo libro di Bruno Vespa, Sale, zucchero e caffè, in cui il conduttore di Porta a Porta gli chiede se è vero che i figli gli abbiano chiesto di vendere tutto e di andare via.
La prima reazione dalla comunità ebraica romana.
Il presidente Riccardo Pacifici all’Huffington Post dichiara a SkyTg24: “Berlusconi non deve delle scuse agli ebrei, ma a se stesso. Rimango basito il suo è un paragone fuori luogo. Forse sarebbe interessante sentire direttamente i figli”.
A seguire, lo sdegno del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna, che giudica il paragone di Berlusconi “incomprensibile” ma soprattutto “offensivo” della memoria di milioni di morti.
“L’Italia repubblicana – dice Gattegna – è un paese democratico (…). La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu (…) una catastrofe non soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”.
Marcello Pezzetti, storico dell’ebraismo e direttore della Fondazione per il Museo della Shoah: “Dio mio no, ma come si fa a dire una cosa simile, una stupidità del genere? Non è possibile. E’ una dichiarazione assurda, sostenere una cosa del genere è anche antistorico”.
Dopo le parole di condanna per un “paragone infelice” che offende per “superficialità e mancanza di rispetto”, il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, Alessandra Ortona, rileva come “nessuno dei figli di Silvio Berlusconi è stato rinchiuso in un ghetto, bruciato in un campo di concentramento, fucilato, o trattato in altre feroci maniere”.
Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia: “Berlusconi vada davanti ai forni crematori a ripetere quel che ha detto. Vada in un campo di sterminio, magari accompagnato dai suoi figli, a ripetere questa stupefacente affermazione”. Solidarietà “al popolo ebraico che ancora una volta viene chiamato in causa con vergognosi accostamenti: i supposti perseguitati ricchissimi rampolli di Berlusconi e la tragedia della Shoah”.
E c’è anche chi propone di far scontare a Berlusconi i servizi sociali ad Auschwitz, così “potrà constatare di persona che tipo di persecuzione riservassero i nazisti agli ebrei” dichiara Roberto Della Seta, esponente di Green Italia.
Con il presidente dei Verdi, Bonelli, che invita Berlusconi a “smetterla con la sua ossessione di impunità e le manie di persecuzione: la sua condanna per frode fiscale non è il frutto di una congiura ma di una sentenza passata in giudicato. La rispetti”.
Reazioni anche dal fronte politico. “Berlusconi ha perso completamente il senso della misura – afferma Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd – . Da 20 anni ci racconta la favola della persecuzione e oggi, anzichè chiedere scusa agli italiani per la condanna per frode fiscale, si avventura in un paragone agghiacciante con una tragedia quale l’Olocausto”.
E si chiede: “Essere eguali di fronte alla legge e rispettare lo Stato di diritto sono paragonabili alla persecuzione degli ebrei? Cosa ne pensa Alfano?”.
“Agghiacciante” è anche l’aggettivo scelto da Nichi Vendola: “Banalizzare come fa Berlusconi una terribile tragedia come la shoah per la polemica politica di tutti i giorni è agghiacciante” scrive il leader di Sel su Twitter.
Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto alla Camera e vicepresidente di Centro democratico: “Berlusconi ha banalizzato una tragedia storica. Siamo certi che l’abbia fatto senza l’intenzione di offendere la memoria delle vittime e la comunità ebraica, ma a questo punto le sue scuse sono doverose. In ogni caso lo invitiamo a leggere Se questo è un uomo di Primo Levi”.
E il Pdl? Silenzio imbarazzato .
Anche oggi Vespa è riuscito a pubblicizzare il suo libro, anche se nel peggiore dei modi.
E qualcuno ha perso un’occasione per tacere.
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
UNA STRUTTURA ASSOCIATIVA DI STAMPO LIBERALE, GIA’ CENTINAIA DI CIRCOLI IN TUTTA ITALIA… OBIETTIVO: PREPARARE IL NUOVO CENTRODESTRA DEL DOMANI
Il nostro impegno politico per una grande e prospera Italia, protagonista del futuro dell’Unione Europea.
Un popolo italiano libero, efficiente, consapevole delle proprie virtù.
Ripensare e ridefinire lo Stato, il suo perimetro di influenza su economia e società , le sue istituzioni, la sua burocrazia.
Migliorarne l’autorevolezza.
Restituire alla Politica il compito di accompagnare la Nazione, i suoi cittadini, nel loro quotidiano sforzo di preparare e garantire ai propri figli un futuro di benessere e civiltà .
Fortificare la Democrazia in Italia e in Europa, auspicando criteri di democrazia diretta e partecipata capaci di affiancare proficuamente la democrazia rappresentativa.
Una “rivoluzione” generazionale. Giovani meritevoli, capaci anche di scegliere i migliori delle generazioni passate, che non “rottamano” ma valorizzano sapienza ed esperienza.
Introdurre nella vita pubblica una totale discontinuità con il ventennio politico che abbiamo alle spalle.
Denunciare e demolire tutto quello che resta di un Sistema Italia malato e incurabile e ricostruire sulla base di un ritrovato orgoglio, entusiasmo, serietà .
Ricostituire l’incanto della solidarietà e dell’impegno comune. Un moderno concepire la collettività .
Stare coraggiosamente in campo, in una competizione europea e globale, cercando di far tesoro delle esperienze altrui per superarle grazie alla nostra peculiarità creativa.
Scongiurare l’abbandono del nostro Paese dei giovani più promettenti offrendo loro una speranza solida e concreta per un futuro migliore nella loro terra.
Concretamente impegnati per uno Stato che investe maggiori risorse su scuola, università e ricerca, che sappia restituire alla Scienza il posto che le spetta nel Paese di Galileo.
Attualizzare storia e tradizione e andare oltre la memoria monumentale trasformandola in memoria attiva; non solo conservare e valorizzare il patrimonio ma fare storia.
Rendere maggiormente produttivi i nostri beni culturali.
Favorire la competizione e la concorrenza nelle arti. Aprirsi al mondo e da esso farci guardare con rinnovato interesse.
Rispettare e valorizzare ambiente e paesaggio.
Favorire lo sviluppo dell’ Economia Verde.
Fare del Turismo un sicuro volano di economia.
Promuovere una moderna idea di giustizia, di autentica equità , di pari opportunità . Scoperchiare ogni pentola di malaffare. Fare “muraglia” contro ogni abuso ed ogni palese ingiustizia.
Un autonomo sistema giudiziario rinnovato ed efficiente.
Stare nei consessi internazionali a pieno titolo.
Ritrovare la perduta competitività delle nostre imprese.
Liberare le banche dal potere della politica.
Sconfiggere mafie e consorterie.
Battersi contro possibili derive stataliste e collettiviste, contro populismi demagogici, contro ogni nostalgia passatista.
Essere concreti nella prassi e visionari nel pensiero.
Favorire l’occupazione occupandosi dei lavoratori e non dei posti di lavoro.
Attuare un sistema di protezione sociale che superi i vetusti e perniciosi sistemi attuali di ammortizzatori sociali. Introdurre un sussidio di disoccupazione universale, limitato nel tempo e accompagnato da nuova formazione e orientamento verso nuove esperienze lavorative.
Abbassare le tasse sul lavoro.
Ampliare gli spazi di concorrenza e libertà di mercato.
Sconfiggere clientelismo e corporativismo, inefficienze e sprechi.
Favorire la meritocrazia.
Abbassare le tasse e la spesa pubblica e ridurre il debito pubblico.
Risolvere i conflitti d’interesse endemici e particolari.
Introdurre un Federalismo di stampo italiano, su base comunale.
Rendere chiare e nette le competenze sui vari livelli di governo
Sostenere una visione “avanzata” sui Diritti Civili con lungimiranza e con l’umiltà di sapersi collocare al livello degli altri paesi occidentali.
Promuovere la figura femminile come motore dell’intero sistema Paese.
Associazione “BLU per l’Italia”
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
L’AVEVA ASSUNTA COME ASSISTENTE NONOSTANTE LE REGOLE DEL MOVIMENTO: PER LEI NON ERA UNA PARENTE
Prima ha assunto la figlia del compagno come assistente personale, poi si è difesa dicendo che “il Regolamento del Senato lo consente, non essendo la ragazza una parente”, infine ha dovuto capitolare davanti al fuoco incrociato delle polemiche che le sono piovute addosso.
La senatrice salentina del Movimento 5 stelle Barbara Lezzi ha rescisso il contratto di collaborazione con la ventiduenne “brillante, laureata in Economia” che aveva assunto qualche mese fa.
Lo ha fatto per “mettere a tacere i soliti noti”, ha spiegato sul suo profilo fb, “d’accordo con la ragazza – ha aggiunto al telefono – che ha preferito decontrattualizzarsi ma che continuerà ad impegnarsi come attivista del Movimento, così come faceva prima di avere un regolare contratto”.
Un anticipo di tempesta si era già avuto a settembre, quando la nomina della Lezzi quale capogruppo dei grillini al Senato era saltata (in favore della collega Paola Taverna), proprio all’indomani della diffusione delle notizie relative a quella strana assunzione.
Nei giorni scorsi l’argomento è tornato nuovamente in auge, nell’ambito di un confronto al vetriolo tra la base del movimento leccese e i parlamentari, relativo proprio al comportamento degli inquilini salentini di Montecitorio e Palazzo Madama.
E se gli attivisti hanno contestato le modalità di scelta dei collaboratori ed evidenziato la vicinanza tra la Lezzi e la sua assistente personale, è stata proprio quest’ultima – nel corso di un incontro pubblico a Lecce – a chiarire di non aver violato alcun regolamento, dal momento che le norme prevedono che non vengano assunti “parenti, conviventi e affini”, mentre la ragazza non è parente nè convivente, ma semplicemente la figlia “dell’uomo con cui ho una relazione”, a sua volta non convivente.
Una giustificazione che, a quanto pare, non è bastata ad alcuni colleghi a cinque stelle, che lunedì pomeriggio hanno manifestato il loro disappunto durante un’infuocata riunione a Palazzo Madama.
Se il regolamento del Senato è legge, infatti, è altrettanto vero che nel documento firmato dai candidati del M5S prima delle elezioni tutti si sono impegnati a utilizzare
un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione, promettendo anche “di non selezionare per tali posizioni parenti e affini fino al quarto grado”.
Un’evidenza che – secondo la senatrice – non configura comunque alcuna violazione, “Ribadisco di aver rispettato tutte le regole”, al punto che della vicenda non è stato neppure necessario discutere con il leader:
“Con Grillo di questo non ho parlato, non ce n’era alcun bisogno”.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
EPIFANI RINVIA LA SEGRETERIA A OGGI… DEVE METTERE D’ACCORDO CUPERLO CHE VUOLE BLOCCARE LE ISCRIZIONI E I RENZIANI CHE SI OPPONGONO
“Siamo in un vicolo cieco. Come fai, fai male. E se alla fine salta tutto?”.
Il panico avanza, mentre i I candidati si scontrano a colpi di dati. “Abbiamo vinto i congressi locali 49 a 35”, va dicendo Cuperlo.
E Luca Lotti, renziano, responsabile Enti locali: “Dati falsi, con noi abbiamo contati una cinquantina di segretari”.
Ma in realtà , lo scontro si consuma sui pacchetti di tessere, lievitati in modo tutt’altro che trasparente, sui ricorsi.
Sui congressi da sospendere e le iscrizioni da bloccare.
Il candidato dalemian-bersaniano fa addirittura un appello: “Il tesseramento si blocchi il 7 novembre”. Ma i renziani si oppongono: “Non si cambiano le regole in corsa”.
Ognuno pensa di difendere la propria convenienza: i cuperliani hanno cercato di fermare l’avanzata di Renzi, consegnandogli un partito ostile e bisogna vedere se ci sono riusciti.
Infatti, molti segretari locali sono stati votati da entrambe le fazioni. Renzi da parte sua pensa che molti dei tesserati “onesti” dell’ultima ora sono i suoi, e non vuole recedere. Il 7 non è data casuale. Da quel giorno gli iscritti cominceranno a votare il segretario nazionale: le percentuali finali non sono secondarie, seppure l’ultima parola è alle primarie.
“C’è molto interesse a sporcare tutto, per complicare i processi decisionali. Ma io sono convinto che al di là di alcuni casi, il grosso è pulito”, dice il renziano in commissione congresso, Lorenzo Guerini.
Ieri era prevista la segreteria. Ma alle 17:36 le agenzie battono la notizia: riunione rinviataa stamattina, causa “informativa” della Cancellieri (un renziano la definisce “cerimonia funebre”. Strani lapsus). Spiegano dallo staff del segretario che si parlerà “anche” del congresso, ma soprattutto della legge di stabilità .
Nella perfetta tradizione, nel non saper che fare, si rimanda.
Epifani è contrario a bloccare il tesseramento, ma propenso a sospendere qualche congresso. Ma ha il peso ,alla scadenza del suo mandato, e con una segreteria spaccata, di imporre una linea?
E allora, dallo staff si dice che “tocca alla commissione congresso decidere”. Commissione che s’è riunita ieri sera. E che ha deciso? “Niente, solo adempimenti burocratici”, è la sintesi di chi c’era.
La motivazione ufficiale è che le commissioni locali (spesso più che parti in causa, visto che tra i membri ci sono anche i candidati) — convocate tra ieri e oggi — finiscano il loro lavoro. Se non riescono a risolvere le controversie, si passa al nazionale.
L’ultima parola spetterebbe ai Garanti, che si incontrano venerdì: ma non è ancora chiaro il loro vero perimetro di competenze. Il solito sistema di scatole cinesi, per cui alla fine ognuno butta su gli altri la responsabilità e nessuno decide. “Anche nella Dc di una volta il tesseramento si chiudeva molto prima: perchè i casi di inquinamento, brogli e quant’altro ci sono sempre stati, e così si aveva il tempo di risolverli. Noi prenderemo i provvedimenti necessari, ma non è con la Commissione di garanzia che si risolve il problema politico”, spiega uno dei componenti, Giovanni Bruno.
Si racconta di decine e decine di ricorsi. Molti mettono nel mirino proprio la regola di consentire il tesseramento fino all’ultimo momento.
“L’ha voluta l’ex responsabile Organizzazione Nico Stumpo — raccontano in molti — un po’ perchè gli iscritti erano davvero pochi, un po’ per fare cassa”.
E lui si difende: “Io avevo detto che le regole non si dovevano cambiare. L’hanno voluto i renziani. E allora, eccoci qui”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
A SPESE DEI GRUPPI PIOGGIA DI DONI: 15.000 EURO PER I REGALI NATALIZI, 500.000 EURO “INVESTITI” IN CENE
Quindicimila euro divisi tra Pd – partito di maggioranza che da solo ha speso 8 mila euro per le strenne natalizie – , Pdl, Sel, Udc e Lega.
Chi agendine, chi libri, chi bottiglie di vino, chi come Sel “buoni istituzionali”, da spendere in libreria.
«Un piccolo regalo ai dipendenti», minimizza Sel.
Quindicimila euro sono una sciocchezza nel mare del mezzo milione “investito” in cene, ma tutto è stato controllato e classificato e nemmeno uno scontrino è sfuggito ai finanzieri mandati dalla procura a spulciare tra i 5 milioni e mezzo di denaro pubblico che nove gruppi consiliari della Regione Emilia-Romagna hanno fatto uscire dalle loro casse – la maggior parte in consulenze e collaborazioni – in nemmeno 20 mesi, dal maggio 2010 al dicembre 2011
A proposito di prodotti tipici emiliani, il consigliere del Pdl di Piacenza Andrea Pollastri ammette di aver dato un contributo di 500 euro per un rinfresco offerto ad una manifestazione promozionale: «Un incontro tra un’associazione che produce vino locale e l’allora sottosegretario all’Economia Luigi Casero ».
Avvenne in val Tidone, ottobre 2010. Lo stesso Pollastri ammette di aver messo in conto alla Regione l’affitto di una succursale «del gruppo consiliare Pdl a Piacenza, un punto di riferimento per i cittadini».
I quattro magistrati che conducono l’inchiesta – i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, con la supervisione dei vertici Roberto Alfonso e Valter Giovannini – dovranno stabilire se una succursale di un gruppo consiliare, che ha sede istituzionale a Bologna, costituisca anch’essa un peculato, il reato per cui sono indagati i nove capigruppo.
Marco Monari, che si è dimesso da responsabile del gruppo Pd, ieri non si è presentato nella sede della Regione per un malore, dovuto allo stress a cui è sottoposto in questi giorni.
Dopo i 30 mila euro di cene anche in ristoranti di lusso, due soggiorni a Venezia e Amalfi, ora spunta l’acquisto da parte sua di una penna del valore di 500 euro che non si sa nella mano di chi sia finita.
Sempre riguardo le cene, oltre ai 43 mila euro spesi dall’ex capogruppo del Pdl Luigi Villani, ecco che un consigliere di provincia, Luca Bartolini di Forlì, ha fatto meglio: 44 mila euro finiti in banchetti con simpatizzanti.
Ieri, circondato dai cronisti nei corridoi della Regione, Bartolini ha cercato rifugio in un bagno ed è sparito.
Ma oltre alle cene, il Pdl detiene il record anche per «rimborsi chilometrici, taxi e autonoleggio» (auto blu): 277 mila euro contro 85 mila dichiarati dal Pd, nonostante abbia la metà dei consiglieri.
Si inverte la lista se si guarda la voce “libri e giornali”: il Pd ne ha acquistati per 89 mila euro, il Pdl solo per 33 mila, ma saranno i titoli a discriminare tra i libri utili per l’attività amministrativa e quelli “voluttuari”.
Di fronte alle notizie sulle ”spese pazze” pubblicate in questi giorni, esce allo scoperto il presidente della Regione Vasco Errani: «Non si può mettere la Regione in un frullatore», protesta.
Riconosce «il lavoro onesto » svolto da Monari e in un momento così difficile si dice convinto che sarà stabilita alla fine la «regolarità » del comportamento dei consiglieri: «Bisogna verificare tutte le informazioni, le persone vanno rispettate sempre. Solo dopo che saranno definite eventuali responsabilità , di potrà fare una riflessione».
Ma nel partito c’è insoddisfazione per come è stato impiegato il denaro pubblico dal Pd: «Provo un’amarezza che corrisponde al disagio più che comprensibile dei cittadini – dice Errani – . Quelle regole erano inadeguate e le abbiamo cambiate. Oggi tutto ciò non sarebbe più possibile».
Luigi Spezia
(da “La Repubblica“)
argomento: Giustizia, la casta | Commenta »