Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE USA FURIBONDO PER LA SENTENZA, DECISIVO IL VOTO DEL PRESIDENTE CONSERVATORE DELLA CORTE
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di bloccare il tentativo di Donald Trump di porre fine alla legislazione che protegge i “dreamers” varata dall’amministrazione Obama. Un nuovo schiaffo al tycoon sul tema dell’immigrazione.
Il programma di protezione Daca sugli immigrati entrati irregolarmente in Usa quando erano minori, è stato varato con un decreto di Barack Obama nel 2012. Pur non fornendo la cittadinanza americana permette a circa 700.000 immigrati di lavorare legalmente.
Fin dal 2017 Donald Trump ha istruito la sua amministrazione per tentare di porre fine a tale programma. La decisione della Corte Suprema è stata presa a maggioranza, 5 a 4, con il presidente John Roberts, di nomina conservatrice, che si è unito anche stavolta con i giudici di nomina liberale. Esattamente come accaduto alcuno giorni fa come con la decisione sulla protezione dei lavoratori Lgbtq.
Donald Trump è furibondo. “Avete l’impressione che io non piaccia alla Corte suprema?”, twitta ironicamente. “Queste decisioni orribili e politicamente motivate che arrivano dalla Corte suprema sono fucilate in faccia alle persone che sono orgogliose di chiamarsi repubblicani o conservatori”
Barack Obama si dice “felice” per la decisione della Corte suprema. “Otto anni fa proteggemmo dall’espulsione i giovani cresciuti come parte della nostra famiglia americana. Possiamo sembrare diversi e venire da qualunque posto ma ciò che ci rende americani sono i nostri comuni ideali”, twitta, invitando a “difendere quegli ideali” e ad eleggere Joe Biden e un Congresso democratico “che faccia il suo lavoro, protegga i Dreamer e crei un sistema davvero meritevole di questa nazione di immigrati una volta per tutte”.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL TRIANGOLO ROSSO ROVESCIATO ERA USATO DAI NAZISTI NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER INDICARE I PRIGIONIERI POLITICI
«Abbiamo rimosso questi post e pubblicità per aver violato la nostra politica contro l’odio organizzato». Così Facebook ha giustificato la rimozione di un post di «Team Trump», la pagina ufficiale per la campagna elettorale del presidente Donald Trump, in cui veniva mostrato un simbolo che i nazisti usavano per designare prigionieri politici nei campi di concentramento
Un triangolo rosso rovesciato è stato condiviso dalla pagina Facebook insieme a un post in cui si avvertivano i cittadini sulle manifestazioni pericolose organizzate «dai gruppi di estrema sinistra» chiedendo poi agli utenti di firmare una petizione contro gli attivisti antifascisti che proprio Trump qualche giorno fa aveva definito ome spiegato dall’Auschwitz Memorial, l’associazione che gestisce il museo dell’ex campo di sterminio polacco, il triangolo era usato per identificare prigionieri politici che durante gli anni nazisti costituivano il 95% dei prigionieri. Una lettera all’interno del simbolo poteva indicare la nazionalità di provenienza.“terroristi”.
In una intervista al Washington Post, Andy Stone, portavoce di Facebook, ha chiarito che la politica del social network «proibisce l’uso del simbolo di un gruppo di odio bandito per identificare i prigionieri politici senza il contesto che condanna o discute il simbolo».
Una decisione che arriva dopo che nelle scorse settimane Facebook era stato fortemente criticato per non aver preso posizione sulla morte di George Floyd, tanto che 600 dipendenti avevano dichiarato uno sciopero virtuale. Una morte su cui invece si era fatto sentire il Ceo di Twitter Jack Dorsey, che oltre ad aver dedicato il profilo della piattaforma al movimento Black Lives Matter, aveva censurato alcune frasi di Donald Trump considerate un incitamento alla violenza.
(da Open)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
PER QUESTA FASE OCCORRONO PARTITI CHE CREDONO NELL’EUROPA, NEL MERCATO UNICO E NELL’EURO
Tra pochi giorni, la Germania assumerà la presidenza del semestre europeo. Per Angela Merkel sarà l’occasione di lasciare il segno nella Unione e di passare alla storia come la federatrice, la statista che ha contribuito a rendere l’Europa ancora più unita, imprimendo una svolta storica alla tradizionale posizione della sua Germania sul tema della mutualizzazione delle risorse finanziarie tra i vari Paesi membri.
Una posizione che, soltanto fino a pochi mesi fa, sembrava impossibile. “Nessun Eurobond finchè sarò viva”. Avendo già annunciato il suo ritiro dalla politica il prossimo anno, c’è da credere che, più che alle prossime elezioni, Merkel stia pensando di finire sui libri di storia come la degna erede del suo mentore, Helmut Kohl.
Rafforzamento del mercato unico e, quindi, dell’euro, sono i due pilastri principali sui quali la Ue ha puntato e che proprio Angela Merkel intende rafforzare, realizzando un altro pilastro, quello della solidarietà tra Paesi membri, quello che è stato chiamato “momento Hamilton”, nel momento più delicato che il Vecchio Continente sta affrontando dopo la fine della Seconda Guerra mondiale.
Affinchè questo progetto si realizzi, però, occorre la piena e convinta collaborazione di tutti: dei cosiddetti paesi “frugali” (Austria, Olanda, Danimarca e Finlandia), e dei paesi “cicala” dall’altra, altrimenti detti del Club Med. I primi sono quelli che (con in testa la Germania) dall’euro hanno solo guadagnato (in termini di competitività relativa), grazie al fatto che la moneta unica, non rivalutandosi, ha permesso loro di ottenere surplus commerciali record, in barba al tetto massimo del 6,0% del Pil fissato dai trattati europei. Gli altri, tra i quali c’è l’Italia, sono quelli che non hanno colto l’opportunità di avere una valuta comune che ha fatto da scudo contro gli attacchi speculativi contro le loro valute deboli, per modernizzare le loro economie e renderle competitive per gareggiare in una economia globalizzata.
Sono anche quelli che hanno storicamente registrato deficit e debiti pubblici elevati, che hanno cominciato a ridurre solo per effetto delle regole europee sulla finanza pubblica. Regole, quelle su deficit e debito, che sono state però applicate in maniera asimmetrica, con più severità quelle su deficit e debito, con tolleranza quelle sul surplus eccessivo.
Dal punto di vista strategico, l’obiettivo della presidenza europea di Angela Merkel sarà quello di convincere i primi a rinunciare alle loro ostinate posizioni contrarie alla concessione di “grants” ai Paesi più in difficoltà , puntando sul fatto che il “recovery” di questi Paesi finisce per andare a vantaggio di tutti, frugali compresi.
Anche della Germania che, è giusto ricordarlo, dal mercato unico e dall’euro ha guadagnato parecchio, a partire dall’unificazione fino all’enorme surplus.
Per l’Italia e i “Paesi Med”, l’obiettivo della Merkel sarà quello di fare in modo che il nostro Paese si assicuri le risorse finanziarie necessarie per uscire dalla crisi economica nella quale è precipitato, attingendo ai quattro pilastri finanziari (Mes, Bei, Sure e Next Generation Fund) messi in campo dalla Commissione Europea.
Le risorse, tuttavia, non saranno affatto un pasto gratis.
Tutti i fondi saranno, infatti, condizionati o ad obblighi di spesa (Mes, Bei e Sure), o alla realizzazione di riforme strutturali.
È il caso del Next Generation EU Fund, il maxi piano da 750 miliardi di euro, suddiviso tra grants e loans, che all’Italia dovrebbe portare in dote circa 170 miliardi lordi. Come dimostra un allegato pubblicato dalla stessa Commissione, per poter aver accesso alle risorse del fondo, l’Italia dovrà presentare a Bruxelles un rigoroso e dettagliato piano di riforme che verrà poi valutato dalla stessa Commissione, secondo criteri ben definiti nei dettagli.
Tra le condizioni richieste e giustamente non negoziabili, vi è quella di attuare tutte le “raccomandazioni Paese” che la Commissione aveva inviato al Governo italiano nel 2019. Si tratta, per farla breve, della lista delle riforme strutturali che il nostro Paese è sempre stato incapace di realizzare: taglio della spesa pubblica inefficiente e improduttiva, privatizzazioni, liberalizzazioni, riforma del mercato del lavoro, della giustizia, del sistema bancario, riforma della pubblica amministrazione, digitalizzazione.
Ecco, condizione necessaria per avere le risorse del Next Generation Fund è quella di fare tutte queste riforme. Una condizionalità molto forte, molto superiore a quella che impone la linea speciale del Mes per le spese sanitarie dirette ed indirette.
Merkel vuole anche accelerare sui tempi: a luglio il piano dovrà essere approvato definitivamente. Per il Governo Conte, ciò significa avere soltanto poche settimane di tempo per rispondere sì o no al piano, con tutte le condizioni che impone. Prendere o lasciare. Altro che, come vorrebbe il presidente Conte, aspettare settembre.
È il momento della verità per tutti: per Conte, il suo Governo, il Movimento Cinque Stelle, il centrodestra. O di qua o di là . Chi sta con l’Europa e la modernizzazione che essa richiede e chi, invece, vuole fare da solo, tornando al passato.
Una grande occasione per il nostro Paese, anche di chiarezza politica. Non più tra destra e sinistra. Perchè chi si pone fuori da questo nuovo paradigma europeo, si pone fuori dall’Europa, dalle sue risorse per il Recovery, dal Quantitative Easing della Bce, in definitiva dalla modernità strategica, delle future politiche economiche e di investimento. Perchè chi è contro la scelta europea vuole rimanere ancorato ad un passato fatto di assistenzialismo, evasione fiscale, patti sociali perversi, con uno Stato inefficiente e iniquo, chiamando tutto questo “sovranità ”.
Ecco, questo è il discrimine, o di qua o di là .
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL BEL GESTO INASPETTATO: “CI AVETE SALVATO LA VITA, AMIAMO LO SPALLANZANI, AMIAMO L’ITALIA”
Avevano lasciato Roma dicendo: «Ci avete salvato la vita. Amiamo lo Spallanzani, amiamo l’Italia». Ora la coppia cinese che ha rappresentato i primi due casi di Coronavirus in Italia ha deciso di fare una donazione da 40mila dollari all’Istituto capitolino che li ha curati e salvati.
Un bel gesto per ringraziare i medici e il personale sanitario che, durante i due mesi in cui sono stati ricoverati a Roma, si sono presi cura di loro. Soldi che serviranno per finanziare la ricerca.
«La scelta di fare una donazione a favore dell’Istituto Spallanzani è un atto di grande generosità e di riconoscenza — ha commentato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. C’è un proverbio cinese che recita: ‘Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita’». E nel loro viaggio la coppia cinese ha affrontato una durissima prova di salute, superata grazie al lavoro senza sosta di medici e infermieri dello Spallanzani, i primi a trovarsi di fronte a quella montagna ignora chiamata Coronavirus.
«Ecco il viaggio e la vicenda della coppia di Wuhan curata all’Istituto Spallanzani, che è un’eccellenza del nostro sistema sanitario regionale riconosciuta in tutto il mondo, e che sono stati il primo caso di positività in Italia, rimarrà impressa nella loro e nella nostra memoria — ha proseguito Alessio D’Amato -. Voglio dunque rivolgere loro un ringraziamento e un invito a fare ritorno a Roma».
Si tratta del lieto fine, con tanto di ringraziamento non solo simbolico ma attivo, di una storia che all’inizio sembrava non lasciare speranze. La coppia cinese venne ricoverata all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma alla fine del mese di gennaio, dopo esser stata soccorsa presso un Hotel della centralissima via Cavour. Furono loro i primi contagiati da Coronavirus nel nostro Paese. Le loro condizioni di salute erano apparse immediatamente gravi, tanto da costringere i medici alla decisione di ricoverarli in terapia intensiva. Dopo due mesi, tra cure e riabilitazione, marito e moglie furono dichiarati clinicamente guariti il 19 marzo scorso.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
MA SE VOGLIONO LAMENTARSI POSSONO SEMPRE RIVEDERE LO SPIEGAMENTO DI FORZE DELLA POLIZIA ITALIANA CHE PROTEGGEVA SALVINI DURANTE I SUOI SPOSTAMENTI
Nomen omen, ma non sempre.
Questa mattina il quotidiano La Verità ha pubblicato la notizia delle 12 auto blu che hanno accompagnato Luigi Di Maio nella sua visita in Svizzera in qualità di Ministro degli Esteri. Il tutto è partito da un video (reale) girato a Mendrisio che mostra l’arrivo del capo della Farnesina a bordo di un’automobile di rappresentanza, seguita da altre 8 vetture e da quattro pulmini Van.
Tutto reale, il video non è contraffatto e racconta esattamente quel che è avvenuto. Peccato che le proteste social — e gli ammiccamenti del quotidiano di Maurizio Belpietro — sulle auto blu Di Maio siano completamente fuori contesto.
Partiamo dal video. Il filmato dell’arrivo di Luigi Di Maio a Mendrisio è stato pubblicato sui social, dove si è acceso un ampio dibattito. Infatti, si contesta al rappresentante pentastellato l’incoerenza delle sue vecchie battaglie contro le auto blu.
Questo lungo corteo è avvenuto realmente. Ma non si tratta di una scelta e decisione del governo italiano, nè dello stesso capo della Farnesina.
E la spiegazione è tanto semplice da rendere la nota del Movimento 5 Stelle superflua. Ma noi la pubblichiamo lo stesso: «Circola una nuova fake news, stavolta si dice che Di Maio vada in giro portandosi dietro le auto blu. I provvedimenti di sicurezza che ha messo a punto il governo svizzero non c’entrano nulla con i soldi degli italiani».
Come accade sempre, quando c’è un evento di un rappresentante istituzionale straniero in un altro Paese, è proprio il governo ospitante a decidere le misure di sicurezza. In questo caso, infatti, le auto blu Di Maio sono state una legittima decisione presa dal governo svizzero e non è stato versato un euro italiano per questo servizio di scorta.
A volte La Verità non è quella che appare agli occhi.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
IERI IL CANTANTE, DURANTE L’ESECUZIONE DELL’INNO NAZIONALE, SI E’ BLOCCATO PER L’EMOZIONE… AI RAZZISTI NON PIACE CHE ABBIA CANTATO L’INNO “UN NERO”, PREFERISCONO GLI SMUTANDATI PSEUDO-ARIANI
Ieri Sergio Sylvestre, durante l’esecuzione dell’Inno di Mameli prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus, si è bloccato per l’emozione. Poi si è ripreso e ha portato a termine l’esecuzione ma l’intoppo ha scatenato le polemiche sui social con commenti non proprio benevoli nei confronti dell’artista americano, italiano d’adozione.
Sylvestre ha anche omaggiato il movimento Black Lives Matter e il compianto George Floyd con il pugno sinistro alzato, divenuto ormai simbolo della protesta negli Stati Uniti, ma allargatasi anche nel mondo del calcio.
Sylvestre ha sentito il bisogno di scusarsi successivamente con un video, spiegando di essersi emozionato quando ha visto il palco e lo stadio vuoto e sentendo l’eco fortissima che rientrava nel microfono e rendeva più complicata l’esecuzione.
Chi ha seguito Sylvestre ad Amici nel 2016 sa bene quanto il lato emotivo sia importante per il cantante che, evidentemente, si è lasciato sopraffare dall’emozione (all’interno del talent è stato più volte soprannominato “gigante buono”).
I commenti sui social hanno lasciato spazio a diverse critiche, a volte anche feroci: la scelta di far interpretare a un afroamericano l’Inno d’Italia deriva anche dai drammatici avvenimenti scaturiti dall’assassinio di George Floyd negli Stati Uniti e dalle proteste del movimento Black Lives Matter.
Sergio Sylvestre è originario di Los Angeles ma ha trascorso diverso tempo in Italia dal 2012, trasferendosi a Lecce e partecipando ad Amici di Maria De Filippi nel 2016 arrivando alla vittoria con il 61% dei voti (contro Elodie, classificata seconda)
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
INVECE DI INVESTIRE, GLI INDUSTRIALI ITALIANI CHIEDONO SOLDI ALLO STATO (COME HANNO SEMPRE FATTO)
I Padroni del Vapore — come li chiamava Ernesto Rossi — cambiano ma restano sempre uguali.
Dopo aver detto che il governo ha fatto più danni del Coronavirus mentre in quel di Bergamo si runnava insieme a COVID-19 Confindustria ieri ha fatto la sua proposta all’esecutivo per il rilancio del paese: ridateci i soldi dell’accisa sull’energia elettrica abrogata nel 2012.
Carlo Bonomi si riferisce a una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che le aziende che l’hanno versata hanno diritto alla restituzione di quanto versato nelle annualità per le quali non è scattata la prescrizione di 10 anni: il 2010 e il 2011 che ammontano a 3,4 miliardi.
Roberto Gualtieri, ministro dell ‘Economia, ha risposto che “Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte” aggiungendo che il caso sollevato “riguarda una vecchissima accisa” che risale al 1998 e sarà “senz’altro”risolta.
Il Fatto Quotidiano scrive che la restituzione alle imprese dipende non dallo Stato,ma dalle società di vendita di energia elettrica. Poi Salvatore Cannavò ricorda che il copione degli industriali è sempre lo stesso da decenni: secondo il rapporto della Commissione Ue, nel 2018 gli investimenti delle imprese erano al 10,2% del Pil, “leggermente al di sotto del valore del 2008 (10,7). E, proseguiva, “sebbene la spesa per R&S sia in aumento negli ultimi anni, il livello rimane nettamente al di sotto della media dell’Ue ”.
Più che investire, l’abitudine è stata invece di chiedere soldi allo Stato con una lista monotona: riduzione dell ‘Irap, riduzione del cuneo fiscale, fondi pubblici per gli investimenti, sgravi fiscali, taglio allo Stato sociale.
I “consigli ”sono stati sempre questi e i migliori rapporti sono sempre stati con governi inclini alle ragioni d’impresa: Come Renzi: “Giorgio Squinzi rinsalda il feeling degli industriali con il governo Renzi e scalda la prepartita coni sindacati” è la sintesi dell ‘Ansa del 2015.
L’anno seguente, il nuovo leader, Vincenzo Boccia, si spinge ancora oltre: “Bisogna portare avanti con coraggio e determinazione un percorso deciso di riforme costituzionali, istituzionali ed economiche”.
Tutto è pronto per giungere al capolavoro dell’Ufficio Studi di Confindustria che nel 2016 prevede scenari apocalittici — “una nuova, grave emergenza economica”— in caso di vittoria del No al referendum costituzionale.
L’autore di quel report, Luca Paolazzi, peraltro buon giornalista, intervistato da Antonello Caporale si è giustificato così di fronte al fallimento di quelle previsioni: “Abbiamo previsto uno scenario che si sarebbe potuto avverare” ma sì, forse è vero “sono stato un tantinello apocalittico”. Quasi come Bonomi, verrebbe da dire.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
A SKY TG 24 IL LEGHISTA NEGA QUELLO CHE MILIONI DI ITALIANI HANNO VISTO E SENTITO
In un video tratto da SkyTg24 potete ammirare il segretario della Lega Matteo Salvini che nega di aver mangiato ciliegie mentre il governatore del Veneto Luca Zaia parlava dei bambini morti all’ospedale Borgo Trento a Verona a causa della circolazione del batterio Citrobacter nel nosocomio.
Durante l’intervista, Salvini dice “Io ieri sono stato contestato perchè mangiavo ciliegie. Ora è un paese surreale quello che dove il problema non è un milione di persone che non riceve la cassa integrazione ma Salvini che mangia ciliegie”.
La giornalista a quel punto fa notare che è stato contestato perchè mangiava ciliegie mentre Zaia parlava dei bambini che avevano perso la vita a causa di un batterio.
E Salvini tira fuori il suo capolavoro: “Ma secondo lei io inizio a mangiar ciliegie mentre si parla di neonati che muoiono? Adesso va bene tutto, ma dai, suvvìa…”.
E la giornalista non mostra nè fa riferimento al fatto che invece Salvini in effetti stava esattamente mangiando ciliegie mentre Zaia parlava di neonati morti.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO ERA SINDACO DI VISCO, IN CONCORSO IL PRESIDENTE DELLA CROCE ROSSA LOCALE, GIOVANNI CASONI DI FRATELLI D’ITALIA, AVREBBE FATTO CONFLUIRE PARTE DELLE DONAZIONI PER I TERREMOTATI DELLA CITTA’ MARCHIGIANA SUI CONTI DI SOCIETA’ SUE E DI CASONI
Il senatore della Lega ed ex sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini è stato rinviato a giudizio per truffa, peculato ed abuso d’ufficio in concorso con l’allora Presidente della Croce Rossa locale Giovanni Casoni di Fdi per i soldi dei terremotati.
Secondo l’accusa, ritenuta credibile dal giudice dell’udienza preliminare, avrebbe fatto confluire parte delle donazioni per i terremotati della cittadina marchigiana sui conti di società sue e di Casoni (Sybil Project e Simil Iniziative).
La prima udienza è stata fissata per entrambi al 25 gennaio del prossimo anno. Secondo l’indagine, iniziata nel 2017, condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal capo della procura di Macerata, Giovanni Giorgio, alcune donazioni destinate ai terremotati di Visso sarebbero state indirizzate dall’allora sindaco Pazzaglini su due società , gestite dall’amico Casoni (ma di una era lui stesso co-amministratore).
Il Fatto Quotidiano ricorda oggi che secondo l’accusa alcune casette sono state donate dai Comuni di Meolo e di Taino, altre sono state acquistate dalla Sibyl Project, rivendute alla Sybil Iniziative che, a sua volta, le ha rivendute alla ProLoco che le ha pagate con i 31.900 euro, parte di una donazione di 90.70,48 euro della EmilBanca di Bologna.
Nonostante le casette non servissero più, il sindaco continuava a chiedere soldi come con la Parrocchiadi Luino (VA) che versò a Sybil Iniziative 2 mila euro.
Quando non gli venivano accreditati sui conti delle società (il sindaco di Tenno, che fece un bonifico di 16 mila euro sul conto del Comune, Pazzaglini escogitò di devolvere la somma alla Pro Loco per allestire la pista di ghiaccio, fornita da una società spagnola pagata dalla Sibyl Iniziative che, a sua volta, la fatturò alla ProLoco con una sovraffatturazione di oltre 700 euro.
Pazzaglini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Macerata per vari reati contro la Pubblica amministrazione legati a donazioni post sisma 2016 per un ammontare di decine di migliaia di euro che mancherebbero all’appello.
In particolare anche due consistenti donazioni di Emil Banca di Bologna. In questo primo filone gli viene contestato il reato di peculato. Riguarda la somma di 11.800 euro di una iniziativa di beneficenza organizzata da Moto Nardi “In moto per ricostruire” a favore dei commercianti, di cui non vi è traccia.
Soldi in contanti consegnati al sindaco in Comune dal titolare, Vincenzo Cittadini. Il senatore alcuni mesi fa ha reso dichiarazioni spontanee in presenza dell’avvocato Giuseppe Villa che lo difende con l’avvocato Giancarlo Giulianelli di Macerata. La procura ha sequestrato dal suo conto 10300 euro, che risultano spesi senza pezze d’appoggio.
(da agenzie)
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