Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
“FALSO E IGNORANTE CHI MI ACCUSA PER GIOCHI POLITICI, HO UNA CARRIERA ALLE SPALLE SENZA OMBRE”…CASELLI LA DIFENDE: “LA DECISIONE SU GIULIA LIGRESTI ASSUNTA ESCLUSIVAMENTE DALLA PROCURA DI TORINO SULLA BASE DI FATTI CONCRETI E PROVATI, BASTA ILLAZIONI”
Accusa chi la attacca e apre a possibili dimissioni “se servirà al governo”. Su questi due puntelli si basa la difesa del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri finita nella bufera del caso Ligresti per il quale il Movimento 5 Stelle ha chiesto le sue dimissioni.
“E’ falso e bugiardo chi sostiene che io sia intervenuta sulla magistratura – ha detto il ministro durante una conferenza stampa a Strasburgo – non chiederei nulla che non fosse nel rispetto della legge. Non mi sono mai occupata di scarcerazione, è una falsità , non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito: non è mai successo che il Dap intervenisse per una scarcerazione. Chi dice questo è falso, bugiardo e ignorante”.
Sulla vicenda FonSai-Ligresti, e sulle sue presunte intromissioni per far uscire di prigione la sua amica Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, il Guardasigilli ha tuonato: “Guardiamo ai fatti: per quelli voglio essere valutata, non per le ombre. Si smetta la caccia alle streghe. Sono mai venuta meno ai miei compiti durante tutti gli anni della mia carriera? Per questo voglio essere giudicata. Io non sono mai venuta meno ai miei compiti per un mio amico: non lo farei per un amico e neppure per un fratello. Operazioni politiche dietro la mia vicenda? Non sta a me dirlo però molti osservatori politici lo hanno detto con molta chiarezza. Posso anche fare un passo indietro se il Paese lo chiederà , a me interessa che il governo Letta vada avanti e continui perchè è l’unica e giusta risposta ai bisogni del Paese. Ma io resterò nel governo solo se potrò farlo con piena dignità , non sarò mai un ministro dimezzato”.
Intanto il caso Ligresti è atteso in Parlamento. Il presidente del Consiglio Enrico Letta difende la Guardasigilli, di cui ha di fatto blindato la permanenza nell’esecutivo.
Allo stesso modo al suo fianco si è schierato anche il Pdl, mentre il Movimento 5 Stelle ha depositato oggi a Montecitorio la mozione di sfiducia contro l’esponente del governo Letta.
Sull’argomento torna oggi anche il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli. “La decisione del gip di concedere gli arresti domiciliari a Giulia Ligresti è stata presa esclusivamente sulla base di fatti concreti e provati: le condizioni di salute, che rendevano pericolosa la permanenza in carcere, e il fatto che già il 2 agosto, quindi ben prima delle telefonate in questione (del ministro Cancellieri, ndr), c’era stata una richiesta di patteggiamento accettata dalla procura”, ricorda il magistrato ad Agorà su Raitre.
“Qualunque illazione, che metta in campo circostanze esterne al meccanismo processuale – ha aggiunto – non può che considerarsi arbitraria e destituita di ogni fondamento. Telefonate esterne, per quanto riguarda il mio ufficio, non ne esistono”.
(da “Huffington post”)
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
“IO SONO PROPRIETA’ DI BERLUSCONI, QUELLO CHE LUI DICE IO FACCIO, ANCHE BUTTARMI SOTTO UN TRENO”
“Guadagno circa 12mila euro al mese, ho fatto sette legislature e mezzo, ma di soldi non mi ritrovo niente”.
Lo afferma Antonio Razzi ai microfoni di “Un giorno da pecora”, su Radio Due.
Il senatore Pdl spiega così il suo stato economico: “La gente deve sapere che i nostri collaboratori li paghiamo col nostro stipendio. Io ne ho due che prendono circa 1500 euro al mese ciascuno. Mi restano 9mila euro, ma ci sono tante spese di rappresentanza, di riunione. Alla fine non so quanto mi resta in tasca, ma l’importante è che riesco a viverci”.
E sottolinea: “A Roma la vita è cara, gli alberghi non costano meno di 200 euro, io però sono sempre stato in un albergo alla mano, che costava 70 o 80 euro. Non prendo in affitto un appartamento, perchè l’ultima volta mi è costato 2mila euro al mese. E così non mi rimane più niente”.
L’ex parlamentare dell’Idv, come è sua consuetudine, recita un peana straripante di gratitudine per Berlusconi: “Io non sono nè falco, nè colomba del Pdl, ma solo proprietà di Berlusconi. Quello che lui mi dice io faccio, anche buttarmi sotto un treno. Ma per salvare l’Italia ovviamente. E sarei anche disposto a morire per lui. Di una morte veloce, come un infarto. Non tradirei mai Berlusconi, piuttosto che tradirlo preferirei morire”.
E aggiunge: “Siccome l’Italia è divisa tra nord, centro e sud, ci vorrebbe un Berlusconi al nord, uno al centro e uno al sud. Così sicuramente diventeremo la prima nazione al mondo, l’Italia diventerebbe il giardino del mondo”.
Nel finale Razzi si rende protagonista di una spassosa gag involontaria sulle nuove tasse, sul loro nome e sul loro significato. Unica sua risposta pervenuta: “E’ un servizio che si dà ai cittadini”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
ED E’ POLEMICA CON I RENZIANI: “DATI FALSI”…MENTRE CONTINUANO LE ACCUSE INCROCIATE SUI TRUCCHI NEL TESSERAMENTO
Dopo aver preso visione dei primi dati dai congressi provinciali, il Comitato per Cuperlo canta vittoria: su 260mila iscritti che hanno votato, oltre il 50%, il loro candidato per le primarie del Pd è davanti a Matteo Renzi, sostenuto da 49 segretari vincitori dei congressi contro i 35 schierati per il sindaco di Firenze, mentre un segretario sostiene Pippo Civati e sette non si sono espressi.
Il Comitato diffonde la “classifica provvisoria” e innesca così una nuova polemica con i renziani, mentre è sempre viva la polemica su trucchi e giochi di prestigio in fase di tesseramento.
“Ma a chi giova dare dati falsi?” attacca Luca Lotti, deputato del Pd vicino a Renzi, “si aspettino il risultato definitivo e i dati veri”. “Ricordo tra l’altro – aggiunge Lotti – che lo stesso Renzi a Firenze ha votato per un segretario provinciale che sostiene Cuperlo. Dunque a chi giova stabilire un’inesistente relazione tra i segretari? E poi, oltre ai numeri dei candidati segretari, perchè non vengono resi noti anche i loro nomi? Siamo molto curiosi di leggerli”.
Dicendosi “sorpreso” dalla reazione, risponde il coordinatore del Comitato nazionale a sostegno di Cuperlo, Patrizio Mecacci: “Non è nostra intenzione alimentare polemiche, nè scatenare risse. Quei numeri, che noi abbiamo semplicemente aggregato, sono pubblici, noti in tutte le realtà che hanno votato e disposizione di tutti”.
La guerra delle tessere.
Sulla guerra di posizione che si sta combattendo sul tesseramento Pd, toccherà a Guglielmo Epifani dire quel che pensa nel corso della segreteria convocata al Nazareno, dove si riunirà anche la commissione dei garanti guidata da Luigi Berlinguer.
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
“QUANDO DECISI DI ANDARE IN GUATEMALA MI TELEFONO’ PER SAPERE SE ERO STATO VITTIMA DEL PROVVEDIMENTO: GLI RISPOSE DI NO, CHE ERA STATA UNA MIA SCELTA. TEMPO DIECI MINUTI E SUL SUO BLOG SCRIVE CHE MI AVEVANO VOLUTO ALLONTANARE…”
“Sia sul piano umano che sul piano politico Beppe Grillo è stato una grande delusione, perchè in un paio di occasioni ha dimostrato di voler cannibalizzare l’immagine altrui e l’ha fatto anche con me”.
Così è intervenuto Antonio Ingroia, ospite di “Reputescion”, il programma condotto da Andrea Scanzi in onda su La3 (Sky 153 — DTT 134).
“Quando io ho fatto domanda per andare in Guatemala, domanda che ho fatto spontaneamente sulla base di una serie di ragionamenti” — spiega Ingroia — “Grillo mi telefonò chiedendomi se potesse fare qualcosa per aiutarmi, ritenendo che io fossi stato vittima di un provvedimento punitivo. Io gli dissi: ‘E’ stata una mia scelta, che può non essere condivisa ma è stata mia e sarebbe inutile e anzi creerebbe degli equivoci un tuo intervento a mio favore’.
Neanche dieci minuti dopo” — continua — “trovo sul blog di Grillo un suo intervento contro lo Stato italiano che aveva mandato in esilio Antonio Ingroia, a dimostrazione dell’impossibilità di una magistratura che fa il proprio dovere perchè c’è chi la caccia. Quel giorno gli serviva riempire il suo blog con una cosa del genere, ignorando quello che gli avevo detto. E non mi è piaciuto“.
E aggiunge: “Sul piano politico io apprezzo il Movimento 5 Stelle e l’idea con cui Grillo l’ha fondato, ma ha dimostrato di essere incapace di gestirlo. Ho molta fiducia dei giovani che sono nel M5S, spero che Grillo invece di educare e dirigere i suoi venga educato e diretto da loro“
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
TALE SAREBBE L’AMMONTARE DELL’ALLEGGERIMENTO FISCALE PER UNA FAMIGLIA, ANCHE NELL’IPOTESI PIU’ FAVOREVOLE: OVVERO TRE EURO AL MESE.. MENTRE UN FIGLIO CHE NON TROVA LAVORO COSTA 10.000 EURO L’ANNO
La chiave per capire la polemica sulla legge di stabilità , rovente anche durante il ponte di Ognissanti, è la piccolezza dei numeri.
Sabato ci si è accapigliati sui dati della Cgia di Mestre, secondo cui la manovra finanziaria per il 2014 prevede tagli di tasse per 5,1 miliardi di euro e maggiori entrate per 6,2, con un saldo a carico del contribuente di 1,1 miliardi. Poi è sceso in campo il ministero dell’Economia con un’insolita omelia domenicale secondo la quale l’anno prossimo, proprio grazie alla legge di stabilità , “le famiglie dovrebbero beneficiare di una riduzione della pressione fiscale di circa un miliardo di euro”.
Inutile armarsi di tabelle e calcolatrice per vedere chi ha ragione.
Si fa molto prima a prendere il miliardo di risparmi promesso dal ministro Fabrizio Saccomanni e dividerlo per il numero delle famiglie italiane, che sono 23 milioni: stiamo parlando di un alleggerimento fiscale di 43 euro a famiglia, pari a un vantaggio di tre euro e mezzo al mese.
Ipotizzando che il vantaggio si concentri sui 15 milioni di famiglie meno ricche (senza dimenticare che diversi milioni di veri poveri non pagano tasse e quindi non beneficiano delle elemosine di Saccomanni), il risparmio medio diventa 66 euro annui, pari a 5,5 euro al mese.
Nel caso avesse invece ragione la Cgia di Mestre (circa un miliardo di maggiori tasse) basterebbe mettere il segno più al posto del meno.
Stiamo comunque parlando di cifre trascurabili.
Non è un caso, del resto, che la nota domenicale di Saccomanni rivendichi alla legge di stabilità in via di approvazione il merito di preparare per il 2014 una riduzione della pressione fiscale che rappresenta una “inversione di tendenza” dopo anni di aumento, anche se le proporzioni sono ridicole: la parte di prodotto interno lordo, cioè di produzione di ricchezza, che sarà risucchiata dal fisco scenderà , secondo il ministero dell’Economia dal 44,3 per cento al 44,2 per cento.
Ma solo due anni fa, nel 2011, era al 42,6 per cento.
La cura da cavallo del governo Monti ha dunque comportato un incremento della pressione fiscale di circa 25 miliardi, ma adesso si litiga su un miliardo in più o in meno.
Perchè? Ragioni politiche, ovviamente. È stato il viceministro dell’Economia Stefano Fassina (Pd) a sollevare ieri il problema, dopo che il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, aveva sparato a zero sulla legge di stabilità per le tasse sulla casa. Brunetta ha detto: “Prima di Monti si pagavano circa 20 miliardi di euro, con Monti il gettito è stato di 24. Quest’anno si arriverà a 20-21 ma il rischio, con questa legge di stabilità , è che se ne paghino 25 o 26, forse 30. Quindi o cambia la tassazione sulla casa o il governo Letta non ci sarà più”.
Come si vede torna il tema vero: la sopravvivenza del governo.
E infatti replica Fassina: “L’impianto della Tari-Tasi introdotto dal disegno di legge stabilità è stato definito, insieme alla cancellazione dell’Imu, dal Cdm di fine agosto, con l’accordo di tutti i capigruppo della maggioranza a sostegno del governo Letta, Pdl incluso e soddisfatto.
Perchè una parte del Pdl ora critica? Ha cambiato idea? O è un attacco strumentale per coprire scelte dovute alla vicenda giudiziaria di Berlusconi?”.
In realtà le critiche arrivano anche dal Movimento 5 Stelle. Grillo sul blog riporta il Corriere: “Fallisce il bonus assunzioni per i giovani”.
E interviene il premier su facebook: “Grillo fa disinformazione. Grazie al bonus a ottobre 14 mila giovani hanno trovato lavoro”.
Ma i disoccupati crescono di giorno in giorno. E questo sarebbe un vero argomento di dibattito.
Perchè, mentre gli alleati del governo di larghe intese litigano su 50-100 euro di tasse in più o in meno, ogni famiglia a contatto con la realtà calcola che un figlio disoccupato in più o in meno equivale almeno a 10-15 mila euro in più o in meno.
Ieri è stato diffuso un documento del ministero del Lavoro secondo il quale dal 2007 al 2012, cioè nei primi 5 anni di crisi, il numero dei disoccupati è cresciuto da 1,5 milioni a 2,744 milioni.
Se si considera il dato Istat più recente, che ha portato nel 2013 il numero dei disoccupati a oltre tre milioni, la crisi ha esattamente raddoppiato i disoccupati italiani.
Che sono quelli iscritti al collocamento. Poi ci sono i cosiddetti “scoraggiati”, che neppure lo cercano più il lavoro, e sono altri tre milioni.
L’aspetto più drammatico riguarda il Sud.
Infatti dei 3 milioni 75 mila disoccupati “ufficiali” quelli residenti nel Mezzogiorno sono meno della metà , a dimostrazione che per iscriversi al collocamento occorre una certa qual fiducia nel contesto economico in cui si vive.
Mentre i disoccupati meridionali sono 1,9 milioni su 3 milioni di scoraggiati.
Ma di tutto questo non si occupa il dibattito interno alla maggioranza, monopolizzato dai pochi euro di sgravio fiscale a chi un lavoro ce l’ha.
Giorgio Meletti
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
ARRIVANO I DETTAGLI DELLE SPESE PER PRANZI E CENE DEI GRUPPI CONSILIARI DELL’EMILIA ROMAGNA…IN TESTA IL PDL CON 18.000 EURO. POI LA LEGA CON 13.000…MA I CONSIGLIERI A 5 STELLE PRO CAPITE HANNO MANGIATO PIU’ DI TUTTI
Diciottomila euro in cene per ogni consigliere del Pdl, 13mila per i leghisti, 9mila per i Cinque Stelle che superano anche gli eletti del Pd, fermi a quota 6mila euro a testa.
Eccolo il dettaglio dei soldi spesi dai consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna in pranzi e cene rimborsati dalla Regione, in 19 mesi.
Un totale di mezzo milione di euro sul quale ha puntato i fari la procura nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” in viale Aldo Moro durante l’inizio di questa legislatura.
Cioè dal 2010 in poi.
Il Pdl è quello che spende di più. Con 18mila euro a testa, è il Pdl a classificarsi primo in questa particolare classifica.
Nel periodo in questione i 12 consiglieri azzurri (c’era anche l’ex capogruppo Villani, poi sospeso per un’altra inchiesta a Parma) hanno speso 220mila euro.
Tra le spese che sono venute alla ribalta nei giorni scorsi, ci sono proprio i pranzi di Villani: 43mila euro.
A seguire c’è la Lega Nord: i 4 consiglieri del Carroccio hanno speso per mangiare 13mila euro a testa, per un totale di poco più di 53mila euro.
E i 5 Stelle spendono più del Pd.
I due consiglieri del Movimento 5 Stelle (prima che Giovanni Favia venisse epurato e passasse al Gruppo Misto lasciando solo Andrea Defranceschi) hanno speso in due 18mila euro, 9mila a testa.
Il totale è molto più basso di quello del Pd (145mila euro), ma il costo procapite è nettamente più alto.
I 24 consiglieri Democratici, infatti, hanno pagato per pranzi e cene in media 6mila euro a testa. Tra gli esempi più eclatanti c’è quello dell’ormai ex capogruppo Marco Monari, che in 19mesi ha pagato 30mila euro in ristoranti, spesso di lusso.
Le spese per gli hotel.
Infine, c’è il dettaglio delle spese per gli alberghi. Il Pd ha speso 17mila euro, il Pdl 2mila, i 5 Stelle 1.100 euro, l’Udc 1.700.
Tra queste voci a rimborso, risultano esserci anche i 1.100 euro di una ricevuta intestata al capogruppo Pd Marco Monari (che ieri ha annunciato le dimissioni dall’incarico) dall’hotel “Dei Dogi” di Venezia ad una persona per due notti, il 5 giugno 2011.
Una cifra che sarebbe stata pagata in contanti e non avrebbe giustificazioni. Sempre a Monari, a fine luglio, sono riferiti 800 euro di spesa per un soggiorno di due notti all’albergo “La Bussola” di Amalfi, a metà con un altro consigliere Pd, Roberto Montanari.
La procura: “Riservatezza e impegno”.
“Noi continuiamo a lavorare, con la riservatezza e l’impegno di sempre”. Lo ha detto il procuratore aggiunto e delegato ai rapporti con la stampa della Procura di Bologna, Valter Giovannini, a chi gli ha domandato dell’ inchiesta per peculato sui gruppi della Regione Emilia-Romagna.
L’inchiesta vede indagati i nove capigruppo dell’attuale legislatura. E’ di ieri pomeriggio l’annuncio delle dimissioni dall’incarico del capogruppo Pd, Marco Monari.
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
NUOVA BATTAGLIA TRA FALCHI E COLOMBE, PER FITTO “DECIDERA’ BERLUSCONI, NON LE PRIMARIE”
Ancora divisioni all’interno del Pdl: questa volta il pomo della discordia è la modalità di scelta del candidato premier, in caso di elezioni.
Per Angelino Alfano “il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato”, ha detto il ministro dell’Interno e segretario del Pdl, parlando con Bruno Vespa in occasione del nuovo libro.
“La mia idea – dice Alfano – non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera”.
La pensa in modo del tutto diverso Raffaele Fitto: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà “.
Pericolo estremisti.
Per il segretario Pdl, il rischio più grave è che il movimento del Pdl finisca in mano a estremisti: “A proposito della linea del partito, il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”, ha detto.
Uno degli obiettivi è “rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripetè nel 2001 con la Casa delle Libertà . Un’alleanza – dice – delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”.
Parole, quelle di Alfano, che non piacciono al coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: “Leggo con stupore misto ad amarezza le dichiarazioni di Alfano. Per me Forza Italia è un patrimonio che non dovrebbe essere intaccato con dichiarazioni così avventate e radicali”.
E aggiunge: “L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi, il quale fa bene a non lasciare Forza Italia nè ai supposti estremisti nè tantomeno a coloro che non hanno dimostrato alcuna lealtà e solidarietà nei suoi confronti nel momento più difficile della sua vita personale”.
Nessun isolamento.
Per Alfano, poi, “l’idea di far nascere un partito centrista che aderisca autonomamente al Ppe è una cavolata cosmica. Il tema non è di aggiungere allo schieramento un nuovo parto, ma di fare un grande centrodestra che unisca tutte le forze moderate e riformiste alternative alla sinistra, a cominciare da quell’area centrista che ha preso il 10 per cento dei voti e che, schierata con noi, ci avrebbe portato a una smagliante vittoria”, ha concluso.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
CHITI: “A EMPOLI TESSERE VENDUTE A CENTINAIA DI IMMIGRATI”…AD ASTI FILE DI ALBANESI PER RENZI ….SUL RINVIO ORA CUPERLO FRENA
Toccherà a Guglielmo Epifani, domani, dire quel che pensa della guerra di posizione che si sta combattendo sul tesseramento pd.
La segreteria è convocata al Nazareno, dove si riunirà anche la commissione dei garanti guidata da Luigi Berlinguer. C’è da capire se le irregolarità denunciate durante i congressi provinciali sono diffuse o circoscritte.
Se si può parlare di tesseramento falsato, o di problemi fisiologici legati alla fretta e all’avvicinarsi delle primarie dell’8 dicembre.
C’è da capire – soprattutto – se alcuni mentono quando dicono che gli avversari hanno truccato le carte per vincere.
O se è vero che a Cosenza c’è un congresso falsato da dirigenti vicini all’area Cuperlo (e da garanti non imparziali), ad Asti da file di albanesi per Renzi, e così via in un incrocio di accuse riempite ogni giorno da nuovi particolari.
Vannino Chiti denunciava ieri file sospette di immigrati al congresso provinciale di Empoli, e si lanciava contro «compravendite vergognose frutto di regole assurde». Quella di far votare ai gazebo delle primarie anche i non iscritti, quella di non chiudere il tesseramento mesi prima del congresso «per compiacere quanti non sopportano militanti che ogni giorno lavorano per il Pd, volendolo ridurre a comitato elettorale».
Pippo Civati, pur in disaccordo con l’idea di fermare il tesseramento, rivendica a SkyTg24: «Il problema l’avevo denunciato io 15 giorni fa e avevo chiesto agli altri candidati di schierarsi con me. È successo tutto puntualmente. Diamo l’immagine di un partito in cui la corsa per il potere è più importante del rispetto delle regole. Spero che si prendano provvedimenti e si annullino i congressi nelle situazioni più drammatiche».
Parla di «coperture politiche», lo sfidante di Renzi e Cuperlo, ricorda: «Io l’ho detto ai miei, il primo che becco lo caccio a calci nel sedere».
Così, mentre i renziani continuano a dire – su mandato del sindaco – che di chiudere il tesseramento non se ne parla, che le commissioni di garanzia hanno il compito di verificare le irregolarità , ma non bisogna approfittare dei casi sospetti per bloccare la partecipazione, Gianni Cuperlo non demorde.
Dopo un comunicato in cui il suo comitato garantiva che «le regole si possono cambiare quando c’è condivisione, non saremo certo noi a impuntarci o a chiedere forzature», il candidato da Ferrara – sembrava smentire: «Sul discorso tessere non mi arrendo, non è una polemica mossa nei confronti di qualcuno, è un fatto che riguarda tutti noi e ne va dell’autorevolezza e della dignità del partito».
(da “La Repubblica“)
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Novembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE PRIMA RICORRE ALLA CONSULTA, POI INVIA UNA PROPOSTA DI EMENDAMENTO ALLA CAMERA
Ci sta provando in tutti i modi Vasco Errani a mettere un coperchio sulla spinosa vicenda dei rimborsi regionali.
Il combattivo presidente dell’Emilia Romagna ha deciso di farsi paladino dei diritti e delle prerogative dei “suoi” consiglieri regionali, da proteggere e tutelare da controlli indebiti.
Una determinazione che è andata fino alla Corte costituzionale.
E la scorsa settimana ecco un intervento tanto discreto quanto deciso, con due emendamenti inviati alle Commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera dei deputati intente a convertire in legge il Decreto sui risparmi nella Pubblica amministrazione.
Il Governatore ha inviato un documento di tre pagine, in cui ha chiesto ai deputati del Pd di procedere, di fatto, a un colpo di spugna nella normativa esistente che riguarda i controlli della Corte dei conti sulla “gestione finanziaria degli enti terrotoriali”.
Normativa stabilita nel 2012 dal governo Monti con un decreto, il 174/2012, che mirava a dare una risposta agli scandali dei vari Fiorito o della giunta Formigoni.
Dopo il clamore di Lazio e Lombardia, le inchieste sono partite ovunque. Anche nella rinomata Emilia Romagna in cui Errani governa da quasi 15 anni.
Sotto la lente della Corte dei conti sono finiti 1,8 milioni di euro di spese “non a norma”. Un consigliere Idv, ad esempio, ha speso 25 mila euro in soli sei mesi; la cognata di Pierferdinando Casini, Silvia Noè, si è fatta rimborsare cene fatte per beneficienza.
Il capogruppo Pd ha portato a rimborso 1.100 euro pagati per due notti in un hotel a Venezia.
QUEGLI SCONTRINI PER GLI ASCIUGACAPELLI
Viaggi, convegni, spese personali, computer, televisori, microonde, addirittura un asciugacapelli. La Finanza sta esaminando 30 mila scontrini a partire dal 2005. Spicca il Pd con 673 mila euro di ricevute contestate. Segue il Pdl, con 390 mila, la Lega Nord, 193 mila, l’Italia dei valori, 147 mila, Sel 126 mila, la Federazione della sinistra con 90 mila e lo stesso Movimento 5 Stelle per 87 mila euro.
La bestia nera è la Corte dei conti che ha deciso di fare le pulci a ogni voce di spesa misurandone la relazione con l’attività istituzionale dei consiglieri regionali.
Contro i magistrati contabili Errani è arrivato a inviare una proposta di emendamento al Parlamento presentandola come “iniziativa dei presidenti delle conferenze delle Regioni e dei presidenti dei Consigli regionali”, in questo caso Eros Brega, anche lui del Pd.
Una mossa squisitamente istituzionale.
Quando hanno visto la lettera i deputati democratici sono impalliditi: difficile riuscire a far passare, di questi tempi, una normativa che congela il controllo della Corte dei conti e fa decorrere la normativa solo dal 2013.
L’appiglio ideato dal presidente della Conferenza Stato-Regioni , infatti, è quello della “interpretazione autentica” degli articoli 9,10,11 e 12 del Decreto legge 174. L’obiettivo: “chiarire i numerosi dubbi che la prima giurisprudenza della Corte dei conti, con pronunce anche radicalmente contraddittorie tra loro, ha evidenziato in relazione alla portata della nuova disciplina dei controlli sui rendiconti dei gruppi consiliari”.
Con il primo emendamento si stabilisce che “la disciplina si applica a decorrere dall’esercizio 2013”. Visto che i fatti più eclatanti si riferiscono agli anni precedenti, l’effetto sanatoria appare evidente.
Il secondo emendamento, invece, è ancora più risolutivo: “I rendiconti dei gruppi consiliari — si legge — hanno natura meramente amministrativa e, come tali, non sono assoggettabili al giudizio di conto davanti alla Corte dei conti”.
A sostegno di questa tesi viene citato il secondo comma dell’articolo 103 della Costituzione dove si legge che “la Corte dei conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla legge”.
Ora, osserva Errani, “non esiste nel-l’ordinamento alcuna disciplina legislativa speciale che prevede l’obbligo di resa del conto giudiziale a cari dei presidenti dei gruppi consiliari regionali”. I quali, pertanto, devono essere esclusi dall’assoggettabilità alla Corte dei conti.
Quando si tratta di difendere prerogative che sconfinano nel privilegio si riescono a individuare codici e codicilli anche molto complessi.
LO SCONTRO CON I MAGISTRATI CONTABILI
La puntugliosità del presidente emiliano, però, non si è espressa solo nel tentativo di intervenire fin dentro le aule parlamentari.
Alcune settimane fa, infatti, lo stesso Errani ha fatto ricorso alla Corte costituzionale a seguito di una decisione presa dall’intera Giunta emiliana.
Un ricorso presentato in “conflitto di attribuzione” contestando i rilievi della Corte dei Conti come “lesivi dell’autonomia e delle competenze costituzionali della Regione”.
I controlli, sostiene la giunta regionale, ci sono già stati, competono alla Regione stessa e quindi la Corte deve restarne fuori.
Da parte loro, i magistrati contabili hanno sostenuto che le spese contestate non rispettano i criteri stabiliti dalla legge.
Sono “rimborsabili”, infatti, solo le voci di spesa che dimostrano “un diretto collegamento con l’attività del gruppo o con quella dei consiglieri facenti parte di ciascun gruppo assembleare , essendo, inoltre, necessario che la spesa non sia riconducibile ad un’attività politica del partito di riferimento”.
L’osservazione, oltre che lecita, appare dotata di un robusto buon senso. La Corte dei conti ha ritenuto, infatti, che i soldi rimborsati avrebbero dovuto trovare riscontro nella indisponibilità dei servizi messi a disposizione di consiglieri già lautamente pagati. “Gli omaggi, le regalie, i gadget” non possono essere considerati rimborsabili. Ci vuole davvero una forte ostinazione nel contestare un assunto così evidente.
Errani non è certamente solo in questa opera di difesa , anzi.
Recentemente tutti i gruppi consiliari emiliani hanno voluto ribadire “che per il 2012 la regolazione della materia era quella prevista dalla legge regionale 32/97”. E quindi, dopo l’introduzione del Decreto 174, sarebbe giusto che la nuova disciplina entri in vigore dal 2013. La Corte dei Conti, dal canto suo, ha ribadito la piena legittimità dell’inchiesta perchè “le sezioni stesse debbono svolgere la propria attività con riferimento al primo rendiconto redatto dopo l’introduzione del decreto legge 174 del 2012”, ossia “quello relativo all’esercizio finanziario 2012”.
Lo scontro è solo alle prime battute e, visto l’attivismo dimostrato finora, Vasco Errani non si fermerà dopo il diniego del Parlamento.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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